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sabato 16 settembre 2017


FONDANDO LA VITA SULL'UNICO FONDAMENTO CHE NELLA CHIESA SPERIMENTIAMO SOLIDO E AUTENTICO


In fondo, è tutta una questione di fondamenta. La riuscita di una vita dipende proprio dal modo in cui si gettano le fondamenta e la si costruisce sopra. Nel mondo si costruisce male perché si fonda male, scegliendo di poggiare la casa sulla terra senza scavare le fondamenta. Il demonio, infatti, inganna facendo balenare la falsa possibilità di un rapido successo: guardare, prendere e mangiare, un lampo e si diventa come dio. Che ne dite? Niente male, no? Purtroppo non accade mai così, anzi. La rovina di una vita è direttamente proporzionale alla velocità e alla superficialità con la quale essa è costruita. Così come accade nelle relazioni, nello studio e nel lavoro, nello sport e in ogni attività un uomo intraprenda. La concupiscenza, infatti, esige tempi rapidi. Appare e deve essere soddisfatta. Ciò significa che molto di quello che si fa nel mondo è mosso, subdolamente, dalla concupiscenza, ed è destinato a crollare subito, con la stessa velocità con cui ci si illude di saziare, dare compimento e pienezza. Basta pensare ai rapporti tra adolescenti, vissuti come “fast-food” degli affetti che, tracimando come un fiume di ormoni in piena e incontrollati, gettano in rovina la vita futura di tanti giovani, feriti nella dignità e consegnati al disprezzo di se stessi. Per questo "in quel tempo", oggi, Gesù parla a noi, alla comunità dei "suoi discepoli", scelti per salvare questa generazione, smentendo la menzogna con cui il demonio la tiene schiava. Non è vero che non esiste Dio, o che se esiste è un mostro che permette le ingiustizie. Non è vero che non è il fondamento solido e certo su cui fondare l’esistenza. Dio ama ogni uomo peccatore che va in rovina e ha inviato suo Figlio a scavare nella morte di tutti per raggiungerlo e risorgere con loro. Cristo è risorto, e la sua vittoria è la Roccia capace di stringere a sé chi su di essa ha posto le fondamenta perché il fiume in piena di peccati e morte non abbia il potere di smuoverla. Perché una vita autentica è quella che non va in rovina di fronte al male; una vita più forte della morte che, come un albero buono, dà i frutti belli e buoni: i pensieri, le parole e le opere di vita eterna che il cristiano, uomo rinato buono e bello nella bontà e bellezza di Cristo, trae fuori dal buon tesoro del suo cuore ricreato. I frutti originali e inconfondibili di un cristiano sono quelli dell’amore celeste che giunge anche al nemico. Non ci si improvvisa cristiani, non basta dire Signore, Signore, non è sufficiente andare al Signore e ascoltare la sua parola per vivere da figli di Dio; quando arriva il martirio, le invocazioni ipocrite di chi dice e non fa la volontà di Dio perché non ha lo Spirito di Gesù Cristo, sono solo frutti cattivi di chi non è fondato in Cristo, scandalizzano invece di testimoniare il Cielo. Quando il tuo coniuge ti chiede la vita che fai, gli rispondi “Signore, Signore”? Per questo, per formare i cristiani, la Chiesa ha sempre avuto i tempi lunghi e pazienti dell’agricoltore. Ha scavato molto profondo nella vita delle persone prima di battezzarle: “Quanti sono stati scelti e messi da parte per ricevere il battesimo saranno esaminati riguardo alla loro vita: se sono vissuti piamente mentre erano catecumeni, se hanno onorato le vedove, visitato i malati e praticato tutte le buone opere. Se coloro che si presentano rendono testimonianza della loro condotta, allora ascoltino il Vangelo... Se si trova uno che non è puro, verrà scartato, perché non ha ascoltato le parole dell'istruzione con fede. Uno spirito estraneo e cattivo dimora in lui” (Ippolito, Tradizione Apostolica). Per essere purificati dallo spirito estraneo a Cristo che è quello del demonio occorre scendere, scendere, scendere nella verità, perché la Parola di Dio giunga a stanarlo nelle zone più oscure dove si nasconde. Solo allora vi potrà prendere dimora quello dello Sposo che colma il cuore dal quale trarre fuori il bene che attende chi ci è accanto. Coraggio allora, non aver paura di scendere, di umiliarti e passare per il buio dove scende a disfarsi il seme per diventare radici solide sui cui la vita possa innalzarsi verso il Cielo; non temere di entrare nell’assurdo che sembra essere lo scavare mentre si vuole edificare. I momenti in cui non si vede e non si sente nulla sono i più fecondi, perché in essi Dio è all’opera per fondare e radicare la tua vita sul suo amore incorruttibile.

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