Pur se lo diceva Kant, si tratta di un’affermazione sbagliata: “Dal dogma della Trinità, preso alla lettera, non si potrebbe assolutamente ricavare nulla per la prassi, anche nel caso in cui si credesse di capire… Che dobbiamo onorare tre o dieci persone della divinità, non si può trarre da questa differenza, alcuna regola diversa per la condotta della vita”.
L’onda lunga del grande protagonista dell’illuminismo ha percorso i secoli travolgendo l’arida formula del catechismo che proclamava ‘un solo Dio, essere perfettissimo’. A Kant avrebbe potuto rispondere già Origene, il più grande erudito dei primi secoli cristiani: “La formula battesimale trinitaria è la triplice fune che non si spezza, alla quale è sospesa tutta la Chiesa, che in essa ha il suo sostegno”.
Per grazia, continuiamo a credere in un solo Dio in tre persone, fondamento della realtà e principio di ogni persona e dell’intera società. Sarà significativo ricordare che nei secoli delle controversie trinitarie, imperatori e capi ‘cristianizzati’ appoggiavano l’arianesimo. Perché? L’arianesimo, eliminando la divinità di Gesù Figlio di Dio e abolendo la struttura trinitaria, faceva del Dio solitario il patron del potere assoluto.
Dalla Trinità trae origine la struttura della persona, costituita di intelligenza e amore perché creata ‘a immagine e somiglianza’ del Dio trinitario, come ricorda Sant’Agostino. La Trinità è il fondamento di ogni relazione esistente al mondo. L’unico Dio non è un sasso, ma una catena montuosa di conoscenza e amore: il Padre trova la propria immagine nel Figlio
Unigenito e lo ama nel flusso infinito dello Spirito Santo. San Giovanni Damasceno immagina le relazioni delle tre persone divine come una danza di amore, quasi al modo dei danzatori di Matisse; un circolo fantastico di persone che ‘danzano in cerchio’, trattenendosi nel vincolo della conoscenza e dell’amore; talmente unite da costituire un Dio solo; talmente diverse da proiettarsi l’una verso l’altra in un vortice di conoscenza e di amore.
Tutta la realtà creata sgorga dalla sovrabbondanza divina, come libero dono del ‘Signore che dà la vita’. L’intero universo è intrecciato di relazioni che si svolgono a vari piani, da quello chimico-fisico a quello umano e spirituale; dal turbinio della vita dell’atomo all’espansione indefinita delle galassie. Assai più nella fioritura della persona e del suo destino, nella comunione interpersonale che ci immerge nel mare dell’amore e della sapienza divina: amicizia e amore, famiglia e comunità, in un cerchio che si dilata senza confine.
E’ la grande opera del Figlio di Dio che si fa uomo portando a compimento la ‘immagine divina’ per la singola persona e l’intera umanità. Lo smarrimento della ‘fede trinitaria’ non immiserisce soltanto la nostra conoscenza di Dio, ma inaridisce la conoscenza dell’uomo e appiattisce lo slancio della vita in formule di uguaglianza che spengono ogni originalità. Il respiro trinitario allarga il panorama della conoscenza e dell’amore, accoglie e valorizza la differenza nel circolo dell’unità, apre alla primavera di una vita ‘che sempre sgorga e sempre rifluisce’.
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