Quarantamila volte sì alla vita senza se e senza ma. Tanti sono stati infatti per gli organizzatori e le agenzie di stampa i partecipanti alla V Marcia Nazionale per la Vita che si è svolta a Roma nel caldissimo pomeriggio di ieri.
Una manifestazione che ancora una volta ha visto la partecipazione di gruppi Pro life provenienti da tutta la penisola e che si sono dati appuntamento a Roma per lanciare un messaggio chiaro: sì alla vita senza compromessi, no all’aborto, alla legge 194 che permette la soppressione di un bambino nell’utero materno e alle pratiche dell’eutanasia e della fecondazione artificiale che sviliscono la vita umana. A mezzogiorno era arrivato anche il saluto e l’incoraggiamento del Santo Padre, che a margine del Regina Caeli aveva ricordato che “è importante collaborare insieme per difendere e promuovere la vita umana”.
Ma cosa spinge quarantamila persone, tra cui tantissimi giovani e giovanissimi, a impiegare una domenica di sole macinando ore di pullman per sopportare il caldo e la sete pur di essere presenti a questa Marcia per la Vita? Sarebbe bello chiederlo a ciascuno di loro per scoprire come sia nato in ciascuno il desiderio di dare il proprio tempo e le proprie energie per una causa giusta e buona, come lo è quella a favore dei bambini non nati.
“Abbiamo affrontato un viaggio faticoso ma siamo spinti dalla voglia di dare la nostra testimonianza su un tema di cui
secondo noi si parla poco e sul quale invece sarebbe giusto riaccendere un serio dibattito”. A parlare sono Angela, Guendalina, Greta e Ramona, che hanno raggiunto Roma insieme a un gruppo di una trentina di giovani bergamaschi della Valle Seriana. “Oggi si tende a pensare che sia più facile disfarsi di un bambino anziché prendersene cura: si pensa così che l’aborto sia la via più semplice e indolore e invece le testimonianze che hanno preceduto la Marcia dimostrano proprio il contrario”.
E infatti anche la V edizione della Marcia si è aperta con una serie di toccanti testimonianze da parte di alcune donne che hanno avuto a che fare con una maternità difficile o che hanno fatto la scelta dell’aborto.
Così è stata la testimonianza di Pina che ha raccontato di aver concepito un figlio fuori dal matrimonio e di aver ceduto alle amiche che la spingevano alla scelta dell’aborto: “Era costante nella mia vita un senso di vuoto che mi ha sempre accompagnato da questa scelta: non ho più pensato al mio gesto e lo avevo nascosto a me stessa,” racconta Pina che come altre donne racconta di aver ritrovato la pace grazie a “La vigna di Rachele,” un’associazione che organizza iniziative per tendere una mano di conforto alle donne che hanno abortito, per portare loro il perdono di Cristo e portarle a far pace col proprio passato e il proprio figlio che sta in cielo. “Qui è uscita tutta la parte di me che era morta dopo quel terribile gesto, la mia maternità mancata e amputata. Posso finalmente amare il mio bambino e chiedergli perdono. Ora posso finalmente amare il mio Michele e sapere che è lì, prega per me e mi segue come un angelo e un giorno lo riabbraccerò nella luce del Signore.”
Al termine di questa fase di testimonianze in via della Conciliazione, la portavoce Virginia Coda Nunziante ha dato ufficialmente inizio al corteo: un fiume di persone che attraversa il Tevere e si riversa per le vie di Roma per riempirla dei colori dei tantissimi tra striscioni e bandiere (a testimonianza dell’internazionalità della Marcia erano presenti delegazioni da Spagna, Germania, Irlanda, Stati Uniti…) e delle voci di tanti giovani che hanno scandito slogan e canti a favore della vita.
Tanti i passanti che si fermano incuriositi, che si affacciano alla finestra, che prendono i cellulari per immortalare l’evento: il popolo della vita, pur in questo modo gioioso e sereno, squarcia e scuote con forza l’assordante silenzio che il politically correct ha da decenni imposto sul tema dell’aborto al nostro Paese, nascondendo sotto un silenzio colpevole il fatto che nei nostri ospedali dall’entrata in vigore della legge 194 si sia consumato l’omicidio di più di 6 milioni di bambini.
“La Marcia può davvero essere utile per rilanciare in Italia la cultura della vita: un evento del genere attira l’attenzione e può portare gli italiani a pensare e a interrogarsi su questo tema,” spiega Sebastiano.
Un episodio tra i tanti di questo pomeriggio: si avvicina a un gruppo di ragazzi un giovane straniero, un turista proveniente dalla Turchia con la fidanzata, che chiede spiegazioni in inglese. I ragazzi gli spiegano il motivo della marcia e lui si mostra subito entusiasta e dichiara di essere a sua volta un attivista pro life, ma che in Turchia queste manifestazioni si devono scontrare con l’opposizione del Governo. I ragazzi decidono di donare allora uno dei loro cartelloni a lui e alla fidanzata che, visibilmente commossa lo prende, lo bacia e si mette al loro fianco tutta sorridente per sfilare insieme a loro.
Percorrere le vie di Roma fino al piazzale della Bocca della Verità in mezzo a questo mare di bandiere di associazioni e di gruppi, vedere i volti felici e sentire le voci dei giovani che cantavano la loro testimonianza e la loro voglia di battersi per affermare il valore di ogni vita umana, vedere tra la folla decine di sacerdoti, religiosi e suore riempie il cuore di tanta speranza per il futuro di questa battaglia tra la vita e la morte.
Nessun commento:
Posta un commento