Sono gli avvocati che forniscono assistenza legale agli immigrati irregolari. I loro clienti non spendono un euro: paghiamo noi contribuenti. Baobab experience, una di queste associazioni, che chiede il risarcimenti per gli immigrati della Diciotti, è un concentrato di ideologia immigrazionista (e nel mentre parla male degli italiani)
Qualcuno li ha soprannominati avvocati azzecca-migranti. Sono gli avvocati che forniscono assistenza legale agli immigrati irregolari, dal momento in cui compilano la richiesta di asilo fino alla sentenza definitiva, inclusi eventuali ricorsi nel caso di un primo parere negativo. I loro clienti non spendono un euro, non perché questi avvocati lavorino pro bono, ma perché usufruiscono del gratuito patrocinio: a pagarli ci pensa lo Stato italiano.
Molti non si limitano alla difesa legale perché fanno parte di associazioni che svolgono diverse attività. L’Asgi, ad esempio, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, oltre ad assistere gli immigrati, si batte per “rafforzare la tutela dei migranti”, partecipa con altre associazioni a campagne contro le normative illegittime o discriminanti, pubblica insieme a Magistratura democratica una rivista trimestrale intitolata “Rivista Diritto Immigrazione e Cittadinanza”. La CILD, Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, è una rete di organizzazioni nata nel 2014 per difendere “i diritti e le libertà di tutti” con attività di advocacy, campagne pubbliche e azione legale. I loro grandi temi, si legge nella sua pagina web, sono “la lotta al razzismo e alla xenofobia, il contrasto a ogni forma di discriminazione basata sul sesso o sull’orientamento di genere, del superamento di ogni pregiudizio nei confronti delle popolazioni rom, sinti e camminanti. Un cambio di visione sull’immigrazione, non più da vedersi come questione criminale ma di diritto all’asilo e di dovere dell’accoglienza per i profughi, fino all’allargamento della cittadinanza. La costruzione di un sistema penale e penitenziario meno selettivo e più rispettoso dei diritti, con la legalizzazione delle droghe come scelta etica e di politica criminale”.
Baobab experience, diventata famosa per la richiesta di risarcire con decine di migliaia di euro 41 emigranti illegali della nave Diciotti, è un caso esemplare. È nata nel 2016, ma i suoi soci sono attivi dal 2015 quando hanno costruito a Roma la prima tendopoli per emigranti. Tre sono i loro settori di intervento: Baobab care, Baobab rights e Baobab jobs. Baobab care fornisce accoglienza agli emigranti: tende, cibo, abiti, medicinali. “Sono per la maggior parte profughi di guerra – spiega la pagina web dell’organizzazione – provati e preoccupati per le loro famiglie”. È falso, ormai lo sanno tutti. La quasi totalità degli immigrati illegali non arriva da territori in guerra e difatti una percentuale minima dei richiedenti asilo ottiene lo status giuridico di rifugiato. Sommando ai rifugiati i richiedenti che ottengono protezione sussidiaria non si arriva comunque al 20%. Baobab rights fornisce pertanto aiuto legale per far sì che, ciononostante, riescano a rimanere in Italia: informazione sui diritti che possono rivendicare, avvio della procedura di asilo, assistenza individuale, aiuto per i ricorsi e in caso di ordine di espulsione …. Baobab jobs, infine, sembrerebbe affrontare il problema dell’integrazione, ma si limita ad assistere gli immigrati nella compilazione di moduli, in procedure quali la richiesta del certificato di inoccupazione e il riconoscimento del titolo di studio dichiarato.
D’altra parte aprendo la pagina dedicata alle attività si capisce che Baobab non ritiene che la prima, indispensabile condizione per l’integrazione di un immigrato siano il lavoro, l’indipendenza economica, che l’autosufficienza sia necessaria alla dignità di una persona giovane e sana. Le attività di integrazione di Baobab experience sono “laboratori, corsi, visite guidate, incontri sportivi e momenti di svago”. La pagina annuncia un laboratorio di fotografia, Phototandem, in programmazione. Le offerte sportive sono una “propedeutica calcistica e partita amichevole” ogni sabato alle 10.30, e “lezioni e torneo di basket”, sempre il sabato mattina. I corsi sono di italiano, inglese e glossario legale.
Una visita al sito web dell’associazione vale la pena. Sullo schermo compaiono, sotto la scritta “Protect people not borders”, una serie di riquadri ognuno dei quali introduce a un tema, un evento, una attività con titoli come: “Un vento razzista soffia sulla città di Roma. Sta a noi fermarlo”, “Non abbiamo intenzione di abituarci alle barbarie, fossero anche quotidiane”, “Diciotti, sequestro di persona. C’è un complotto dei giudici: pensano che migranti sono persone”.
Tra i tanti danni che l’ideologia dell’accoglienza produce, c’è anche questo: presentare sistematicamente gli italiani come razzisti, xenofobi, egoisti, instillando negli immigrati risentimento, diffidenza, alla fine odio nei confronti del paese in cui si trovano, favorendo quindi la creazione di comunità di emigranti chiuse, impermeabili, in altre parole di ghetti sociali e culturali. Dovrebbero invece suggerire sentimenti di gratitudine e confidenza. È superfluo dire che Baobab experience, come tutte le organizzazioni e le associazioni pro migranti, non usa mai i termini “migrante illegale” e “migrante irregolare” e considera emigranti e profughi la stessa cosa, tutte persone “costrette” per qualche motivo a intraprendere un viaggio clandestino per raggiungere l’Europa.
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