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mercoledì 3 giugno 2015

«Se sparisce la famiglia viene giù tutto»

di Massimo Introvigne                                 03-06-2015
Papa FrancescoAll'udienza del 3 giugno 2015 Papa Francesco ha proseguito nelle sue catechesi sulla famiglia, soffermandosi sulle famiglie povere o tormentate dalla guerra. La miseria, ha detto, può distruggere la famiglia. Ma dobbiamo anche riconoscere che spesso sono proprio i più poveri a insegnarci l'amore per la famiglia, a resistere agli «pseudo-modelli» ideologici e a testimoniare che l'unica alternativa alla famiglia è la barbarie. «La famiglia ha tanti problemi che la mettono alla prova», ha esordito il Papa, citando anzitutto la povertà materiale. «Pensiamo a tante famiglie che popolano le periferie delle megalopoli, ma anche alle zone rurali… Quanta miseria, quanto degrado! E poi, ad aggravare la situazione, in alcuni luoghi arriva anche la guerra. La guerra è sempre una cosa terribile». Per le famiglie «la guerra è la "madre di tutte le povertà", la guerra impoverisce la famiglia, è una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari».
Eppure l'esperienza lo dimostra: spesso sono proprio i più poveri quello che credono ancora nella famiglia. «Ci sono tante famiglie povere che con dignità cercano di condurre la loro vita quotidiana, spesso confidando apertamente nella
benedizione di Dio». Sembra «quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami». Questa testimonianza delle famiglie povere ma solide «non deve giustificare la nostra indifferenza, ma semmai aumentare la nostra vergogna». Il fatto che le persone semplici e povere credano ancora nella famiglia «irrita quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita. Non capiscono niente! Invece, noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie, che sono una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie». «Che cosa ci rimane», si è chiesto Francesco, «se cediamo al ricatto di Cesare e Mammona, della violenza e del denaro, e rinunciamo anche agli affetti famigliari? Una nuova etica civile arriverà soltanto quando i responsabili della vita pubblica riorganizzeranno il legame sociale a partire dalla lotta alla spirale perversa tra famiglia e povertà, che ci porta nel baratro».
Economia e finanza oggi sono costruite a partire dal l'individuo, non dalla famiglia. «L’economia odierna si è spesso specializzata nel godimento del benessere individuale, ma pratica largamente lo sfruttamento dei legami famigliari. É una contraddizione grave, questa! L’immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, naturalmente! Infatti l’economia e la politica sono avare di riconoscimenti a tale riguardo. Eppure, la formazione interiore della persona e la circolazione sociale degli affetti hanno proprio lì il loro pilastro». Se si toglie la famiglia, «viene giù tutto». I bambini, a loro modo, sanno che l'economia non è il motore di tutto. Basta guardare «lo sguardo sfavillante di molti bambini, privi di tutto, che stanno in scuole fatte di niente, quando mostrano con orgoglio la loro matita e il loro quaderno. E come guardano con amore il loro maestro o la loro maestra! Davvero i bambini lo sanno che l’uomo non vive di solo pane!». E la persona umana anzitutto vive di famiglia: nelle situazioni difficili «soffrono i bambini perché loro vogliono l’amore, i legami famigliari».
In molte parti del mondo la famiglia è minacciata dalla miseria. «La miseria sociale colpisce la famiglia e a volte la distrugge. La mancanza o la perdita del lavoro, o la sua forte precarietà, incidono pesantemente sulla vita familiare, mettendo a dura prova le relazioni. Le condizioni di vita nei quartieri più disagiati, con i problemi abitativi e dei trasporti, come pure la riduzione dei servizi sociali, sanitari e scolastici, causano ulteriori difficoltà». Ma anche nei Paesi meno poveri le famiglie subiscono danni da «pseudo-modelli, diffusi dai mass-media» che sostituiscono la verità della famiglia con le ideologie. Alla povertà materiale fa da contrappunto la povertà spirituale.
«La Chiesa», conclude il Papa, «è madre e non deve dimenticare questo dramma dei suoi figli». Dev'essere povera, per saper parlare a tutti i tipi di povertà. «Ci vogliono la preghiera e l’azione. Preghiamo intensamente il Signore, che ci scuota, per rendere le nostre famiglie cristiane protagoniste di questa rivoluzione della prossimità famigliare, che ora ci è così necessaria! Di essa, di questa prossimità famigliare, dall’inizio, è fatta la Chiesa». Essere vicini alle famiglie in difficoltà materiale e morale è un dovere. Su questo, alla fine, saremo giudicati. 

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