Don Antonello Iapicca
"POSSA IO MORIRE DELLA MORTE DEI GIUSTI, E SIA LA MIA FINE COME LA LORO" (Num. 23,10)
Venti di guerra e bombe che dilaniano cristiani durante la celebrazione della Domenica di Passione, un'unica Parola di Dio per tutti noi. Che c'entra tutto questo con la nostra vita, in Italia come in Giappone o in ogni altra parte del mondo? Che c'entra con la mia vita giunta sulla soglia della Settimana Santa? C'entra perché bombe, guerre e gas asfissianti sono preparati anche per noi, basta ascoltare la Parola di questa Domenica. Lo sguardo della fede sa intercettare la Passione di Cristo tra le ferite dell'umanità perché è illuminato dallo stesso amore che avvolge la nostra vita. Le bombe, la guerra e i gas assassini sono i conati del male che anche noi portiamo dentro e che riversiamo su chi ci è accanto orgogliosi delle nostre parole e dei nostri gesti. Ma proprio oggi, nella Liturgia abbiamo contemplato il Figlio di Dio raggiunto, sfigurato e ucciso dallo stesso male che è dentro e fuori di noi. E abbiamo sperimentato nel Sacramento la sua vittoria sulla morte figlia di quel male che stringe feroce le carni dell'uomo. Ecco, penso ai fratelli copti che stringevano le palme del martirio nelle mani, mentre la cieca violenza di satana strappava loro la vita, e chiedo a Dio che anche la mia morte possa essere come quella dei suoi giusti. Chiedo a Dio che in questa settimana, mi raggiungano parole e fatti come bombe capaci di dilaniare il mio uomo vecchio schiavo della menzogna e delle concupiscenze; e che, unito alla Chiesa nelle liturgie preparate per la mia conversione, possa morire con Cristo e risorgere in una vita nuova e autentica in Lui, quella che, ne sono certo, stanno già gustando i nostri fratelli martiri, in Egitto come in ogni altra parte del mondo. Non c'è altro cammino verso il Cielo nostro destino, non c'è altra porta dischiusa sulla beatitudine eterna che la Croce. Se siamo scandalizzati dei fatti che ci annunciano le cronache, significa che non abbiamo ancora compreso e sperimentato l'evento celebrato in questa Domenica delle Palme. Ma San Pietro ci aiuta a discernere la Parola di conversione e speranza che risuona nella storia: "Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome" (1 Pt. 4,12-16). Rallegriamoci dunque ed esultiamo per i fratelli che hanno raggiunto la corona e il premio, chiedendo a Dio di saper discernere negli eventi della nostra vita le occasioni per essere provati e lasciar morire l'uomo vecchio, e, risorti con Cristo, offrirci con Lui per la salvezza del mondo. Beati i nostri fratelli copti, e beati anche noi se faremo nostre le parole di Pietro: "Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato, per non servire più alle passioni umane ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale" (1 Pt, 4, 1ss).
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