Nicodemo si avvicina a Gesù di notte. Come ciascuno di noi. Qualcosa ci dice che sia proprio Lui la risposta a ogni nostra domanda, a ogni lacrima, ad ogni paura. Forse non siamo, come Nicodemo, maestri, ma spesso vi ci atteggiamo. Con gli amici, in famiglia, al lavoro. Crediamo di sapere, esperienze e studio, televisione e letture, tanto basta per farci un'idea delle cose. E siamo pronti a difendere con i denti posizioni e giudizi. Eppure Gesù, come luce nella notte, ci schianta con l'impensabile. L'incontro con Lui ci rivela quanto fitte siano le tenebre che avvolgono la nostra esistenza. Siamo schiavi, per paura. Desideriamo la libertà, giovani ci illudiamo d'essere spontanei e ribelli, anziani ci insuperbiamo con la canizie, ma, in realtà, tutti, siamo stretti dalle catene della paura. Stringiamo legami che soffocano e ci soffocano nella carne, tra gelosie e invidie. Compriamo e vendiamo gli affetti immaginando passioni e amori travolgenti. Sogniamo e stampiamo i nostri sogni su chi ci è intorno, incasellando e obbligando tutti a recitare la parte che assegniamo loro, perché "quello che è nato dalla carne è carne". Come Nicodemo intuiamo lo spiraglio di luce, ma ci manca il coraggio, la parresia, la franchezza che non possiamo darci. Anche i grandi eroi della storia, i rivoluzionari, i resistenti, quelli che la cultura contrabbanda come martiri di una qualche giusta causa, non sfuggono alla stessa schiavitù che ci incatena. La "notte" è simbolo di morte. Nella notte si pecca, si striscia nella menzogna, ci si nasconde. Ma nella notte brillano le parole del Signore. E sono come un'atomica che polverizza certezze e criteri, che annienta progetti e pensieri. Rinascere, è necessario e imprescindibile rinascere. Gesù annuncia l'unica e autentica rivoluzione, che non passa per bombe e grida, ma per una discesa alle acque del battesimo. Non sono buoni consigli, non è un manuale di sopravvivenza, non sono toppe chirurgiche. E' la totale novità che ci viene offerta come un dono. E' l'amore infinito di Dio che ci apre il suo seno di misericordia perchè possiamo deporvici l'uomo vecchio che si corrompe dietro alle passioni ingannatrici, per rinascere a vita nuova: "Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce" (Benedetto XVI, Omelia nella Veglia Pasquale del 2010). Rinascere dall'alto, dal Cielo, da dove il Signore è disceso per riconquistare al suo Regno tutti noi rapiti dalle menzogne del demonio. In Lui, attraverso le acque del battesimo che si rinnovano ogni giorno attraverso la liturgia e i sacramenti, la Parola e la comunione della Chiesa suo Corpo, si apre per noi la possibilità di vivere una vita davvero nuova, proprio laddove avevamo fallito. I luoghi delle nostre esistenze segnati dal peccato non sono più spazi dove erigere tristi lapidi alle speranze infrante, ma momenti dove sperimentare l'impossibile che si fa possibile, la risurrezione della carne, del pensiero, delle parole, degli atteggiamenti. Diceva il grande San Gregorio Nazianzeno: "Il battesimo soccorre la nostra debolezza, spoglia degli istinti naturali, permette di seguire lo Spirito e di entrare in intima comunione con il Verbo... è il caposaldo della fede, il perfezionamento della mente, la chiave del regno dei cieli. Il battesimo cambia la nostra vita, elimina ogni schiavitù, scioglie le nostre catene, migliora tutto il nostro essere". "Quello che è nato dallo Spirito è spirito": per questo, dove ha regnato la menzogna appare la verità, dove la schiavitù del sesso la castità, dove il tradimento la fedeltà, dove l'ira la mitezza, dove la vendetta il perdono, dove l'invidia la gioia per il bene altrui, dove il rancore la misericordia, dove l'ingiustizia la giustizia della Croce, dove l'avarizia la magnanimità, dove la paura il coraggio, dove l'odio l'amore. Dove la morte la vita. Dove il demonio il Signore. E dove il Signore il suo Spirito, la libertà di chi non ha più bisogno di difendersi ma può abbandonare la propria vita alla Volontà di Dio. Chi è rinato da acqua e Spirito è sospinto nella storia come la voce stessa di Dio, che penetra ogni evento e ogni relazione risuonando le sue parole; esse vengono dal Cielo e vanno verso il Cielo, oggi in un luogo, domani in un altro, senza vincoli affettivi e carnali, perché tutto è trasfigurato nella risurrezione di Cristo che ha aperto la porta del Cielo lasciando che tra di esso e la terra scorra finalmente quella "corrente d'aria" capace di sconvolgere i pensieri mondani strozzati nella paura della morte: "l'uomo può vivere come essere spirituale solo se c'è aria spirituale che lo faccia vivere... solo il respiro di Gesù Cristo, del crocifisso, nel quale la verità buona ci raggiunge definitivamente, è la nostra giustificazione e la nostra redenzione. Questa verità buona, vento fresco, aria pura, di cui l'uomo ha bisogno per poter respirare e vivere spiritualmente secondo la sua umanità. Cristo risorto fa arrivare fino a noi il soffio della vita. Dunque noi respiriamo l'aria di cui abbiamo bisogno per vivere, se siamo presso di essa, se viviamo credendo nella resurrezione" (Benedetto XVI, Vieni Spirito Creatore). Chi è rinato in Cristo vive come Lui, itinerante nella storia, seguendo le orme che Dio rivela momento dopo momento, rimettendo ogni schema e progetto alla sua volontà, senza dipendere da nulla che essa non sia. Un padre e una madre come il vento, senza nevrosi sui figli, liberi per condurre i figli ad ascoltare la Voce del Padre che è nei cieli e della Madre che è sulla terra; due fidanzati come il vento, che non possiedono l'altro ma che si donano come lo Spirito si dona ad ogni uomo; in ogni circostanza e con tutti come il vento, capaci di cambiare programma mille volte se lo Spirito ispira così, sempre aperti alla volontà di Dio. Questi sono i frutti della Pasqua che sgorgano dal fonte battesimale, l'utero benedetto della Chiesa nel quale tutti siamo gestati alla vera e adulta fede, quella che ci fa come il vento, liberi e colmi di parresia, la franchezza di annunciare, in parole ed opere, la Verità dell'amore crocifisso e risorto del Signore Gesù Cristo per ogni uomo: "“Lo Spirito Santo aiuta ad impegnarsi sempre, nonostante la paura di fallire, ad affrontare i pericoli e a superare le barriere che separano le culture per annunciare il Vangelo” (Giovanni Paolo II, XIII Giornata Mondiale della Gioventù 1998, lettera preparatoria del 30 novembre 1997).
lunedì 24 aprile 2017
NEL SENO DELLA CHIESA POSSIAMO RINASCERE LIBERI COME IL VENTO PER AMARE OLTR I LIMITI DELLA CARNE
Nicodemo si avvicina a Gesù di notte. Come ciascuno di noi. Qualcosa ci dice che sia proprio Lui la risposta a ogni nostra domanda, a ogni lacrima, ad ogni paura. Forse non siamo, come Nicodemo, maestri, ma spesso vi ci atteggiamo. Con gli amici, in famiglia, al lavoro. Crediamo di sapere, esperienze e studio, televisione e letture, tanto basta per farci un'idea delle cose. E siamo pronti a difendere con i denti posizioni e giudizi. Eppure Gesù, come luce nella notte, ci schianta con l'impensabile. L'incontro con Lui ci rivela quanto fitte siano le tenebre che avvolgono la nostra esistenza. Siamo schiavi, per paura. Desideriamo la libertà, giovani ci illudiamo d'essere spontanei e ribelli, anziani ci insuperbiamo con la canizie, ma, in realtà, tutti, siamo stretti dalle catene della paura. Stringiamo legami che soffocano e ci soffocano nella carne, tra gelosie e invidie. Compriamo e vendiamo gli affetti immaginando passioni e amori travolgenti. Sogniamo e stampiamo i nostri sogni su chi ci è intorno, incasellando e obbligando tutti a recitare la parte che assegniamo loro, perché "quello che è nato dalla carne è carne". Come Nicodemo intuiamo lo spiraglio di luce, ma ci manca il coraggio, la parresia, la franchezza che non possiamo darci. Anche i grandi eroi della storia, i rivoluzionari, i resistenti, quelli che la cultura contrabbanda come martiri di una qualche giusta causa, non sfuggono alla stessa schiavitù che ci incatena. La "notte" è simbolo di morte. Nella notte si pecca, si striscia nella menzogna, ci si nasconde. Ma nella notte brillano le parole del Signore. E sono come un'atomica che polverizza certezze e criteri, che annienta progetti e pensieri. Rinascere, è necessario e imprescindibile rinascere. Gesù annuncia l'unica e autentica rivoluzione, che non passa per bombe e grida, ma per una discesa alle acque del battesimo. Non sono buoni consigli, non è un manuale di sopravvivenza, non sono toppe chirurgiche. E' la totale novità che ci viene offerta come un dono. E' l'amore infinito di Dio che ci apre il suo seno di misericordia perchè possiamo deporvici l'uomo vecchio che si corrompe dietro alle passioni ingannatrici, per rinascere a vita nuova: "Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce" (Benedetto XVI, Omelia nella Veglia Pasquale del 2010). Rinascere dall'alto, dal Cielo, da dove il Signore è disceso per riconquistare al suo Regno tutti noi rapiti dalle menzogne del demonio. In Lui, attraverso le acque del battesimo che si rinnovano ogni giorno attraverso la liturgia e i sacramenti, la Parola e la comunione della Chiesa suo Corpo, si apre per noi la possibilità di vivere una vita davvero nuova, proprio laddove avevamo fallito. I luoghi delle nostre esistenze segnati dal peccato non sono più spazi dove erigere tristi lapidi alle speranze infrante, ma momenti dove sperimentare l'impossibile che si fa possibile, la risurrezione della carne, del pensiero, delle parole, degli atteggiamenti. Diceva il grande San Gregorio Nazianzeno: "Il battesimo soccorre la nostra debolezza, spoglia degli istinti naturali, permette di seguire lo Spirito e di entrare in intima comunione con il Verbo... è il caposaldo della fede, il perfezionamento della mente, la chiave del regno dei cieli. Il battesimo cambia la nostra vita, elimina ogni schiavitù, scioglie le nostre catene, migliora tutto il nostro essere". "Quello che è nato dallo Spirito è spirito": per questo, dove ha regnato la menzogna appare la verità, dove la schiavitù del sesso la castità, dove il tradimento la fedeltà, dove l'ira la mitezza, dove la vendetta il perdono, dove l'invidia la gioia per il bene altrui, dove il rancore la misericordia, dove l'ingiustizia la giustizia della Croce, dove l'avarizia la magnanimità, dove la paura il coraggio, dove l'odio l'amore. Dove la morte la vita. Dove il demonio il Signore. E dove il Signore il suo Spirito, la libertà di chi non ha più bisogno di difendersi ma può abbandonare la propria vita alla Volontà di Dio. Chi è rinato da acqua e Spirito è sospinto nella storia come la voce stessa di Dio, che penetra ogni evento e ogni relazione risuonando le sue parole; esse vengono dal Cielo e vanno verso il Cielo, oggi in un luogo, domani in un altro, senza vincoli affettivi e carnali, perché tutto è trasfigurato nella risurrezione di Cristo che ha aperto la porta del Cielo lasciando che tra di esso e la terra scorra finalmente quella "corrente d'aria" capace di sconvolgere i pensieri mondani strozzati nella paura della morte: "l'uomo può vivere come essere spirituale solo se c'è aria spirituale che lo faccia vivere... solo il respiro di Gesù Cristo, del crocifisso, nel quale la verità buona ci raggiunge definitivamente, è la nostra giustificazione e la nostra redenzione. Questa verità buona, vento fresco, aria pura, di cui l'uomo ha bisogno per poter respirare e vivere spiritualmente secondo la sua umanità. Cristo risorto fa arrivare fino a noi il soffio della vita. Dunque noi respiriamo l'aria di cui abbiamo bisogno per vivere, se siamo presso di essa, se viviamo credendo nella resurrezione" (Benedetto XVI, Vieni Spirito Creatore). Chi è rinato in Cristo vive come Lui, itinerante nella storia, seguendo le orme che Dio rivela momento dopo momento, rimettendo ogni schema e progetto alla sua volontà, senza dipendere da nulla che essa non sia. Un padre e una madre come il vento, senza nevrosi sui figli, liberi per condurre i figli ad ascoltare la Voce del Padre che è nei cieli e della Madre che è sulla terra; due fidanzati come il vento, che non possiedono l'altro ma che si donano come lo Spirito si dona ad ogni uomo; in ogni circostanza e con tutti come il vento, capaci di cambiare programma mille volte se lo Spirito ispira così, sempre aperti alla volontà di Dio. Questi sono i frutti della Pasqua che sgorgano dal fonte battesimale, l'utero benedetto della Chiesa nel quale tutti siamo gestati alla vera e adulta fede, quella che ci fa come il vento, liberi e colmi di parresia, la franchezza di annunciare, in parole ed opere, la Verità dell'amore crocifisso e risorto del Signore Gesù Cristo per ogni uomo: "“Lo Spirito Santo aiuta ad impegnarsi sempre, nonostante la paura di fallire, ad affrontare i pericoli e a superare le barriere che separano le culture per annunciare il Vangelo” (Giovanni Paolo II, XIII Giornata Mondiale della Gioventù 1998, lettera preparatoria del 30 novembre 1997).
Nicodemo si avvicina a Gesù di notte. Come ciascuno di noi. Qualcosa ci dice che sia proprio Lui la risposta a ogni nostra domanda, a ogni lacrima, ad ogni paura. Forse non siamo, come Nicodemo, maestri, ma spesso vi ci atteggiamo. Con gli amici, in famiglia, al lavoro. Crediamo di sapere, esperienze e studio, televisione e letture, tanto basta per farci un'idea delle cose. E siamo pronti a difendere con i denti posizioni e giudizi. Eppure Gesù, come luce nella notte, ci schianta con l'impensabile. L'incontro con Lui ci rivela quanto fitte siano le tenebre che avvolgono la nostra esistenza. Siamo schiavi, per paura. Desideriamo la libertà, giovani ci illudiamo d'essere spontanei e ribelli, anziani ci insuperbiamo con la canizie, ma, in realtà, tutti, siamo stretti dalle catene della paura. Stringiamo legami che soffocano e ci soffocano nella carne, tra gelosie e invidie. Compriamo e vendiamo gli affetti immaginando passioni e amori travolgenti. Sogniamo e stampiamo i nostri sogni su chi ci è intorno, incasellando e obbligando tutti a recitare la parte che assegniamo loro, perché "quello che è nato dalla carne è carne". Come Nicodemo intuiamo lo spiraglio di luce, ma ci manca il coraggio, la parresia, la franchezza che non possiamo darci. Anche i grandi eroi della storia, i rivoluzionari, i resistenti, quelli che la cultura contrabbanda come martiri di una qualche giusta causa, non sfuggono alla stessa schiavitù che ci incatena. La "notte" è simbolo di morte. Nella notte si pecca, si striscia nella menzogna, ci si nasconde. Ma nella notte brillano le parole del Signore. E sono come un'atomica che polverizza certezze e criteri, che annienta progetti e pensieri. Rinascere, è necessario e imprescindibile rinascere. Gesù annuncia l'unica e autentica rivoluzione, che non passa per bombe e grida, ma per una discesa alle acque del battesimo. Non sono buoni consigli, non è un manuale di sopravvivenza, non sono toppe chirurgiche. E' la totale novità che ci viene offerta come un dono. E' l'amore infinito di Dio che ci apre il suo seno di misericordia perchè possiamo deporvici l'uomo vecchio che si corrompe dietro alle passioni ingannatrici, per rinascere a vita nuova: "Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce" (Benedetto XVI, Omelia nella Veglia Pasquale del 2010). Rinascere dall'alto, dal Cielo, da dove il Signore è disceso per riconquistare al suo Regno tutti noi rapiti dalle menzogne del demonio. In Lui, attraverso le acque del battesimo che si rinnovano ogni giorno attraverso la liturgia e i sacramenti, la Parola e la comunione della Chiesa suo Corpo, si apre per noi la possibilità di vivere una vita davvero nuova, proprio laddove avevamo fallito. I luoghi delle nostre esistenze segnati dal peccato non sono più spazi dove erigere tristi lapidi alle speranze infrante, ma momenti dove sperimentare l'impossibile che si fa possibile, la risurrezione della carne, del pensiero, delle parole, degli atteggiamenti. Diceva il grande San Gregorio Nazianzeno: "Il battesimo soccorre la nostra debolezza, spoglia degli istinti naturali, permette di seguire lo Spirito e di entrare in intima comunione con il Verbo... è il caposaldo della fede, il perfezionamento della mente, la chiave del regno dei cieli. Il battesimo cambia la nostra vita, elimina ogni schiavitù, scioglie le nostre catene, migliora tutto il nostro essere". "Quello che è nato dallo Spirito è spirito": per questo, dove ha regnato la menzogna appare la verità, dove la schiavitù del sesso la castità, dove il tradimento la fedeltà, dove l'ira la mitezza, dove la vendetta il perdono, dove l'invidia la gioia per il bene altrui, dove il rancore la misericordia, dove l'ingiustizia la giustizia della Croce, dove l'avarizia la magnanimità, dove la paura il coraggio, dove l'odio l'amore. Dove la morte la vita. Dove il demonio il Signore. E dove il Signore il suo Spirito, la libertà di chi non ha più bisogno di difendersi ma può abbandonare la propria vita alla Volontà di Dio. Chi è rinato da acqua e Spirito è sospinto nella storia come la voce stessa di Dio, che penetra ogni evento e ogni relazione risuonando le sue parole; esse vengono dal Cielo e vanno verso il Cielo, oggi in un luogo, domani in un altro, senza vincoli affettivi e carnali, perché tutto è trasfigurato nella risurrezione di Cristo che ha aperto la porta del Cielo lasciando che tra di esso e la terra scorra finalmente quella "corrente d'aria" capace di sconvolgere i pensieri mondani strozzati nella paura della morte: "l'uomo può vivere come essere spirituale solo se c'è aria spirituale che lo faccia vivere... solo il respiro di Gesù Cristo, del crocifisso, nel quale la verità buona ci raggiunge definitivamente, è la nostra giustificazione e la nostra redenzione. Questa verità buona, vento fresco, aria pura, di cui l'uomo ha bisogno per poter respirare e vivere spiritualmente secondo la sua umanità. Cristo risorto fa arrivare fino a noi il soffio della vita. Dunque noi respiriamo l'aria di cui abbiamo bisogno per vivere, se siamo presso di essa, se viviamo credendo nella resurrezione" (Benedetto XVI, Vieni Spirito Creatore). Chi è rinato in Cristo vive come Lui, itinerante nella storia, seguendo le orme che Dio rivela momento dopo momento, rimettendo ogni schema e progetto alla sua volontà, senza dipendere da nulla che essa non sia. Un padre e una madre come il vento, senza nevrosi sui figli, liberi per condurre i figli ad ascoltare la Voce del Padre che è nei cieli e della Madre che è sulla terra; due fidanzati come il vento, che non possiedono l'altro ma che si donano come lo Spirito si dona ad ogni uomo; in ogni circostanza e con tutti come il vento, capaci di cambiare programma mille volte se lo Spirito ispira così, sempre aperti alla volontà di Dio. Questi sono i frutti della Pasqua che sgorgano dal fonte battesimale, l'utero benedetto della Chiesa nel quale tutti siamo gestati alla vera e adulta fede, quella che ci fa come il vento, liberi e colmi di parresia, la franchezza di annunciare, in parole ed opere, la Verità dell'amore crocifisso e risorto del Signore Gesù Cristo per ogni uomo: "“Lo Spirito Santo aiuta ad impegnarsi sempre, nonostante la paura di fallire, ad affrontare i pericoli e a superare le barriere che separano le culture per annunciare il Vangelo” (Giovanni Paolo II, XIII Giornata Mondiale della Gioventù 1998, lettera preparatoria del 30 novembre 1997).
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