Luisella Scrosati 1/2/2019
Papa Francesco ha ribadito la chiusura all'abolizione del celibato sacerdotale. Ma ha citato anche come punto di riferimento un vescovo-teologo, da tempo sostenitore della tesi del "presbitero di comunità" tanto che le sue idee sono definite interessanti dal pontefice. Ma "decideranno le diocesi". E' il piano Lobinger, il definitivo picconamento del celibato sacerdotale che è già stato esposto a Francesco e si preannuncia protagonista al prossimo Sinodo dell'Amazzonia.
Padre Fritz Lobinger: chi è costui? Don Abbondio si sarebbe posto questa domanda, almeno prima dell’ultima intervista di Francesco di ritorno dalla GMG 2019. Perché ormai il nome di Lobinger gira un po’ ovunque.
Dunque, chi è costui? Anzitutto non un semplice “padre”, ma un Vescovo. Nato nel 1929 a Passau, in Germania, ricevette l’ordinazione episcopale nel 1988 e rimase in carica nella diocesi sudafricana di Aliwal fino al 2004, anno in cui, compiuti i 75 anni di età, dovette presentare le sue dimissioni. Papa Francesco suggerisce la lettura di un suo libro – non esplicita quale -, nel quale il Vescovo missionario sostiene la possibilità, secondo le parole di Francesco, di “ordinare un anziano sposato, [....], ma soltanto che esercita il munus sanctificandi, cioè che celebri la messa, che amministri il sacramento della riconciliazione e dia l’unzione. L’ordinazione sacerdotale dà i tre munera: regendi, docendi e il sanctificandi. Il vescovo gli dà soltanto la licenza del sanctificandi. Il libro è interessante. E forse può aiutare a pensare il problema. Credo che il tema deve essere aperto in questo senso: dove c’è il problema pastorale per la mancanza di sacerdoti. Non dico che si debba fare, perché non ho riflettuto, non ho pregato a sufficienza su questo”.
Poco prima Francesco aveva ribadito la sua contrarietà all’abolizione del celibato nella Chiesa latina, ammettendo però “qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico...”.
Poi, dopo qualche secondo, dalle remote isole del Pacifico, le eccezioni, secondo il passaggio riportato sopra, potrebbero estendersi ovunque ci sia “il problema pastorale per la mancanza di sacerdoti”. Posto che il 99% delle diocesi europee (e non solo) hanno questo problema, non è frutto di fantasia pensare che, ammessa l’eccezione per le sperdute isole del Pacifico, non saranno pochi i Vescovi a far presente che anche nelle proprie diocesi ci sono problemi di scarsità del clero.
In realtà, nel piano di Lobinger, secondo quanto ne ha scritto nel libro Preti per domani. Nuovi modelli per nuovi tempi, il modello non solo è esportabile ovunque, ma toccherà proprio alle chiese tradizionali del Nord fare il primo passo: “Anche le comunità del Nord hanno oggi domeniche senza preti. Anche loro stanno cercando una soluzione al problema [...] L’unica domanda è: chi farà il primo passo e presenterà la richiesta ufficiale per permettere l’ordinazione di leader liturgici (sic!) consolidati? Appare evidente che non possono essere le chiese del Sud a dover far ciò, ma devono essere quelle del Nord”.
Il fatto è che proprio Papa Francesco, per ammissione del Cardinal Marx (vedi qui), aveva già parlato di Lobinger proprio ai Vescovi tedeschi in visita ad limina nel 2015, forse per far presente che dovevano essere le chiese del Nord a fare il primo passo.... Marx si è sentito in dovere di ribadire ripetutamente che di certo la proposta di Lobinger è adatta a situazioni estreme, non a quelle in cui verte la Germania. Questa apparente esitazione ci lascia sospettosi; forse ai vescovi tedeschi sta più a cuore la Comunione ai protestanti. Fatto sta che sarà invece una chiesa del Sud ad avere la ghiotta occasione di fare il primo passo, come vedremo più avanti.
Torniamo alla proposta di Lobinger. Il problema è che proporre Lobinger come spunto di riflessione sul problema della mancanza di sacerdoti, equivale a prendere a picconate il celibato sacerdotale, anche se a parole si dichiara il contrario.
Lobinger infatti teorizza ben altro dalla semplice ordinazione occasionale di un uomo sposato; egli propone di costituire una vera e propria categoria di sacerdoti, denominata “homegrown clergy” (clero locale o presbiteri di comunità), o, secondo l’espressione del libro sopra citato, “preti di tipo corinzio” (per distinguerli dai preti “tradizionali” o “di tipo paolino”). Questa nuova classe di presbiteri sarà costituita da più sacerdoti anziani residenti in loco, in gran parte coniugati, che vivono nelle proprie case e non possono essere trasferiti; si formeranno non in seminario, ma mediante corsi durante il fine settimana; non porteranno l’abito sacerdotale e non si faranno chiamare “padre”, se non probabilmente dai loro figli carnali. A questa équipe di anziani vengono affidate l’amministrazione ordinaria della comunità, le celebrazioni liturgiche e l’amministrazione dei sacramenti. Ai preti paolini, celibi, missionari e “girovaghi” spetterebbero la formazione dei preti anziani e la predicazione dei ritiri.
Che il destino di questo “clero nostrano” non sia esattamente quello di essere confinato in qualche sperduto luogo del globo terrestre, lo ribadisce lo stesso Lobinger, in un articolo del 2010 (vedi qui): “Più della metà delle comunità della Chiesa cattolica non ha sacerdoti residenti. Ciò vale in particolare per l’Asia, l’Africa, e l’America Latina, ma anche in qualche misura in Europa e nel Nord-America. Un gran numero di queste comunità "auto-gestite" sono pronte o quasi pronte per l’introduzione di équipe di anziani ordinati”. Parole sue.
Il minimo che si possa dire è che si fa fatica a pensare che l’affermazione di Francesco sulla volontà di mantenere l’obbligo del celibato ecclesiastico possa essere realistica di fronte ad una prospettiva del genere. Soprattutto quando Lobinger mettere nero su bianco che “se alcune diocesi facessero questo passo, si tratterebbe di un segno di speranza. Altre diocesi e parrocchie potrebbero allora vedere in che modo potrebbero svilupparsi, nella speranza di poter superare l’attuale carenza di sacerdoti”.
Ma c’è di più. Il consigliatissimo Lobinger fa notare che “siccome la maggioranza delle comprovate guide locali sono donne, è inevitabile che sorga la domanda circa la loro inclusione tra gli anziani ordinati, sebbene la chiesa attuale non lo permetta”. La domanda pare trovare già una possibile risposta, se si considera che sia semplicemente la “chiesa attuale” ad impedire l’ordinazione di donne... Comunque, un’intervista concessa alla rivista Jesus (luglio 2014) fuga ogni dubbio: “Al momento la porta è chiusa per le donne, ma sono sicuro che in futuro le includerà”.
Adesso chiudiamo il cerchio: tra i 18 membri della commissione preparatoria del prossimo Sinodo sull’Amazzonia figura il vescovo di Xingu (Brasile), S. Ecc. Mons. Erwin Kräutler, che è un grande supporter delle tesi di Lobinger. Anzi, nella già citata intervista a Jesus, Lobinger ci spiega il copione del teatrino in atto per puntare la scure alla radice del celibato sacerdotale. Egli riferisce di un incontro tra Kräutler e papa Francesco, avvenuto nell’aprile 2014, nel quale quest’ultimo avrebbe parlato con precisione e apprezzamento delle tesi del vescovo ormai nonagenario. In questo incontro Francesco avrebbe detto, secondo quanto riferisce Lobinger, “che le Conferenze Episcopali dovrebbero fare proposte. Questo significa che non vuole decidere da solo. Egli vuole che le diverse Conferenze Episcopali discutano queste idee e pensino come possono ovviare alla carenza di preti”.
A questo punto si capisce come mai Francesco possa ad un tempo affermare di non intendere abolire il celibato ed ammettere l’ordinazione di persone non celibi: saranno le singole conferenze episcopali a fare proposte, esattamente come ogni conferenza episcopale ha emanato la propria linea interpretativa di Amoris Laetitia. Il celibato sacerdotale farà una fine simile all’indissolubilità matrimoniale: per molti, ma non per tutti.
Che dire? Speriamo almeno che i candidati al sacerdozio di tipo corinzio siano più probati dei teologi indicati da Francesco.
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