La «complementarietà» che dà il titolo al colloquio vaticano, ha detto il Papa, è oggi vista con sospetto: ma, al contrario, «è una parola preziosa». A ben guardare, ne troviamo il fondamento nella Sacra Scrittura, nella Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi, «dove l’apostolo dice che lo Spirito ha dato a ciascuno doni diversi in modo che, come le membra del corpo umano si completano per il bene dell’intero organismo, i doni di ognuno possono contribuire al bene di tutti (cfr 1 Cor 12)». Pertanto, «riflettere sulla complementarietà non è altro che meditare sulle armonie dinamiche che stanno al centro di tutta la Creazione. E questa è la parola chiave: armonia. Tutte le complementarietà il Creatore le ha fatte perché lo Spirito Santo, che è l’autore dell’armonia, faccia questa armonia».
Le complementarietà e le differenze sono dunque create e volute da Dio. «Opportunamente», ha proseguito il Pontefice, il
colloquio mette al centro la forma di complementarietà oggi più contestata, quella fra uomo e donna. «In effetti, questa complementarietà sta alla base del matrimonio e della famiglia, che è la prima scuola dove impariamo ad apprezzare i nostri doni e quelli degli altri e dove cominciamo ad apprendere l’arte del vivere insieme. Per la maggior parte di noi, la famiglia costituisce il luogo principale in cui incominciamo a “respirare” valori e ideali, come pure a realizzare il nostro potenziale di virtù e di carità. Allo stesso tempo, come sappiamo, le famiglie sono luogo di tensioni: tra egoismo e altruismo, tra ragione e passione, tra desideri immediati e obiettivi a lungo termine. Ma le famiglie forniscono anche l’ambito in cui risolvere tali tensioni: e questo è importante».
Complementarietà, ha spiegato il Papa, non significa imprigionare l’uomo e la donna in stereotipi che rischiano di diventare caricaturali. «Quando parliamo di complementarietà tra uomo e donna in questo contesto, non dobbiamo confondere tale termine con l’idea semplicistica che tutti i ruoli e le relazioni di entrambi i sessi sono rinchiusi in un modello unico e statico. La complementarietà assume molte forme, poiché ogni uomo e ogni donna apporta il proprio contributo personale al matrimonio e all’educazione dei figli. La propria ricchezza personale, il proprio carisma personale, e la complementarietà diviene così di una grande ricchezza. E non solo è un bene, ma anche è bellezza». Oggi, però, si contesta non questa o quella rappresentazione della complementarietà fra l’uomo e donna, ma la stessa nozione di complementarietà. E questo avviene perché «nel nostro tempo il matrimonio e la famiglia sono in crisi. Viviamo in una cultura del provvisorio, in cui sempre più persone rinunciano al matrimonio come impegno pubblico».
Di fronte a «questa rivoluzione nei costumi e nella morale» siamo chiamati, ha affermato Papa Francesco, a dare un giudizio. E questo giudizio è negativo. La rivoluzione antropologica «ha spesso sventolato la bandiera della libertà – fra virgolette – ma in realtà ha portato devastazione spirituale e materiale a innumerevoli esseri umani, specialmente ai più vulnerabili. È sempre più evidente che il declino della cultura del matrimonio è associato a un aumento di povertà e a una serie di numerosi altri problemi sociali che colpiscono in misura sproporzionata le donne, i bambini e gli anziani. E sempre sono loro che soffrono di più, in questa crisi». Inoltre, «la crisi della famiglia ha dato origine a una crisi di ecologia umana, poiché gli ambienti sociali, come gli ambienti naturali, hanno bisogno di essere protetti». Mentre molti hanno compreso che è importante proteggere gli ambienti naturali, «nella nostra cultura, anche nella nostra cultura cattolica, siamo lenti nel riconoscere che anche i nostri ambienti sociali sono a rischio. È quindi indispensabile promuovere una nuova ecologia umana», non meno importante dell’ecologia che si occupa di proteggere la natura.
I «beni immateriali» sono «i pilastri fondamentali che reggono una nazione», e il pilastro decisivo è la famiglia. «La famiglia rimane al fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale». Il Papa ha citato il numero 66 dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove definisce «indispensabile» un contributo del matrimonio alla società che «superi il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia». La Chiesa proclama, per quanto oggi sia poco popolare, la «verità riguardante il matrimonio: che cioè l’impegno definitivo nei confronti della solidarietà, della fedeltà e dell’amore fecondo risponde ai desideri più profondi del cuore umano». E si rivolge ai giovani, perché «non si lascino coinvolgere dalla mentalità dannosa del provvisorio» e abbiano «il coraggio di cercare un amore forte e duraturo, cioè di andare controcorrente».
Il Papa ha poi insistito sul fatto che «i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva». Questo è oggi negato da «concetti ideologici» che funzionano come una «trappola». «La famiglia è un fatto antropologico, e conseguentemente un fatto sociale, di cultura… E noi non possiamo qualificarla con concetti di natura ideologica che soltanto hanno forza in un momento della storia, e poi cadono. Non si può parlare oggi di famiglia conservatrice o famiglia progressista: la famiglia è famiglia. Ma non lasciarsi qualificare così da questo o da altri concetti, di natura ideologica».
L’impegno della Chiesa è «rafforzare l’unione dell’uomo e della donna nel matrimonio come un bene unico, naturale, fondamentale e bello per le persone, le famiglie, le comunità e le società». Smentendo voci giornalistiche su presunti dissensi su questo evento fra il Papa e l’episcopato americano, Francesco ha infine voluto pubblicamente «confermare che, a Dio piacendo, nel settembre 2015 mi recherò a Filadelfia per l’ottavo Incontro Mondiale delle Famiglie».
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