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sabato 27 gennaio 2018


«Se il Vaticano si arrende alla Cina, noi resisteremo»



Il cardinale Zen
La situazione dei negoziati fra Cina e Vaticano è sempre stata nebulosa, visto che le notizie si rincorrono nell’uno e nell’altro senso ed è difficile confermare cosa è vero e cosa non lo è. Ma, data da una fonte attendibile, è stata accolta con viva preoccupazione la notizia pubblicata da John Baptist Lin su AsiaNews il 22 gennaio scorso (rilanciato da media nazionali e internazionali), che riferiva della richiesta da parte di una delegazione vaticana all’anziano vescovo di Shantou (Guangdong) Zhuang Jianjian, riconosciuto dalla Santa Sede, di farsi da parte per fare posto al vescovo della Chiesa patriottica (cioè che dipende dal Partito comunista cinese e non dalla Santa Sede) Huang Bingzhang, già scomunicato e membro dell’Assemblea nazionale del popolo, cioè il parlamento della Cina comunista. Il vescovo Zhuang ha rigettato la richiesta. Inoltre la stessa fonte di stampa ha citato il caso di monsignor Guo Xijin, vescovo titolare di Mindong (una delle roccaforti della Chiesa cinese fedele a Roma) riconosciuto dalla Santa Sede (e che ha sofferto per la sua fedeltà anche la detenzione) a cui è stato chiesto dalla stessa delegazione di retrocedere a vescovo ausiliare o coadiutore di monsignor Zhan Silu, vescovo della Chiesa patriottica e quindi alle dipendenze del governo comunista.
Questi avvenimenti fanno sorgere una legittima domanda. Può la Santa Sede de facto scaricare dei vescovi fedeli a favore di altri vescovi de facto e de iure dipendenti da uno Stato comunista e ateo? Senza ovviamente che questo Stato comunista e ateo abbia mostrato segni concreti di un desiderio di collaborazione che rispetti la controparte. Anzi, i segnali ricevuti negli ultimi tempi sembrano andare in tutt'altro senso. Dalle fonti ufficiali governative si capisce che è in atto una normalizzazione in senso restrittivo dei fenomeni religiosi, con un controllo sempre più forte e stringente su coloro che intendono rimanere fedeli al Papa.

È interessante che Papa Francesco abbia detto il 24 gennaio scorso queste parole: «È inaccettabile che esseri umani vengano perseguitati e uccisi a motivo della loro appartenenza religiosa! Ogni persona ha diritto di professare liberamente e senza costrizioni il proprio credo religioso». Allora come diviene accettabile una trattativa portata avanti in questo modo con un governo che persegue persone per la propria religione? Lo abbiamo chiesto al cardinale Joseph Zen Ze-kiun, arcivescovo emerito di Hong Kong e voce controcorrente della Chiesa cinese.
Eminenza, cosa c’è di vero in queste notizie?
Si sa che quella di controllare le ordinazioni episcopali è sempre stata una pretesa del governo cinese. Recentemente il Santo Padre parlava su questo con molta cautela e quindi eravamo rassicurati. Ma a novembre è arrivata la notizia che a due vescovi legittimi è stato chiesto di fare posto a due illegittimi, uno dei quali scomunicato. Questo preoccupa, sarà una cosa tragica per la Chiesa in Cina. Da tanti anni si era detto di resistere, di essere fedeli, ora si dice di arrendersi! Poi per che cosa? Uno si arrende senza ottenere niente, perché questo governo cinese si sente forte, fanno paura, hanno mezzi economici; sembra un cedere dei deboli con i forti... Ma la realtà è che noi nella Chiesa abbiamo tanta forza, che è una forza spirituale.

Come mai siamo arrivati a questo punto?
È veramente difficile capire questo. Non riusciamo a vedere cosa vogliono concedere, il governo vuole controllare tutto! E noi consegniamo tutto! E questo è incomprensibile. Se il Vaticano comanda di arrendersi, alcuni, dopo anni di lotte e privazioni, accetteranno; arrendersi è facile. Ma ci saranno quelli che continueranno ad opporsi e a dire che la Chiesa gli ha sempre detto che una Chiesa indipendente è oggettivamente scismatica. La parola “scisma” è evitata dai Papi per misericordia. Come si può dire che è un progresso forzare tutti a entrare in questa Chiesa scismatica? Incredibile, semplicemente incredibile.

Recentemente Lei è stato a Roma ed ha avuto anche la possibilità di incontrare il Santo Padre. Quale è la sua sensazione?
Io sono anziano e ho già viaggiato di recente anche a Roma e per il mondo, solo che l’età e qualche acciacco mi consigliavano di essere più prudente. Solo che qualcuno, piangendo, mi pregava di consegnare delle lettere al Papa. Ora, io non ero neanche sicuro che gli arrivassero le mie! Allora ho pensato di partecipare all’udienza generale del mercoledì e di consegnargli una lettera di persona. Il Santo Padre è stato così buono da chiamarmi per avere poi una conversazione con lui. Da tutto questo ho avuto l’impressione che il Santo Padre non sia favorevole a questa resa completa, a questi compromessi senza fondamento. Speriamo che il Santo Padre fermi questa tendenza sbagliata. La fede è il nostro principio! Possiamo avere difficoltà nell’accedere ai Sacramenti, ma non possiamo rinunciare alla fede.  Non possiamo parlare così di evangelizzazione. Che evangelizzazione è quando la Chiesa non è più quello che deve essere?

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