Seguendo la “buona” teologia eucaristica, lo sguardo e il cuore si concentrano sul pane eucaristico: quando viene innalzato alla consacrazione, quando l’abbiamo davanti nell'adorazione e quando cammina con noi nella processione. La mente tenta di immaginare il contenuto di quel pane e si domanda come sia possibile che contenga il Corpo del Signore, la sua anima e divinità. Ragione e immaginazione non resistono in questa arrampicata e ben presto cedono. Fidandosi: qui c’è Gesù e basta.
La domanda tuttavia insiste: in quale modo è presente? La mentalità fisicista dei bambini immagina Gesù “piccolo” nascosto sotto le specie del pane e del vino. Come fará a starci dentro, con quale figura, quale età... Già, è fatica “restringere” il Figlio eterno nel tessuto di un corpo umano. Come immaginare il corpo che si fa pane, cosa inanimata, cibo da mangiare? I mistici e soprattutto le sante mistiche “vedono” realmente Gesù nel pane eucaristico, come documentano anche straordinari miracoli. C’è chi realmente vedeva Gesù bambino o Gesù adulto, Gesù coronato di spine o crocifisso. E dunque, si crede non solo per fede ma anche attraverso i testimoni. Tra i miracoli eucaristici, uno degli ultimi è accaduto in Argentina quando era lì papa Francesco: un pezzo di pane consacrato diventa una parte di muscolo cardiaco; un miracolo simile a quello di Lanciano.
La presenza reale di Gesù nell’Eucaristia si dilata quando, seguendo gli antichi scrittori, noi la consideriamo secondo uno sguardo “simbolico”. Il pane - nessun pane - è soltanto un oggetto da mangiare. Si mangia il pane in compagnia; si mangia e si gusta e si commenta. Il pane porta in sé la storia del grano e del seminatore, la storia della fame e della guerra, del perdono e della pace. Padre Cristoforo ha conservato per tutta la vita il pane del perdono. Noi custodiamo per sempre il profumo e il sapore del pane. Gli ebrei hanno conservato fino ai tempi di Gesù la nostalgia della manna. Un pane pieno di ricordo, di memoria, che diventa sacro come il pane dei poveri.
Non vale solo la materialità del pane, con cellule e molecole. Il pane eucaristico è pieno di memoria evangelica: la donna con il lievito nella farina, il pane moltiplicato nel miracolo, lo struggimento dell'Ultima Cena. Il pane si carica della memoria del sacrificio, triturato sulla croce. Gesù spinge decisamente a “fare questo”: offrire il suo corpo e il suo sangue. Non una presenza statica. Quando san Tommaso dice che nella consacrazione eucaristica cambia la sostanza ma rimangono gli accidenti del pane, che cosa succede? La sostanza del pane cambia assumendo non solo il corpo e il sangue di Gesù, ma tutta la sua storia umana e il percorso delle generazioni.
La memoria eucaristica emerge dal profondo della storia sacra e si allarga al corpo della Chiesa. L’offerta di Cristo si dilata nella carità che abbraccia il mondo. Il Corpo di Cristo contiene non solo se stesso, ma tutti coloro che Egli incorpora a sé. La comunione eucaristica è una corrispondenza amorosa, un’unione amorosa, come descrive Maddalena de' Pazzi.
La domanda tuttavia insiste: in quale modo è presente? La mentalità fisicista dei bambini immagina Gesù “piccolo” nascosto sotto le specie del pane e del vino. Come fará a starci dentro, con quale figura, quale età... Già, è fatica “restringere” il Figlio eterno nel tessuto di un corpo umano. Come immaginare il corpo che si fa pane, cosa inanimata, cibo da mangiare? I mistici e soprattutto le sante mistiche “vedono” realmente Gesù nel pane eucaristico, come documentano anche straordinari miracoli. C’è chi realmente vedeva Gesù bambino o Gesù adulto, Gesù coronato di spine o crocifisso. E dunque, si crede non solo per fede ma anche attraverso i testimoni. Tra i miracoli eucaristici, uno degli ultimi è accaduto in Argentina quando era lì papa Francesco: un pezzo di pane consacrato diventa una parte di muscolo cardiaco; un miracolo simile a quello di Lanciano.
La presenza reale di Gesù nell’Eucaristia si dilata quando, seguendo gli antichi scrittori, noi la consideriamo secondo uno sguardo “simbolico”. Il pane - nessun pane - è soltanto un oggetto da mangiare. Si mangia il pane in compagnia; si mangia e si gusta e si commenta. Il pane porta in sé la storia del grano e del seminatore, la storia della fame e della guerra, del perdono e della pace. Padre Cristoforo ha conservato per tutta la vita il pane del perdono. Noi custodiamo per sempre il profumo e il sapore del pane. Gli ebrei hanno conservato fino ai tempi di Gesù la nostalgia della manna. Un pane pieno di ricordo, di memoria, che diventa sacro come il pane dei poveri.
Non vale solo la materialità del pane, con cellule e molecole. Il pane eucaristico è pieno di memoria evangelica: la donna con il lievito nella farina, il pane moltiplicato nel miracolo, lo struggimento dell'Ultima Cena. Il pane si carica della memoria del sacrificio, triturato sulla croce. Gesù spinge decisamente a “fare questo”: offrire il suo corpo e il suo sangue. Non una presenza statica. Quando san Tommaso dice che nella consacrazione eucaristica cambia la sostanza ma rimangono gli accidenti del pane, che cosa succede? La sostanza del pane cambia assumendo non solo il corpo e il sangue di Gesù, ma tutta la sua storia umana e il percorso delle generazioni.
La memoria eucaristica emerge dal profondo della storia sacra e si allarga al corpo della Chiesa. L’offerta di Cristo si dilata nella carità che abbraccia il mondo. Il Corpo di Cristo contiene non solo se stesso, ma tutti coloro che Egli incorpora a sé. La comunione eucaristica è una corrispondenza amorosa, un’unione amorosa, come descrive Maddalena de' Pazzi.
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