Dirigenti scolastici di tutta Italia convocati a Roma il 26 e 27 novembre. Scopo: una full immersion per imparare la “dottrina gender” e riproporla in tutte le scuole d’Italia. Così la dittatura omosessualista avanza a tappe forzate per conquistare la scuola e le nuove generazioni, in attuazione di quella “Strategia nazionale 2013-2015 per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, che fu adottata dal governo Monti nell’aprile 2013 (decreto del ministro Fornero, sotto la cui direzione agiva il Dipartimento per le Pari Opportunità).
Il corso di formazione – ma sarebbe più corretto dire “di rieducazione” – è organizzato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) e dall’UNAR (l’Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali ormai votatosi alla diffusione dell’ideologia di genere) con la collaborazione del Servizio LGBT di Torino e della Rete RE.A.DY (clicca qui), ovvero la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni impegnate nella promozione dell’ideologia omosessualista.
È la più clamorosa smentita alla pretesa - espressa in una lettera al nostro giornale - del sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi di scaricare la responsabilità di certi programmi “educativi” lontano dal proprio ministero. Ma è anche la dimostrazione della inattendibilità delle promesse del ministro Stefania Giannini che in un question time alla Camera lo scorso 5 giugno – secondo quanto riportato da Avvenire - aveva affermato: «Mai più gender nelle scuole». Erano i giorni dello scandalo al Liceo Giulio Cesare di Roma e del Liceo Muratori di Modena, il ministro Giannini aveva assicurato che «sarà evitato il ripetersi di tali
eventi», di cui aveva attribuito la responsabilità proprio a quella “Strategia nazionale eccetera…”, che oggi viene riproposta come fonte di questi corsi di formazione che hanno come obiettivo tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Sui contenuti dei corsi non c’è alcun dubbio: sono divisi in cinque sezioni: la prima è curata dal Servizio LGBT di Torino (Torino è la città che funge da segreteria nazionale del RE.A.DY) e consiste nell’illustrazione della posizione dell’Italia quanto al riconoscimento dei diritti e delle politiche LGBT rispetto all’Europa (possiamo immaginare che dovremo muoverci rapidamente per metterci al passo con gli altri paesi). A seguire la presentazione dell’indagine ISTAT su “La popolazione omosessuale nella società italiana”, finanziata dal Dipartimento per le pari opportunità (ovviamente con i soldi delle nostre tasse). Si passa poi a una lezione su “Lessico e stereotipi”, vale a dire l’imposizione di un linguaggio gay-friendly così che già dalla scuola materna – tanto per fare un esempio - si dovrà insegnare che non c’è una sola famiglia, ma tante famiglie diverse (forse che la diversità non è una ricchezza?). E guai al bambino che dirà “papà” e “mamma” e a chi oserà ripetere quella terribile affermazione sentita in casa “Di mamma ce n’è una sola”. E poi ancora un focus sul ruolo del MIUR e degli Uffici scolastici regionali in questa bella campagna di rieducazione nelle scuole, con «strumenti di governance per l’inclusione delle tematiche LGBT nel mondo della scuola» e presentazione della campagna “Tante diversità uguali diritti”. Né potrebbe ovviamente mancare l’affronto del «fenomeno del bullismo omofobico e transfobico a scuola», tanto più che sono già pronte le linee guida in materia, come abbiamo scritto alcuni giorni fa.
Ma non è finita, perché altre due ore di lavoro saranno dedicate alla presentazione di “buone pratiche” realizzate con alcune associazioni LGBT in ambito educativo e scolastico, cui seguiranno tre workshop.
Per chi va a scuola dunque non pare esserci scampo, il processo di trasformazione delle scuole in “campi di rieducazione” – espressione ripresa da papa Francesco – è ormai ben avviato. Fatta salva la possibilità di interventi politici che blocchino questa deriva, ai genitori che vogliono ancora esercitare il proprio diritto/dovere di educazione dei figli non resta che cercare tutele giuridiche per sottrarre i propri figli a lezioni non volute. Qui vi linkiamo due modelli di lettere – preparate dai Giuristi per la Vita, li trovate in fondo all'articolo - per chiedere per i propri figli l’esonero da eventuali lezioni “speciali” in questa settimana dedicata alla lotta contro la violenza e la discriminazione, ma anche nel corso dell’anno.
Resta un’ultima breve considerazione: si avvicina rapidamente il momento in cui saranno le scuole paritarie a entrare nel mirino. Si vincolerà l’eventuale contributo statale o comunale all’adozione o alla produzione di programmi che veicolano l’ideologia di genere. E molte scuole cattoliche si troveranno allora davanti all’alternativa: chiudere o adottare programmi “inclusivi” che contraddicono apertamente il Magistero della Chiesa. Forse bisognerebbe cominciare a pensarci.
Il corso di formazione – ma sarebbe più corretto dire “di rieducazione” – è organizzato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) e dall’UNAR (l’Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali ormai votatosi alla diffusione dell’ideologia di genere) con la collaborazione del Servizio LGBT di Torino e della Rete RE.A.DY (clicca qui), ovvero la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni impegnate nella promozione dell’ideologia omosessualista.
È la più clamorosa smentita alla pretesa - espressa in una lettera al nostro giornale - del sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi di scaricare la responsabilità di certi programmi “educativi” lontano dal proprio ministero. Ma è anche la dimostrazione della inattendibilità delle promesse del ministro Stefania Giannini che in un question time alla Camera lo scorso 5 giugno – secondo quanto riportato da Avvenire - aveva affermato: «Mai più gender nelle scuole». Erano i giorni dello scandalo al Liceo Giulio Cesare di Roma e del Liceo Muratori di Modena, il ministro Giannini aveva assicurato che «sarà evitato il ripetersi di tali
eventi», di cui aveva attribuito la responsabilità proprio a quella “Strategia nazionale eccetera…”, che oggi viene riproposta come fonte di questi corsi di formazione che hanno come obiettivo tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Sui contenuti dei corsi non c’è alcun dubbio: sono divisi in cinque sezioni: la prima è curata dal Servizio LGBT di Torino (Torino è la città che funge da segreteria nazionale del RE.A.DY) e consiste nell’illustrazione della posizione dell’Italia quanto al riconoscimento dei diritti e delle politiche LGBT rispetto all’Europa (possiamo immaginare che dovremo muoverci rapidamente per metterci al passo con gli altri paesi). A seguire la presentazione dell’indagine ISTAT su “La popolazione omosessuale nella società italiana”, finanziata dal Dipartimento per le pari opportunità (ovviamente con i soldi delle nostre tasse). Si passa poi a una lezione su “Lessico e stereotipi”, vale a dire l’imposizione di un linguaggio gay-friendly così che già dalla scuola materna – tanto per fare un esempio - si dovrà insegnare che non c’è una sola famiglia, ma tante famiglie diverse (forse che la diversità non è una ricchezza?). E guai al bambino che dirà “papà” e “mamma” e a chi oserà ripetere quella terribile affermazione sentita in casa “Di mamma ce n’è una sola”. E poi ancora un focus sul ruolo del MIUR e degli Uffici scolastici regionali in questa bella campagna di rieducazione nelle scuole, con «strumenti di governance per l’inclusione delle tematiche LGBT nel mondo della scuola» e presentazione della campagna “Tante diversità uguali diritti”. Né potrebbe ovviamente mancare l’affronto del «fenomeno del bullismo omofobico e transfobico a scuola», tanto più che sono già pronte le linee guida in materia, come abbiamo scritto alcuni giorni fa.
Ma non è finita, perché altre due ore di lavoro saranno dedicate alla presentazione di “buone pratiche” realizzate con alcune associazioni LGBT in ambito educativo e scolastico, cui seguiranno tre workshop.
Per chi va a scuola dunque non pare esserci scampo, il processo di trasformazione delle scuole in “campi di rieducazione” – espressione ripresa da papa Francesco – è ormai ben avviato. Fatta salva la possibilità di interventi politici che blocchino questa deriva, ai genitori che vogliono ancora esercitare il proprio diritto/dovere di educazione dei figli non resta che cercare tutele giuridiche per sottrarre i propri figli a lezioni non volute. Qui vi linkiamo due modelli di lettere – preparate dai Giuristi per la Vita, li trovate in fondo all'articolo - per chiedere per i propri figli l’esonero da eventuali lezioni “speciali” in questa settimana dedicata alla lotta contro la violenza e la discriminazione, ma anche nel corso dell’anno.
Resta un’ultima breve considerazione: si avvicina rapidamente il momento in cui saranno le scuole paritarie a entrare nel mirino. Si vincolerà l’eventuale contributo statale o comunale all’adozione o alla produzione di programmi che veicolano l’ideologia di genere. E molte scuole cattoliche si troveranno allora davanti all’alternativa: chiudere o adottare programmi “inclusivi” che contraddicono apertamente il Magistero della Chiesa. Forse bisognerebbe cominciare a pensarci.
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