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sabato 29 novembre 2014

L'urgenza di un nuovo umanesimo

Intervenuto all'Istituto Veritatis Splendor di Bologna, il cardinale Caffarra spiega come la libertà senza verità rischi di far perdere la concezione dell'umano.

Bologna, Antonio Gaspari |

“La libertà senza verità sta devastando l’umano. Si sta consumando un suicidio ritenuto un’autocreazione”. Lo ha detto il cardinale Carlo Caffarra stamane all’incontro “L’urgenza di un nuovo umanesimo. Verso il superamento dell’individualismo libertario”, organizzato dall’Istituto Veritatis Splendor di Bologna in preparazione del convegno Nazionale di Firenze, promosso dalla CEI nel 2015, sul tema del “Nuovo Umanesimo”
L’arcivescovo di Bologna ha dato inizia alla sua riflessione citando il filosofo e teologo Robert Spaemann, secondo cui esistono “potenzialità autodistruttive del moderno”. L’illuminismo - ha proseguito - ha in sé una tendenza che conduce all’eliminazione di Dio, ma “se Dio non esiste, allora cade anche il concetto di verità” cosicchè restano soltanto le prospettive di molti singoli uomini, ma nessuna “vera” prospettiva.
Eliminando dunque la fede e la verità, lo stesso illuminismo cade e rimane solo il nichilismo. Secondo il porporato, rotto il legame tra libertà e verità svanisce il bene dell’umano, e sono almeno cinque i sintomi della "malattia mortale" che ha colpito la libertà. Anzitutto il fatto che sembra non esservi più limite all’uso delle possibilità tecniche con il rischio della tecnocrazia. Poi il profilo capitalista-utilitarista che è andato progressivamente assumendo il mercato e la grande enfasi che ha assunto la categoria di “diritto soggettivo”. Il quarto sintomo riguarda le pratiche educative: l’atto educativo sembra diventato impraticabile perché è diventato impensabile. Mentre il quinto è la separazione del logos dall’eros.
In sintesi, la ragione sembra non essere più capace di stabilire la verità circa il bene, ha evidenziato il
cardinale, così gli umani sembrano asserviti ad una libertà letteralmente impazzita. Per evitare all’uomo di perdere se stesso e farlo rientrare in una condizione di “nuovo umanesimo” in economia, negli ordinamenti giuridici, nel legami sociali, Caffarra ha fatto quindi riferimento alla ben nota parabola del figliol prodigo.
Il testo evangelico racconta infatti che ridotto a pascolare i porci, il figliol prodigo “rientrò in sé stesso”. "Si tratta – ha spiegato l’arcivescovo – dello stesso cammino paradigmatico di sant’Agostino, cioè il riappropriarsi della memoria della relazione: la casa del padre". In questo senso – ha rimarcato – “l’urgenza di un nuovo umanesimo consiste nell’urgenza di ridare spazio e cittadinanza alla ragione metafisica, ad una ragione cioè che riannodi il matrimonio colla sapienza”.
“Ogni uomo ha vissuto in negativo ciò che l’Adamo delle origini aveva vissuto” solo e con gli animali”, ha soggiunto l'arcivescovo di Bologna, tutto cambia nella relazione quando arriva la donna e si ristabilisce il legame con la casa del padre. Per questi motivi – ha concluso - “l'urgenza di un nuovo umanesimo consiste nell’annunciare il volto cristiano del Mistero: il Dio di Gesù Cristo”.

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