San Paolo e San Timoteo |
“La messe è abbondante” ci annuncia oggi il Signore. Ma potremmo
rispondergli: scusa Gesù, non metto in dubbio che tu sia Dio per carità, prego
e vado a messa per questo, ma forse dall’alto dei Cieli dove sei asceso non si
vede troppo bene. Qui di abbondante c’è solo il fallimento. Le chiese si
svuotano, il mondo è indifferente e sempre più ostile. La Chiesa non l’ascolta
più nessuno. Mio figlio ad esempio, ha fatto le sue scelte, e ha deciso che con
lui Gesù Cristo c’entra solo la notte di Natale.
L’altro giorno ho ascoltato per radio una domanda ripetuta poi
come un mantra: “va bene tutto quello che dice il Papa, fantastica la
misericordia di Dio, ma spiegatemi che c’entra Lui, e di conseguenza i preti,
con un aggeggio di lattice da infilare mentre faccio l’amore”. E non c’era
verso, più il prete presente in trasmissione cercava di spiegare, molto bene,
che Dio c’entra con tutto, più il conduttore non capiva, difendendo la sua
libertà di decidere come e cosa fare.
Non nascondiamoci, pochi di noi credono che il mondo – per
dire tuo cugino eh, mica i tagliagole dello stato islamico – sia una messe
abbondante. Pochissimi nella Chiesa purtroppo; per questo tanti preti sono così
stanchi, sfiniti nell’inventare iniziative che sappiano sedurre i pochi che
ancora frequentano, cercando di conservare il gregge sempre più esiguo che
rimane.
Per questo Gesù ci invita a “pregare”, che è un modo per convertirci: a smettere di guardare la
realtà con gli occhi della carne, statistiche impietose alla mano e fallimenti
nel cuore, e alzare lo sguardo proprio al Cielo, da dove Lui vede tutto eccome,
solo in modo diametralmente opposto dal nostro…
Gesù, infatti, guarda ogni uomo dal posto che ha preparato
per lui. C’è un destino che spetta a tutti, per questo "la messe è abbondante",
comprende tutti gli uomini di ogni generazione. C’è anche il tuo posto, lo
sai? Oggi tu vivi qui sulla terra, andrai a lavorare, accompagnerai i
bimbi a scuola, starai in fila per le analisi, magari tamponerai la macchina
davanti, e perderai la giornata tra vigili urbani, denunce all’assicurazione,
carro attrezzi e officine. E sarai nervoso e nessuno potrà rivolgerti la
parola, e forse lo sconteranno moglie e figli stasera.
Ma contemporaneamente tu hai un destino eterno, così come
sei. La tua vita non inizia e non finisce qui, la “pace” vera non si perde per
un tamponamento. Neanche per un licenziamento, neppure se scopri di avere un
cancro. Perché la “pace” che i “settantadue” discepoli sono inviati ad
annunciare è il pegno qui sulla terra della vita celeste. E’ il frammento di
Paradiso che Cristo risorto ha consegnato alla sua Chiesa. E’ la sua firma
vergata con il sangue sul contratto che ti costituisce erede di un “posto”
nella casa del Padre. Il tuo che nessuno potrà occupare e dal quale mai nessuno
ti sfratterà.
Un Agnello, infatti, offrendosi muto in sacrificio lo ha
conquistato per te. Non ha vinto il male, non l'ingiustizia, non la menzogna del demonio. Ha vinto Gesù, per sempre, “il leone che si è fatto agnello
per soffrire” (S. Vittorino di Pettau), perché la sofferenza non ci allontani
più da Lui. Sarebbe stato più facile restare Leone tra i leoni e distruggere
con la sua forza infinitamente più grande l’orgoglio del demonio. Ma Dio ci
ama, non aveva bisogno di dimostrare la sua onnipotenza, ma il potere della sua
misericordia.
Per questo ha inviato il Figlio “come un agnello in mezzo ai
lupi”, una follia che l’avrebbe consegnato alla loro furia, ad essere sbranato
senza combattere. Ma proprio così ha vinto il demonio, perché la sua vera sconfitta
è perdere le prede che tiene in schiavitù attraverso il suo inganno. Solo un
Leone che si fa agnello poteva annunciare e testimoniare a me e a te che Dio ci
ama sino alla fine, dove nessuno potrebbe amarci. Sino a morire sotto i denti
affilati dei nostri peccati, senza resistere, per unirci a Lui.
Non lo sai? Non lo hai ancora capito? E’ così che ci ha
sposato, strappandoci all’abbraccio mortale del demonio. Prendendo su di sé i
nostri peccati, attirando sulla sua carne la nostra infettata dal male.
Peccavamo? E lui ci stringeva a sé? Lo rifiutavamo? E Lui accoglieva il rifiuto
per trasformarlo in amore. Giorno dopo giorno, peccato dopo peccato, Lui era
lì, “sul legno per essere nostro sposo”.
Anche oggi quando ti adirerai, e tradirai chi ti è accanto
vendendo ad altro e ad altri il tempo, le cure e le attenzioni che gli
spettano, Gesù come un agnello condotto al sacrificio offrirà se stesso e
“discenderà negli inferi in cerca di te, pecora perduta. E con te salirà di
nuovo al Cielo, per farti entrare nella casa del Padre” (cfr. S. Vittorino di
Pettau).
E’ vero, non c’entra nulla Gesù Cristo con le nostre
giornate, come con la società, i talk-shows, le discoteche e le banche, le aule
parlamentari e i consigli di amministrazione delle multinazionali, gli ospedali
dove si praticano aborti ed eutanasia, i campi di guerra e le tane di mafiosi e
terroristi. Non c’entra nulla con il mondo che lo rifiuta e lo perseguita. E’ proprio
come un “agnello in mezzo ai lupi”, come un partigiano in mezzo a un plotone
delle SS.
Eppure proprio per essere il più indifeso, l’ultimo e il più
disprezzato, vilipeso, insultato, aggredito, torturato e ucciso può compiere il
miracolo che trasforma l’uomo da Leone superbo in figlio mansueto di Dio.
Proprio per essere un agnellino in tutti i suoi fratelli più piccoli, nei
martiri di ogni generazione, quelli che versano il sangue e quelli che nel segreto
vivono la sua vita controcorrente, può riportare a casa la pecora perduta
diventata lupo feroce.
Per questo Gesù chiede a tutti noi di “pregare perché il
padrone della messe mandi operai nella sua messe”. Ogni uomo gli appartiene, e
per strapparlo al demonio ha bisogno di operai, di un popolo che compia la sua
opera; dei cristiani che in ogni luogo e ogni generazione estendano l’opera di
Gesù perché giunga a tutti. Ha bisogno di te e di me, e per questo occorre
pregare perché ci apriamo ad accogliere l’Agnello che ci faccia agnelli.
Pregare che
significa camminare sulla terra fissando il Cielo, per non dimenticare il
destino che ci attende e che attende chi ci è accanto.
Pregare, che è
convertirsi nella Chiesa, di cui sono immagine i settantadue discepoli inviati
da Gesù, rappresentanti dalle Nazioni pagane secondo il computo del Libro della
Genesi (Cap. 10), le primizie di ogni popolo radunate nell’Assemblea Santa.
Pregare che è lasciare che il Signore faccia di noi dei
testimoni credibili del Cielo, agnelli che non hanno nulla e nessuno che li
difenda, che possono offrire la propria vita perché, come Lui, ne hanno di
sovrabbondante dentro. Infinita, eterna, da distribuire, da donare ancor prima
che venga tolta.
Non siamo, infatti, inviati a benedire l’esistente, le
situazioni di peccato e menzogna, ma a caricarcene inchiodati alla realtà, sino
a che il peccato dell’altro giunga alla nostra carne e al nostro intimo, perché
solo così potremo annientarlo nel potere di Gesù Cristo risorto.
La nostra vita “senza borsa”, ovvero senza pane e denaro,
“senza sandali” di scorta caso mai accada qualcosa, è l’unica fabbrica dove si
produce pace autentica. Senza la carne, la mente e il cuore dei cristiani che
amano con tutto se stessi Dio e il prossimo non può apparire nel mondo per
essere accolta e creduta.
Coraggio fratelli, perché anche oggi il Signore ci invia
come martiri nelle arene. Saremo presi per pazzi, perché siamo i pionieri della
vita celeste, rappresentanti del “posto” che Gesù ha preparato per tutti in
Cielo. E si sa, le novità fanno paura. Non ti stupire e scandalizzare, è
normale la diffidenza che ti circonderà, come l’incredulità e le reazioni
ostili.
Pensaci un attimo. Anche tu ti senti protetto dalle tue abitudini,
e se qualcuno bussasse alla tua porta dicendoti che c’è un modo completamente
diverso e di gran lunga migliore di vivere, avresti dei dubbi, no? E se
l’annuncio penetrasse più a fondo, e si scontrasse con il tuo modo di pensare,
con i criteri con cui discerni, e ancora più giù sino a contestare il tuo modo
di amare, ti irriteresti eccome. E reagiresti non molto diversamente dai
terroristi dell’Isis, tagliando sbrigativamente la testa di chi si è permesso
di bombardare con un’altra ipotesi di vita la tua vita.
E' necessario dunque essere ben formati e saldi in una
fede adulta, perché in noi si dia autenticamente e senza ipocrisie l’immagine
dell’inquilino del condominio costruito per l’eternità nel Cielo. Dobbiamo "annunciare che il Regno di Dio si è avvicinato" proprio a chi non sa neanche che esiste, o lo ha cancellato dal cuore e dalla mente, o lo contesta e perseguita.
Non possiamo fare distinzioni, ma siamo chiamati a vivere la vita di Cristo, che è sceso a mangiare dai peccatori senza temere di contaminarsi. Non aver paura di "mangiare quello che ti mette davanti" il prossimo, sei accanto a lui per questo, perché il cibo avariato di cui si nutre uccida te e salvi lui. Così si "curano i malati", preparandoli alla loro guarigione eterna che solo Cristo può compiere.
Prendi quell'offesa, accetta l'umiliazione e l'ingiustizia, obbedisci a quella tonteria che ti comandano, lasciati derubare; muori come un agnello, perché tu hai la vita eterna dentro, e solo così i peccatori potranno vedere che essa esiste, in te che non ti difendi, che non perdi la pace, che sei sereno e felice perché la gioia di Cristo risorto non può toglierla nessuno.
Non giudicare chi pecca ma caricati con il suo peccato. Forse non subito, forse nell'ultimo istante della sua vita, ma di certo, facendo sempre salvo il mistero intangibile della sua coscienza e della sua libertà, lo vedrai libero entrare nel suo "posto" nella casa del Padre. E' questa la "mercede" dell'operaio di Dio, nessun'altra: vedere tuo figlio divenire "figlio della pace" ed entrare nel Cielo, come il collega, il vicino, il nemico, l'assassino, il peggior peccatore, tutti con te nell'intimità eterna con Cristo, nella lode e nella Pace.
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