Il 14 novembre scorso, qualche ora dopo le stragi di Parigi, il presidente USA definiva quegli attentati un “attacco non solo contro il popolo francese, ma contro tutta l’umanità e i nostri valori universali”. Era più che giusto che Barack Obama adoperasse queste parole, come hanno fatto tutti i capi di Stato del mondo, di fronte a quanto era accaduto nella Capitale della Francia.
Peccato non aver ascoltato frasi simili in occasione della strage dei giovani universitari massacrati a Garissa, nel campus keniota solo perché Cristiani, poco più di un anno fa: erano una quantità di poco superiore a quella delle persone uccise a Parigi a novembre. O dopo l’attentato di Pasqua 2016 a Lahore: in questo caso sono stati sufficienti appena due giorni per mandare nel dimenticatoio uno degli atti di terrorismo più efferati, costato la vita soprattutto a bambini di famiglia cristiane del Pakistan.
Parlavo di Obama, ma identiche considerazioni possono farsi a proposito di un qualsiasi leader occidentale o dell’Unione europea: dai quali ci si attenderebbe che non solo l’aggressione a chi vive o si trova in una città vicina, ma a chi risiede a Pjong jang, a Shangai, a Karachi, a Mosul, a Beirut - l’elenco non finisce mai -… sia ritenuta “contro tutta l’umanità e i nostri valori universali”.
Quella cristiana è da sempre - ma oggi in modo particolarmente intenso e diffuso - la confessione religiosa più perseguitata al mondo: la stima prudenziale delle vittime a causa della fede cristiana si aggira sulle 150.000 unità all’anno. Dovrebbe sconcertare i capi della nazioni e le opinioni pubbliche: invece cade nell’indifferenza. Come scarsa reazione - perché scarsa è la relativa consapevolezza - provoca il fatto che da territori di antichissimo insediamento i Cristiani scompaiano: in Iraq - per portare un esempio fra i tanti - erano più di un milione nel 2003 ma lo scorso anno erano scesi a 300.000!
Aiuto alla Chiesa che Soffre è una fondazione di diritto pontificio costituita nel 1947 da un monaco di origine olandese, padre Werenfried van Straaten. Nei 70 anni di esistenza essa ha realizzato progetti per sostenere la pastorale della Chiesa nei luoghi in cui essa è perseguitata o è priva di mezzi per adempiere la sua missione.
Nel 2015 ha raccolto oltre 123 milioni di euro nei 21 Paesi dove è presente con sedi nazionali e ha realizzato 6.209 progetti in 148 nazioni; qualche giorno fa il direttore di ACS-Italia Alessandro Monteduro, insieme con i Vescovi di Carpi e di Sanremo, si è recato a Erbil per visitare i Cristiani fuggiti da Mosul a seguito dell’avanzata dell’esercito IS, ospitati nella piana del Kurdistan iracheno soprattutto grazie al sostegno della Fondazione.
Al lavoro di aiuto materiale si affianca quello di informazione e di sensibilizzazione: un lavoro che conosce la pubblicazione biennale del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, un volume di centinaia di pagine fatto di schede-paese che per ogni Stato, nessuno escluso, descrive che cosa è accaduto nel biennio precedente.
Nella stessa linea si colloca l’iniziativa della sera di venerdì 29 aprile a Roma, davanti alla Fontana di Trevi. Uno dei monumenti più noti al mondo sarà investito da fasci di luce rossa: a simboleggiare il sangue dei tanti martiri cristiani uccisi in odio alla fede. La serata, condotta dalla giornalista Monica Mondo, si aprirà con i saluti del prefetto Francesco Paolo Tronca, commissario straordinario di Roma Capitale, cui seguiranno una mia breve introduzione e l’intervento del presidente internazionale di ACS, il cardinale Mauro Piacenza.
Quattro ospiti racconteranno poi altrettante storie di Martiri per la fede: dalla vicenda delle Missionarie della Carità uccise nello Yemen il 4 marzo scorso, che sarà ricordata da una loro consorella, a quella del ministro per le minoranze religiose del Pakistan eliminato brutalmente nel marzo 2011, Shahbaz Bhatti, di cui cui dirà il suo amico Shahid Mobeen, fondatore dell’Associazione Pakistani Cristiani in Italia.
Maddalena Santoro racconterà del fratello, Don Andrea Santoro, ucciso in Turchia nel 2006; infine uno studente del Kenya, Luka Loteng, renderà omaggio agli studenti cristiani uccisi a Garissa nell’aprile 2015. Al termine Fontana di Trevi si vestirà di rosso per fare da cornice alla testimonianza di monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo. La serata si concluderà con la recita della Preghiera del venerabile Pio XII per la Chiesa perseguitata.
Per tutta la notte verranno proiettate immagini della persecuzione anticristiana su una Fontana di Trevi tinta del sangue dei martiri cristiani. L’iniziativa - che potrà essere seguita in diretta su Tv2000, ha visto la convinta adesione della gran parte dei movimenti e delle associazioni ecclesiali, oltre che delle testate mediatiche di area. Vi è pure l’adesione della Regione Lombardia, che sarà rappresentata a Roma dall’assessore regionale alle Culture, Cristina Cappellini.
Confidiamo che in tanti intervengano e stiano idealmente al fianco di chi oggi soffre a causa della fede, e che l’eco mediatica contribuisca a vincere l’indifferenza e l’odio.
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