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lunedì 10 novembre 2014

«Noi evangelici tra le Sentinelle, perché siamo uomini»

di Andrea Lavelli             10-11-2014

Sentinelle in Piedi a BergamoQuanto sarebbe bello poter girare tra le file delle Sentinelle in Piedi durante una delle tante veglie che continuano a susseguirsi nelle piazze di tutta Italia. Non per lanciare sfottò (o qualcosa di peggio) come qualcuno ha fatto un mese fa, ma semplicemente per ascoltare, per scoprire le tante storie che si intrecciano nelle nostre piazze durante quelle ore di veglia, le tante esperienze, le vite, i sogni e gli ideali che per un’ora al mese si incontrano per difendere qualcosa che va al di là di ogni differenza di pensiero, qualcosa che ha a che fare con l’essenza dell’uomo: la preziosità di ogni vita umana, la famiglia, la libertà di educare i propri figli.
Sarebbe bello poterle intervistare una per una queste “sentinelle”, scoprire ad esempio perché quella ragazza sta leggendo quel libro, perché quell’adolescente ha rinunciato a un sabato pomeriggio di studio, farsi raccontare dai giovani la fatica di testimoniare che “due più due fa quattro” in una ambiente scolastico sempre più preda dell’ideologia.  Scopriremmo davvero tante belle storie. Una di queste è quella che ci racconta Tino Di Domenico, pastore della Comunità evangelica pentecostale di Seriate, che sabato sera ha partecipato alla veglia delle Sentinelle in Piedi a Bergamo, sul Sentierone, con un gruppo di fedeli della sua comunità. Di Domenico sabato era anche il portavoce della veglia bergamasca.
«Come cristiani evangelici siamo già di nostro sentinelle chiamate a vegliare in una società dove purtroppo l’immoralità arriva fino ai luoghi alti della politica, dove si fanno leggi e decreti che minacciano la libertà di esprimersi e i valori della
Parola di Dio», spiega il pastore. «Per questo abbiamo sentito nel cuore di poter essere testimoni della verità: in questo nostro cammino ci guardiamo intorno per trovare delle persone che condividono con noi dei valori». È stato così che i membri della Comunità di Seriate hanno iniziato a prendere parte alle veglie delle Sentinelle per difendere insieme quei valori che vanno al di là del credo religioso e puntano dritti all’uomo. «Ci è sembrato utile e opportuno collaborare con loro… ma non possiamo più dire “loro”, perché sotto l’aspetto della partecipazione al comune intento di testimoniare i valori del matrimonio, dell’adozione e dell’educazione siamo una cosa sola!».
Come tante altre Sentinelle, Di Domenico racconta di essere sceso in piazza con il pensiero rivolto ai suoi figli e nipoti:«Siamo seriamente preoccupati per quanto accade nelle nostre scuole. Oltre a essere pastore sono anche genitore e nonno. La mia preoccupazione più grande oggi è per i miei nipoti che si troveranno a vivere in questa società. Desideriamo essere liberi e avere il diritto di poter educare i nostri figli secondo i nostri principi, come ognuno è libero di farlo, al riparo da decreti e ideologie. Un altro motivo che ci ha spinto ad essere qui», spiega il pastore, «è anche per dissentire con una certa parte della Chiesa evangelica che si sta dimostrando aperta al relativismo che impera oggi nella società e quindi in conflitto con il nostro credo: anche per questo siamo scesi in piazza con le Sentinelle».  L’aspetto più entusiasmante e più indicativo del successo delle Sentinelle è certamente quello di andare oltre alle diverse posizioni in tema di fede o di politica per difendere insieme quei principi fondanti della dimensione umana che oggi vengono avviliti in nome dell’ideologia del gender e di un presunto diritto a comprare e vendere esseri umani.
«Le Sentinelle sono un punto di incontro di persone che, anche se distanti per religione, condividono la voglia di difendere i valori della famiglia e della libertà di espressione», spiega Di Domenico. «Conoscendo tra le sentinelle delle persone cattoliche o di altre confessioni ho avuto l’opportunità di diventare loro amico e poter condividere le nostre diverse esperienze di fede. È una cosa che ci aiuta a camminare insieme. Rimangono comunque fortissime differenze tra noi per quanto riguarda principi biblici o teologici, ma rimane anche un cuore aperto verso chi ha lo scopo di difendere valori cristiani come la vita e la famiglia che possiamo condividere. Poi potremo confrontarci anche su altre cose, ma allora non sarà più uno scontro ma un dialogo che porterà le diverse parti a conoscersi meglio».
A Bergamo in piazza c’era anche Giacomo Ciccone, presidente dell’Alleanza Evangelica italiana: «Organizzando conferenze abbiamo cominciato a conoscere la realtà delle veglie delle Sentinelle e abbiamo sentito il bisogno di partecipare ed esprimere la nostra solidarietà pubblicamente: ci sembrava un modo normale di fare il nostro dovere, soprattutto dopo gli episodi di violenza degli scorsi mesi», spiega. Ciò che ha caratterizzato sin da subitA riaffero le veglie delle Sentinelle è proprio la diversità delle persone partecipanti, il loro essere aconfessionali e apartitiche: in piazza si vedono sacerdoti e religiosi cattolici con i loro fedeli, evangelici, musulmani, mormoni, sikh, ma anche persone che non si riconoscono in nessun credo religioso.
Ecco allora spiegata la forza delle Sentinelle. Di fronte a chi si pone al servizio di un’ideologia che punta a incasellare tutto e tutti, di fronte a chi predicando tolleranza vuole imporre con la violenza quel “pensiero unico” che fa rima con gender, le Sentinelle testimoniano che è possibile costruire una società veramente fraterna e rispettosa delle diverse posizioni e orientamenti solo se si gettano le fondamenta su quelle verità che ogni uomo porta scritte nel cuore: la verità che ogni vita umana è preziosa, la verità che la famiglia si basa sull’unione tra un uomo e una donna e che ogni bambino nasce da un padre e una madre e ha diritto a una madre e un padre, la verità che un’ideologia non può togliere ai genitori il diritto di educare i propri figli.  Non si tratta di ignorare le differenze tra le persone: differenze di credo religioso, di opinione politica, di orientamento sessuale… si tratta di capire che ogni persona ha valore in quanto è, prima di tutto, una persona. Si tratta di difendere quelle verità naturali costitutive dell’uomo che nessuna ideologia potrà soffocare.

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