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sabato 14 maggio 2016

I 50 giorni più belli dell’anno

      
Riflessione sul Tempo di Pasqua senza alcuna dotta pretesa…
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di Mario Barbieri
Stanno per concludersi questi 50 giorni di Pasqua, anche quest’anno come ogni anno, sino alla venuta del Signore, quando saremo introdotti per sempre nel Banchetto Celeste, nella Festa senza fine, nell’8° Giorno , giorno che non conosce tramonto.
Questi 50 giorni che vanno dalla celebrazione della Risurrezione di Gesù nella Veglia di Pasqua, fino alla Domenica di Pentecoste, che celebra il dono dello Spirito Santo agli Apostoli e alla Chiesa, sono come una primizia, sono da viversi in pienezza per gustare un “assaggio” di ciò che ci attende.
E’ la Festa di Pasqua, è Pasqua, non sono solo i giorni “dopo” Pasqua. È un tempo d’intensa gioia e di pace, di condivisione di vita con Cristo e in Cristo. Dio è gioia eterna per l’uomo. Lui, il risorto, ci attira tutti a sé, ci chiama a condividere la Sua vita.
Per l’importanza che ha il giorno di Pasqua, esso è seguito, quasi prolungato eternamente, da sette giorni di festa che sono un solo giorno con la Pasqua e da un ulteriore giorno (l’ottavo) che dà il segno della perfezione e della pienezza, da ciò l’Ottava di Pasqua.
L’8° giorno è già di per sé un simbolo.
I Cristiani della Chiesa antica, chiamavano il giorno di Pasqua e ogni Domenica, precisamente l’ottavo giorno, l’ultimo, quello che non conosce tramonto. Il Cristo risorto inaugura un giorno che non finisce. Dopo la risurrezione di Gesù non inizia una nuova settimana: c’è l’ottavo giorno.
Anche Dio ha lavorato sette giorni alla Creazione, per entrare (usiamo questi termini metaforici) nella contemplazione di ciò che aveva fatto …nell’8° giorno.
Non è un caso se nella Scrittura tutta una lunga serie di prescrizioni del Levitico, che vanno dalla restituzione di un prestito, alla circoncisione dei neonati, alla celebrazione dei sacrifici, è posta nell’8° giorno.
Otto erano i lati del fonte battesimale o degli stessi muri perimetrali di molti battisteri, perché con il Battesimo si entra, si accede, tramite la Fede, alla Vita Eterna.
L’Ottava di Pasqua era il tempo in cui i Cristiani battezzati nella Veglia pasquale seguivano gli insegnamenti mistagogici di approfondimento della Fede e della Morale e nell’ottavo giorno deponevano la veste bianca ricevuta nel battesimo.
Da questo fatto, la seconda Domenica di Pasqua prese il nome di “Domenica in albis”.
Come arriviamo ai 50 giorni? Di nuovo una simbologia che gioca sui numeri e il loro significato simbolico: 7 x 7+1 (una “settimana di settimane” +1) = pienezza totale, massima perfezione. Un tempo che riunisce in sé le Feste Cristiane che sono un’unità inscindibile con la Risurrezione, la festa dell’Ascensione e della Pentecoste. Un Tempo per gustare al massimo la gioia della Resurrezione e dei suoi frutti.
Un Tempo di “grande allegrezza” lo definisce Tertulliano. Sono 50 giorni da viversi come un’unica unità, così che il Tempo di Pasqua, con la gioia prolungata del trionfo pasquale, è divenuto per i padri della Chiesa l’immagine dell’eternità e del raggiungimento del mistero di Cristo.
Così dovrebbe essere per noi oggi…
Per tutto il Tempo di Pasqua la Liturgia tralascia la parola profetica veterotestamentaria per soffermarsi a riflettere sugli effetti della Pasqua nei Discepoli, facendoci leggere per intero gli Atti degli Apostoli che ci mettono a confronto con la missionarietà della Chiesa nata dalla Pasqua di Cristo. Con l’Azione dello Spirito Santo che tutto trasforma e persino sconvolge.
Ci invita a fare nostre la tensione e la forza dei primi Apostoli, di Paolo della sua testimonianza, non priva di ostacoli e dure persecuzioni, un agire mosso dallo Spirito che gli dona forza ma anche un grande discernimento. Un discernimento profetico sulla sua stessa vita, quando salutando gli anziani di Mileto (Atti 20) avrà piena consapevolezza che sarà per l’ultima volta, ma avvinto dallo Spirito Santo afferma: “Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.”
È lecito dunque domandarsi: “È questo il Tempo di Pasqua da noi vissuto?”
“È questo lo spirito che alberga nei nostri cuori?”, oggi che questo Tempo volge al termine?
Se così non è stato, facciamone memoria se a Dio piacerà concederci un altro Tempo di 50 giorni il prossimo anno – che non è cosa certa per nessuno – perché ciò che la Chiesa ci dona nei suoi Tempi forti (e quale Tempo più forte di quello di Pasqua) e nelle sue Liturgie, non è semplice memoria, celebrazione o esaltazione, è una azione di Grazia, è uno Spirito che cerca un cuore che lo accolga, un corpo che attui il Suo agire, così che Dio ancora si manifesti all’Uomo, oggi come ieri, in questa Pasqua 2016 come in quella dell’Anno zero.

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