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domenica 31 gennaio 2016

Vi racconto il popolo del Family Day


Vi racconto il popolo del Family DayLa piazza ormai non basta più a questo popolo, è evidente. C’è da aspettarsi qualche novità anche sul fronte politico. La cronaca di Giovanni Bucchi dal Circo Massimo: persone, parole e sensazioni

A noi la battaglia, a Dio la vittoria”. E’ questo il saluto con cui Massimo Gandolfini congeda la folla del Circo Massimo, una marea immensa di persone riunitasi a Roma per urlare il suo no al ddl Cirinnà sulle unioni gay. Tante, tantissime le famiglie presenti a comporre un popolo variegato e variopinto nel quale il filo conduttore sono le carrozzine con bambini al seguito. Non mancano poi gli anziani, i giovani e giovanissimi, i nonni con nipoti, i semplici cittadini.
A tirare le fila dell’evento sono innanzitutto i Neocatecumenali. Non ci hanno messo soltanto i numeri per riempire la grande distesa, è loro pure la regia dell’evento, sono loro a gestire in massima parte il servizio d’ordine. Le bandiere di altre sigle e associazioni si sprecano, a un certo punto spunta pure uno striscione con scritto Comunione e Liberazione; chi l’ha portato fin lì, non aveva certo l’autorizzazione del leader don Julian Carròn che s’è guardato bene dal concedere il benestare alla manifestazione.
Al microfono si susseguono gli esponenti del Comitato organizzatore “Difendiamo i nostri figli”. Dovevano limitarsi a un breve saluto, ma non capita tutti i giorni di parlare davanti a una folla simile.

Noi ci alzeremo in piedi, da risorti, per amare annunciando lo splendore della Verità

di antonelloiapicca

Family-day

Lettera ai partecipanti al Family Day


Carissimi che partecipate o avreste voluto partecipare oggi al Family Day del Circo Massimo, grazie. Ve lo ripeto con tutto il cuore, grazie, perché state dicendo al Governo, al Parlamento e all’Italia che la vita è una cosa seria. La vostra presenza è la netta e inoppugnabile affermazione che nessuno ha il diritto di travestirla da Bacio Perugina, non importa se gay-friendly o no.
E lo dite opponendovi a un Decreto Legge che vorrebbe contribuire ad equiparare le unioni civili al matrimonio per applicare ad esse i diritti della famiglia naturale così come è riconosciuta dalla Costituzione, e offrire in modo surrettizio la possibilità di adottare dei figli da parte di coppie “omoaffettive” (l’ho sentita l’altra sera a Matrix. Suvvia, perché camuffare con neologismi quella che invece è stata la più grande conquista della civiltà moderna… Per caso l’affezione è più importante della genitalità? Probabilmente si tratta solo di un’escamotage linguistico – ci siamo abituati – per aggirare il fatto incontestabile che si possa generare un figlio solo da un papà e da una mamma. Prepariamoci allora, perché nel prossimo futuro dovremo sentire che un figlio nasce ed è cresciuto dall’affetto, non importa come, quando e dove orientato).
Grazie perché siete lì a testimoniare con la vostra vita che una famiglia non è fondata sull’affetto, sulle pulsioni variabili del nostro intimo, perché ”non c’è, in questo mondo, un’altra immagine più perfetta, più completa di quello che è Dio della famiglia: unità, comunione. Non c’è un’altra realtà umana più corrispondente, più umanamente corrispondente a quel mistero divino” (Giovanni Paolo II).
Non vi è, infatti, solitudine in Dio, come non vi è nella sua creazione più bella, l’uomo: “il Signore

Family Day 2016, in due milioni per dire: Sì alla famiglia, No al ddl Cirinnà

di Andrea Lavelli                                             31-01-2016
Family Day 2016L’area del Circo Massimo inizia già dalla tarda mattinata a riempirsi di una marea di persone. Sono famiglie con bambini piccoli al seguito, tantissimi giovani e adolescenti, persone di diversi movimenti di ispirazione cattolica, ma anche tanti appartenenti ad altre confessioni religiose.
Saranno in due milioni alla fine a riempire il Circo Massimo per una giornata, quella del Family day, che ha davvero il sapore di qualcosa di storico. Perché due milioni di persone hanno deciso di affrontare la fatica di un lungo viaggio pur di metterci la faccia ed essere presenti qui per testimoniare a tutta l’Italia la bellezza della famiglia e soprattutto per dire un secco no al ddl Cirinnà e all’istituzione delle unioni civili, per dire che un figlio non è un diritto, che i bambini non si comprano e gli uteri non si affittano. Perché, dopo il già grande successo della prima manifestazione di Piazza san Giovanni, si tratta dell’ennesima conferma che in Italia in questi anni un popolo ha cominciato ad alzare la testa e a prendere coscienza della sua responsabilità di difendere la verità del matrimonio e i diritti dei bambini.
“Oggi avete cambiato la storia di questo Paese perché una piazza così non si era mai vista: Adesso il palazzo vi ascolti!” ha scandito Mario Adinolfi nel corso della prima parte della giornata in cui hanno preso la parola i membri del Comitato

giovedì 28 gennaio 2016

«Domine, quo vadis?». «A Roma, per essere di nuovo crocifisso». Con Pietro, verso il Circo Massimo

«Domine, quo vadis?». «A Roma, per essere di nuovo crocifisso». Con Pietro, verso il Circo MassimoNarra la leggenda che all’apostolo Pietro in fuga da Roma per scampare alla persecuzione di Nerone, sia apparso sulla via Appia Gesù con la Croce. Alla domanda di Pietro “Domine, quo vadis?”, Gesù avrebbe risposto: “A Roma, per essere di nuovo crocifisso”. Pietro, compreso il rimprovero, tornò sui suoi passi ed affrontò il martirio.

Ecco mi piace immaginare Pietro percorrere a ritroso la via Appia Antica, passare sotto Porta San Sebastiano e, sempre dritto, continuare per via delle Terme di Caracalla fino ad arrivare lì, proprio di fronte al Circo Massimo.

mercoledì 27 gennaio 2016

Paolo VI parla a noi: non dovremo temere di essere minoranza, se saremo fedeli alla verità

Dall'udienza generale di Paolo VI, mercoledì 11 febbraio 1976
Paolo VI parla a noi: non dovremo temere di essere minoranza, se saremo fedeli alla verità«Non pensiamo che tutto sia qui; non crediamo che fin d’ora tutto sia festa per noi. Se vogliamo inaugurare nuovamente e promuovere la civiltà dell’amore non dovremo illuderci di poter cambiare questi anni stretti negli argini del tempo in un fiume di perfetta felicità. Il Signore ora ci dà, sì, la novità della grazia e quindi della sua gioia, ma non ora la gloria, non la perfetta misura di esperienza di Lui, riservata dopo l’ultimo giorno, alla foce del tempo, quando noi saremo simili a Lui, perché Lo vedremo Cosi com’Egli è (1 Io. 3, 2). Noi ora vediamo, come scrive S. Paolo, quasi in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo a faccia a faccia (1 Cor. 13, 12).

Perché accenniamo a questa distanza di tempo e di visuale dal conseguimento della vera e perfetta forma di vita cristiana a noi assegnata? Oh! il perché lo sapete, e questo non deve turbare la nostra sicurezza e la nostra gioia anticipata e sperata. Il perché è la Croce, eretta al valico sommo fra la vita presente e quella futura. La Croce non solo fa parte, ma costituisce il centro del mistero d’amore, che abbiamo scelto come vero e totale programma della nostra rinnovata esistenza. In verità, in verità vi dico, insegnò Cristo al termine dell’ultima cena, voi piangerete e vi rattristerete, e il mondo godrà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia (Io. 16, 20). Egli aveva già detto: Chi ama la propria vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna (Io. 12, 25).

Questo fisso ricordo ci conforterà in questa presente e terrena vicenda non a temere, ma a essere forti; non volubili, ma coerenti; non paghi delle fallaci mercedi del mondo; ma desiderosi del Regno di Dio. Non dovremo temere, un giorno, d’essere forse in una minoranza, se saremo fedeli; non arrossiremo dell’impopolarità, se saremo coerenti; non faremo caso d’essere dei vinti, se saremo testimoni della verità e della libertà dei figli di Dio (Cfr. Rom. 8, 21)».

martedì 26 gennaio 2016

In piazza non perché “semo forti” ma perché è giunta “l’ora di guardia”

gennaio 24, 2016                                   Pippo Corigliano
Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola 
20-giugno-2015-manifestazione-famiglia-roma-volantinoFra le varie iniziative per dissuadere il Parlamento dall’approvare il ddl Cirinnà vorrei rilevare “l’ora di guardia” (così sul web). È promossa da alcuni laici che prendono sul serio le parole di san Paolo agli Efesini: «La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male». Perché di questo si tratta. Il demonio tenta l’uomo promettendogli di diventare come Dio e di decidere lui cos’è bene e cos’è male.
Non è demoniaca la cultura che deride la fedeltà d’amore nel matrimonio, che acconsente alla donna di sopprimere la vita che palpita sotto il suo cuore, di manipolare la vita umana, di far morire i vecchi improduttivi, di corrompere i bambini? Conclude san Paolo: «Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me». Quando è che nel Vangelo Gesù loda qualcuno? Quando trova la fede, come per il centurione romano, l’emorroissa, il paralitico con i suoi amici spericolati.
Ha scritto un santo dei nostri giorni: «In primo luogo, orazione; poi, espiazione; in terzo luogo, molto “in terzo luogo”, azione» (Cammino n.82). Andrò in piazza il 30 gennaio ma non per dimostrare che “semo forti”. Non semo forti, sennò non saremmo arrivati a questo punto. Siamo piccoli e servi inutili però siamo cittadini italiani e quando ci vuole ci vuole.

La verità surrogata nella menzogna che ci spinge al Circo Massimo il 30 gennaio 2016

di antonelloiapicca



Rosyurconsulting_maternità-surrogata_utero-in-affittoGuardate il VIDEO (QUI), e ascoltate attentamente. E’ agghiacciante la tragica naturalezza dell’orrore generato dalla menzogna del demonio. E’ sufficiente questo servizio televisivo per capire perché non si può restare chiusi in casa, in parrocchia o nel proprio movimento il 30 gennaio; se, è ovvio, abbiamo sperimentato, anche solo una volta nella nostra vita, la dolcezza dell’amore di Dio che ci ha strappato dall’abbraccio mortale del demonio.
La nostra lotta infatti è contro di lui, e non contro le creature di sangue e di carne, anzi. Non esistono categorie ma persone, e ciascuna è amata da Dio e dalla Chiesa cosi come è. È la nostra esperienza, quella che ci ha salvato e ci sta plasmando per essere immagine e somiglianza di Dio. Ma ci sono momenti in cui è necessario e doveroso recedere testimonianza alla Verità,  alla bellezza e alla liberta che solo essa genera nelle persone. Lo dobbiamo soprattutto a tutti coloro che si riconoscono nei pensieri, nelle parole e nei gesti che appaiono nel video. E per quanti a tutto questo sono indifferenti, ovunque si trovino.
Il 30 gennaio andiamo al Circo Massimo molto prima che per le nostre famiglie e per i nostri figli,

lunedì 25 gennaio 2016

Effetto Bagnasco: mai tanti vescovi con il Family day

di Lorenzo Bertocchi                                           25-01-2016
Papa FrancescoLa prolusione del cardinale Bagnasco al Consiglio permanente dei vescovi italiani di oggi pomeriggio affronterà certamente il tema caldo delle unioni civili e, più o meno direttamente, farà cenno al Family day di sabato 30. Intanto, ha già preso una certa fisionomia la geografia ecclesiale che si è espressa rispetto all’incontro del Circo Massimo di Roma. Dopo le prime dichiarazioni favorevoli del cardinale Bagnasco, e il recente discorso del Papa alla Rota romana, l’argine si è rotto producendo il classico effetto valanga.
L’ultima in ordine di tempo è la netta e collegiale presa di posizione della Conferenza episcopale del Triveneto. Con un comunicato molto chiaro i vescovi hanno citato papa Francesco per dire che non può esserci confusione tra «la famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo» e «ogni altro tipo di unione». Pertanto, prosegue il comunicato, «una sapiente e chiara regolamentazione dei diritti e dei doveri sia perseguita e realizzata all’interno di un dialogo franco, leale e senza pregiudizi di sorta. In questa materia non sono possibili compromessi al ribasso; si tratta, piuttosto, di fare riferimento alla legge morale naturale». Le parole dei vescovi del Triveneto, pur non indicando espressamente il Family day di sabato 30, sono una chiarissima indicazione di simpatia alla manifestazione promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”.
Con altrettanta parresia si erano espressi i presuli della Liguria, la regione ecclesiale del cardinale Bagnasco. «Le

L'amore di Cristo ha il potere di convertire ogni cuore

Saulo, un uomo lanciato nel fuoco di uno zelo smisurato, aveva incontrato un amore più grande di ogni entusiasmo; gli era arrivato addosso come un fendente, rovesciando la sua vita: una voce improvvisa, una luce che abbaglia, e le certezze che sembravano granito - la storia, i Padri, le tradizioni, l'elezione e l’Alleanza – veniva assorbito nel buio della cecità. Nei lunghi anni di silenzio in Arabia aveva capito: Saulo sapeva, ma non conosceva. Soprattutto, non lo lasciava il ricordo vivo di un giorno amaro di pietre e sangue, e il volto di Stefano, come quello di un angelo inginocchiato sull'altare di un amore incomprensibile che consegnava la vita per lui; le sue parole piene di una sapienza sconosciuta s'intrecciavano con quella voce che lo aveva afferrato e scaraventato giù dalla vita. Era Stefano, ma era anche il Rabbì di Nazaret, erano anche i piccoli che aveva messo in catene. La Verità aveva bussato, senza nessun altro preavviso che quel volto tumefatto di chi, morendo, lo aveva scusato, perdonato, amato; ora iniziava a conoscere ciò che aveva studiato e difeso con ardore; ora che quella misericordia senza condizioni, quel non tener conto delle intenzioni malvagie, degli errori e dei peccati, lo aveva raggiunto e chiamato a seguire e diventare come l'eretico giustiziato sulla Croce; ora ci vedeva, e quel volto di Stefano che gli era sembrato come quello di un angelo era l'amore di Dio fatto carne. Era vero quel morire come un agnello, era vero che il Messia doveva patire come il Servo di Yahwé delle Scritture. Quell'Uomo crocifisso era davvero risorto, era vivo nei suoi discepoli che Saulo perseguitava. Sì, Gesù era il Signore, il Figlio dell'Altissimo. La Storia di salvezza del suo Popolo, le promesse, l'Alleanza, la Terra, la Legge, la Pasqua, le tradizioni, tutto parlava e annunciava Gesù, il Messia atteso. Proprio Colui che il cuore di  Saulo desiderava più d'ogni altra cosa al mondo, ma, come avrebbe poi scritto dei suoi fratelli israeliti, con uno "zelo

domenica 24 gennaio 2016

È Lui che aspettavamo, da sempre



Wikimedia Commons - Daskunstmuseum, CC BY-SA 3.0
Mostra "Christus heute" (2011)La fede non è un salto nel buio. «Che cosa è infatti il cristianesimo? È forse una dottrina che si può ripetere in una scuola di religione? È forse un seguito di leggi morali? È forse un certo complesso di riti? Tutto questo è secondario, viene dopo. Il cristianesimo è un fatto, un avvenimento» (Don Luigi Giussani).
La fede, nel cristianesimo, è essenzialmente un’esperienza fondante che continua a ripetersi nell’arco di una vita. In ebraico la parola fede – emunah – non ha assolutamente la connotazione che siamo soliti conferirgli: essa rimanda a un sostegno, a qualcosa di fermo cui poter appoggiarsi.
Si comprende così perché l’autore della Lettera agli Ebrei scriva che “in Cristo abbiamo come un’ancora della nostra fede”. E’ Cristo il fondamento della fede, e Lui non è un’idea, un sogno, un progetto, è una persona.
Scriveva il cardinale Ratzinger: “Il punto di partenza è l’esperienza della fede come realtà. Il cristianesimo è presenza, il qui ed ora del Signore, che ci sospinge nel qui ed ora della fede e della

venerdì 22 gennaio 2016

Belgio, cani in Chiesa in tutti i sensi. Funerale per un chihuahua, con tanto di liturgia della Parola

Belgio, cani in Chiesa in tutti i sensi. Funerale per un chihuahua, con tanto di liturgia della ParolaC'è del marcio nel regno di Danimarca, diceva Amleto. Ma anche nella Chiesa del Belgio qualcosina che non va sembra esserci. 
Con la sua scomparsa  avvenuta la settimana scorsa in una clinica veterinaria, «Miss Chiwa», chihuahua di 11 anni, ha lasciato un grande vuoto non solo nel cuore dei suoi padroncini Joseph Guns and Sylvana Sonzogni, ma nell’intero quartiere di Auvelais, nella cittadina belga di Sambreville. Miss Chiwa era infatti una celebrità anche per la sua brillante carriera nel mondo della moda canina (aveva posato tra gli altri per il marchio italiano Charlotte’s dress) e per numerosi passaggi televisivi, partecipazione a videoclip ecc.
Per lei è stato organizzato due giorni fa un funerale nella chiesa di Auvelais, con tanto di feretro davanti all’altare, liturgia della Parola e momenti di preghiera.
Il parroco Francis Lallemand ha difeso l’idea sottolineando che «gli animali fanno parte della nostra vita, anche della Bibbia» e che «dal rispetto che dobbiamo avere verso di loro possiamo imparare a rispettarci gli uni gli altri».
Non si ha notizia di provvedimenti delle autorità ecclesiali in merito all’accaduto.

Il meraviglioso scherzo di san Giovanni Bosco ai preti che volevano chiuderlo in manicomio

Alcuni, infatti, andarono a trovarlo e, con tutta carità, presero a dirgli:
– Caro don Bosco, tu, capiscilo, comprometti il carattere sacerdotale! Con le tue stravaganze, con l’abbassarti a prendere parte ai giochi di quei monelli, con l’accompagnarti con loro per le vie e per le piazze, perdi il tuo decoro, desti ammirazione, ti fai ridere appresso!
E siccome don Bosco, sicuro dell’Opera sua, dava segno di non essere persuaso della logica di quegli avvisi, essi andavano continuando:
– Ma tu hai perso la testa! Non ragioni più! Povero e caro don Bosco, non bisogna ostinarsi…Tu non puoi fare l’impossibile! Non vedi che anche la Provvidenza è contraria alla tua opera e che non trovi nessuno che ti voglia affittare un locale?
– Oh la Provvidenza! – esclamò a questo punto don Bosco alzando le mani al cielo -, la Provvidenza mi aiuterà! Lei mi ha inviato questi ragazzi e io non ne respingerò neppure uno, ritenetelo bene! Voi

Papa Francesco: è urgente un nuovo catecumenato per le famiglie



DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO
DEL TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA
Sala Clementina
Venerdì, 22 gennaio 2016


Cari fratelli,
vi do il mio cordiale benvenuto, e ringrazio il Decano per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro.
Il ministero del Tribunale Apostolico della Rota Romana è da sempre ausilio al Successore di Pietro, affinché la Chiesa, inscindibilmente connessa con la famiglia, continui a proclamare il disegno di Dio Creatore e Redentore sulla sacralità e bellezza dell’istituto familiare. Una missione sempre attuale, ma che acquista particolare rilevanza nel nostro tempo.
Accanto alla definizione della Rota Romana quale Tribunale della famiglia[1], vorrei porre in risalto l’altra prerogativa, che cioè essa è il Tribunale della verità del vincolo sacro. E questi due aspetti sono complementari.
La Chiesa, infatti, può mostrare l’indefettibile amore misericordioso di Dio verso le famiglie, in particolare quelle ferite dal peccato e dalle prove della vita, e insieme proclamare l’irrinunciabile verità del matrimonio secondo il disegno di Dio. Questo servizio è affidato primariamente al Papa e ai Vescovi.
Nel percorso sinodale sul tema della famiglia, che il Signore ci ha concesso di realizzare nei due anni

mercoledì 20 gennaio 2016

La Francia abbandona il progetto gender. Hanno vinto le famiglie


R600x__Schermata 2014-06-20 a 21_34_06Parigi. Dovranno farsene una ragione le fanciulle di Osez le féminisme! e del Collectif éducation contre les LGBTphobies, che giovedì dalle pagine del Monde hanno chiesto al ministro dell’Educazione nazionale, Benoît Hamon, di ufficializzare quanto prima la generalizzazione del movimento “Abcd de l’égalité”. Perché il programma scolastico pro gender – promosso dall’ex ministro Vincent Peillon e dall’attuale ministro per i diritti delle Donne, Najat Vallaud-Belkacem, con il pretesto di decostruire gli stereotipi sessuali e di lottare contre le disuguaglianze tra maschi e femmine – non andrà oltre lo stadio della sperimentazione (attualmente sono 275 le scuole coinvolte). Stando a quanto riportato giovedì dal settimanale Express, a conferma delle indiscrezioni diramate dal Figaro qualche settimana fa, Hamon avrebbe deciso di ritirare il programma, sfiancato dalle crescenti proteste dei movimenti di boicottaggio e alla luce dei problemi economici attuativi emersi dal pre-rapporto ministeriale che doveva valutare lo stato della sperimentazione, mettendo così una pietra tombale sull’ipotesi di estenderlo a tutti gli istituti scolastici in vista della prossima rentrée. La decisione, che sempre secondo l’Express avrebbe trovato d’accordo la stessa Belkacem, sarebbe già stata presa il 27 maggio, in seguito a un faccia a faccia a Matignon tra il ministro dell’Educazione nazionale e il premier Valls. Ieri l’entourage di Hamon ha fatto sapere che il ministro si pronuncerà definitivamente a riguardo nei primi giorni di luglio, ma tutto fa pensare che non ci sarà nessuna marcia indietro last minute. Manca solo l’ufficialità dell’ennesimo cambio di rotta del governo, dopo il rinvio sine die della loi famille e il fallimento della legge sul mariage pour tous, certificato dal numero irrisorio di matrimoni omosessuali celebrati fino a oggi.

Hanno vinto le famiglie, che da gennaio rispondono compatte all’appello di boicottaggio pacifico lanciato da Farida Belghoul e dal suo movimento antigender Giornate di ritiro dalla scuola (Jre). Da

Bullismo, famiglia, Stato. Crisi di uno sguardo d’insieme e di fede!


Se dentro o fuori una scuola si individuano sacche elevate di sfrontatezza e spavalderia, significa che sono in picchiata quei valori fondamentali che permettono la crescita di cittadini liberi, onesti, responsabili


BullismoPixabay
Una bambina di 12 anni che si getta da una finestra, perché derisa dai compagni, ci deve scuotere dentro in profondità e farci riflettere seriamente. Da credenti abbiamo il dovere di offrire un contributo di verità e di responsabilità. La Dottrina Sociale della Chiesa propone, come sempre, le indicazioni necessarie a chiunque abbia voglia di non rimanere più legato ai proclami giornalieri di facciata. Non c’è qui da fare un processo contro qualcuno, né speculare sul dramma di una famiglia per quanto successo a Pordenone; tantomeno dare la caccia a presunti responsabili all’interno della scuola frequentata dalla piccola discente.
Il Parlamento si sta interrogando sui fenomeni di bullismo proprio in questi giorni, specie di quelli che prosperano tra le vie telematiche, ma tutto ciò non basta a risolvere il problema. C’è bisogno di uno sguardo d’insieme e di fede, oggi evidentemente in crisi, per non brancolare nel buio, ogni qualvolta che scoppia un caso di violenza tra minorenni. Un popolo credente, come quello italiano, al di là del fatto specifico, deve a mio avviso trovare nella DSC, ma anche nei Testi Sacri, la risposta più veritiera a dei comportamenti adolescenziali che spesso mancano dei principi educativi base.
Da laico, che crede nella libertà d’azione, penso che ogni uomo debba di continuo rafforzare la sua

«Contro le unioni civili, inutili e dannose. Torniamo a Roma il 30 gennaio, ore 12 al Circo Massimo»

di Lorenzo Bertocchi                 20-01-2016
La manifestazione del 20 giugno a RomaIl conto alla rovescia è partito, mentre mancano pochi giorni alla discussione in Aula del ddl Cirinnà, fra dieci giorni a Roma tornerà in piazza il popolo pro-family. Quello che lo scorso 20 giugno riempì piazza san Giovanni per un appuntamento che ha suonato la sveglia a molte orecchie. Quella piazza sbalordì analisti e addetti ai lavori soprattutto per il fatto di essersi auto-convocata, grazie all'impegno di un comitato nato dal basso e capace di tempi di reattività (e risultati) impensabili. Presidente del Comitato “Difendiamo i nostri figli” è il professor Massimo Gandolfini che la Nuova Bussola ha incontrato per chiedere come procede l’ avvicinamento al 30 gennaio.
Allora professor Gandolfini, quale partecipazione vi aspettate?
«Ci aspettiamo una partecipazione di popolo enorme e quindi posso dare innanzitutto la notizia che, per ragioni organizzative, non vi sarà un corteo, come avevamo prospettato, ma sarà un appuntamento di piazza così come fu lo scorso 20 giugno. Il ritrovo per tutti quindi è sabato 30 gennaio alle 12 al Circo Massimo a Roma». (l'accesso al Circo Massimo inizierà alle 12 e la manifestazione inizierà alle 14, ndr)
Quali sono le adesioni alla manifestazione, molti parlano di vari movimenti?
«Le adesioni sono moltissime, ben di più di quelle che saranno date in modo “ufficiale”. Molti movimenti daranno il loro

martedì 19 gennaio 2016

Noi suore di clausura vi chiediamo di andare al Family Day!

di admin @CostanzaMBlog
Senza titolo-1Questa mail che pubblichiamo viene dalle suore di clausura trappiste della Repubblica Ceca e di Vitorchiano. Suor Lucia, badessa delle trappiste di Praga ha mobilitato il suo convento e quello d’origine pregando tutti di andare a Roma per il Family Day.

Carissimo,
dí a tutti da parte mia (puoi girare questo e-mail a chi vuoi) che per amore dei più deboli, i nostri bambini e i nostri ragazzi, DEVONO andare e non fare come Pilato!! Un peccato di omissione può essere peggio di molti altri peccati. Noi qui siamo 25, siamo suore di clausura e non possiamo andare. CHI VUOLE ANDARE AL POSTO DI OGNUNA DI NOI? E’un favore personale che chiediamo a degli amici. Rimborseremo le spese del viaggio.
Noi preghiamo, adoriamo, digiuniamo. Voi andateci. E’ in nome della comunione tra laici e suore di clausura che ve lo chiedo. A Carron dite che ve lo chiediamo noi monache di clausura.
Inoltre assieme a Bagnasco ve lo chiede la chiesa italiana che é rappresentata da lui e non da altri, per la grazia di stato del mandato di presidente.
Gira questo e-mail a tutti. Grazie.
sr Lucia e le sorelle di Naší Paní

Appello giuristi contro ddl Cirinnà. Firmano anche presidenti e vicepresidenti della Consulta

gennaio 19, 2016 Redazione

toga-magistrato-shutterstock_181445384Arrivano a 321 le firme all’appello di giuristi del Centro Studi Livatino. Fra i sottoscrittori presidenti emeriti della Consulta, accademici, magistrati, avvocati, notai



Il 13 gennaio il Centro studi Livatino ha reso pubblico un appello di oltre 100 giuristi – magistrati, avvocati, docenti universitari di materie giuridiche, notai di differenti fori d’Italia – per esprimere preoccupazione e critiche al disegno di legge c.d. sulle unioni civili, primo firmatario il prof. Mauro Ronco.
Nei giorni successivi e fino a oggi sono pervenute numerose altre adesioni che hanno portato le sottoscrizioni a quota 321. Fra coloro che hanno firmato in questa seconda fase ci sono quelle di presidenti o vicepresidenti emeriti della Corte Costituzionale come Riccardo Chieppa e Fernando Santosuosso, che si aggiungono a Paolo Maddalena; di docenti universitari che hanno fatto la storia dell’Accademia in Italia, come Ferrando Mantovani, Pierangelo Catalano, Ivo Caraccioli, di costituzionalisti come Luca Antonini e Felice Ancora, di civilisti come Paolo Papanti Pelletier; di magistrati ordinari con competenza specifica nel settore dei minori come Simonetta Matone, sost. procuratore gen. a Roma e M. Cristina Rizzo, procuratore della Rep. per i minorenni a Lecce, o da poco andati in congedo con immutato prestigio, come Alda Maria Vanoni, già presidente di sez. civile al Tribunale di Milano e Renato Samek Lodovici, già presidente di Corte di assise a Milano, o già componenti del Consiglio Superiore della Magistratura come Antonello Racanelli, Fabio Massimo Gallo e Francesco Mario Agnoli; di magistrati di altre giurisdizioni, come Salvatore Sfrecola, presidente di sezione della Corte dei Conti; di avvocati con incarichi rappresentativi del mondo forense, come Carlo Testa; di notai provenienti dall’intero territorio nazionale.
Il numero e l’autorevolezza delle sottoscrizioni, delle quali si allega con l’elenco completo, conferisce peso maggiore alle critiche al ddl, e fa auspicare in un supplemento di riflessione da parte del Parlamento. Fra le perplessità sollevate: a) la sovrapposizione, contenuta nel ddl, del regime matrimoniale a quello delle unioni civili, la cui sostanza fa parlare a pieno titolo di “matrimonio” fra persone dello stesso sesso, b) il danno per il bambino derivante dall’adozione same sex, con la eliminazione di una delle figure di genitore e la duplicazione dell’altra, c) la circostanza che si giungerebbe direttamente alla legittimazione dell’utero in affitto. Col pretesto di ampliare il novero dei “diritti”, in realtà l’approvazione del ddl moltiplicherebbe mortificazione e danni, anzitutto alle donne e ai bambini. Per questo, in conclusione, l’appello auspica un impegno del Legislatore e delle istituzioni per un rilancio effettivo della famiglia e perché non si proceda oltre nell’approvazione di leggi, come il ddl Cirinnà, ingiuste e incostituzionali.
Per adesioni www.centrostudilivatino.it o info@centrostudilivatino.it . Per info: 329.4105375 – info@centrostudilivatino.it


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lunedì 18 gennaio 2016

La Cei ritrova un presidente, che raddrizza la rotta di Galantino e dei suoi house organ sul family day

La Cei ritrova un presidente, che raddrizza la rotta di Galantino e dei suoi house organ sul family dayIl Family Day del 30 gennaio è un’iniziativa «a difesa della famiglia, del sostegno pieno alla famiglia che non può essere uguagliata da nessun’altra istituzione o situazione. L’obiettivo è decisamente buono» e «assolutamente necessario perché le politiche familiari sono piccolissime»: «la famiglia è il fondamento di tutta la società». Le dichiarazioni fatte ieri dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a margine della messa celebrata in Duomo a Genova, segnano una svolta radicale nell’atteggiamento ufficiale della CEI nei confronti di movimenti e associazioni che sono mobilitati a difesa della famiglia naturale, contro il ddl Cirinnà che vuole il riconoscimento delle unioni civili. «La promozione della famiglia – ha detto Bagnasco - e l’invocazione di sostegni reali, che fino ad adesso sembra che non ci siano, dovrebbe essere una voce unitaria di tutto il Paese, di tutte le famiglie italiane, anche in modo diversificati».

Richiesto di un giudizio sul disegno di legge in questione, il cardinale Bagnasco ha detto che «ci sono diverse considerazioni da fare ma la più importante è che mi sembra una grande distrazione da parte del Parlamento rispetto ai veri problemi dell'Italia: creare posti di lavoro, dare sicurezza sociale, ristabilire il welfare». «Noi vediamo nelle nostre parrocchie – ha proseguito - una grandissima coda di disoccupati, inoccupati, di gente disperata che non sa come portare avanti giorno per giorno la propria famiglia. Di fronte a questa situazione - ha aggiunto Bagnasco - tanto accanimento su determinati punti che impegnano il governo e lo mettono in continua fibrillazione mi pare che sia una distrazione grave e irresponsabile».

Il presidente dei vescovi italiani, pur ricordando che la manifestazione del 30 gennaio «è una

sabato 16 gennaio 2016

Scaldiamo i motori per il Family Day

gennaio 15, 2016 Sentinelle in piedi

In attesa della manifestazione a Roma il 30 gennaio, ecco l’elenco delle città in cui si svolgeranno le veglie



È slittato al 28 gennaio l’inizio dell’iter al Senato del testo sulle cosiddette “unioni civili”, un testo che viene presentato come uno strumento necessario a garantire dei diritti ad una supposta categoria di persone discriminate per il loro orientamento sessuale, ma che ha il solo obiettivo di legittimare il comportamento omosessuale.
Infatti, in discussione non ci sono i diritti dei singoli all’interno di una coabitazione, o diritti di visita in ospedale, piuttosto che eredità da trasmettere a chi si crede più prossimo, tutto questo è già regolamentato dal diritto privato, ma il riconoscimento giuridico civile di diritti delle coppie dello stesso sesso.
Dietro la pressione delle potentissime lobby Lgbt anche il Parlamento, dopo i mass media, i tribunali, la scuola e il pensiero dominante, sta per cedere alla pressione di una minoranza che chiede che venga riconosciuta una relazione sentimentale e sessuale tra persone dello stesso sesso e che la stessa venga equiparata al matrimonio.
Ma una legge non renderà uguali due realtà differenti, poiché non è lo Stato a rendere unite due

venerdì 15 gennaio 2016

Il momento è decisivo: il 30 gennaio a Roma per “la marcia di san Giovanni”

di Costanza Miriano
20 ngiugno terPreparate gli zaini, comprate i biglietti, lavate la macchina (o meglio controllate le gomme), accendete gli elicotteri le navi i treni gli aerei gli alianti, chiedete le ferie al lavoro, fingete mal di testa strappate permessi. Da questa mattina è ufficiale. Si torna in piazza il 30 gennaio. A Roma. Raduno alle 10 e partenza alle 11,30. Marcia su san Giovanni (tacco dodici nella borsa, si cambiano le scarpe all’arrivo). I dettagli sono ancora da definire, in corso i colloqui con le forze dell’ordine.
Lo so, io abito lì, praticamente sotto al palco, per me è facile parlare. So che per qualche famiglia questo sarà uno sforzo organizzativo ed economico sovrumano. So di famiglie che son venute l’altra volta aprendo il salvadanaio, rimanendo senza uno spicciolo. Famiglie che poi non sono andate in vacanza. Non tutti, ma molti di quel milione di persone hanno fatto davvero uno sforzo al di sopra delle possibilità. E poi tutti si sono presi l’acqua il sole e di nuovo l’acqua. Hanno avvolto bambini – molti, moltissimi bambini – in impermeabili di fortuna e si sono tenuti i vestiti attaccati alla pelle. Hanno ripreso la via di casa sfiniti. Ma non hanno mancato l’appuntamento con la storia.
Vi prego, ognuno che sa di qualche famiglia in difficoltà si faccia carico di una situazione. Apriamo

mercoledì 13 gennaio 2016

Appello di giuristi promosso dal Centro Studi Livatino in vista dell’esame del ddl unioni civili

Rilancio della famiglia come riconosciuta dalla Costituzione, no a improprie equiparazioni
In vista dell’esame al Senato del disegno di legge c.d. sulle unioni civili, da giuristi a vario titolo impegnati nella formazione, nell’attività forense e nella giurisdizione, esprimiamo forte preoccupazione per l’insieme del testo prossimo al voto.
  1. L’ordinamento già riconosce in modo ampio diritti individuali ai componenti di una unione omosessuale. Il ddl in questione, pur denominandosi delle unioni civili, in realtà individua un regime identico a quello del matrimonio, riprendendo alla lettera le formule che il codice civile adopera per disciplinare l’unione fra coniugi. Ciò contrasta con la Costituzione, che tratta in modo specifico la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, distinguendola dalle altre formazioni sociali, in considerazione della sua funzione fondamentale e infungibile: è iniquo mettere sullo stesso piano realtà diverse.
  1. Particolarmente iniqua è la previsione – contenuta nel ddl – della possibilità di adottare da parte della coppia same sex, se pure transitando dalla via della stepchild adoption: in tal modo la crescita di un minore all’interno in una coppia omosessuale viene fatta equivalere a quella in una coppia eterosessuale, e il bambino è privato dal legislatore della varietà delle figure educative derivanti dal sesso diverso dei genitori. In base all’orientamento delle Corti europee,

I cattolici slovacchi e il rito della benedizione delle acque: «contro le insidie dei nemici visibili ed invisibili»

Il rito della benedizione delle acque guidato dal metropolita Ján Babjak, arcivescovo della diocesi di rito bizantino di Prešov, in Slovacchia.
Il 6 gennaio la chiesa bizantina celebra l'Epifania o Teofania, festa della manifestazione della Divinità di Cristo.
Questa Festa, detta anche Festa delle Luci, è dopo la Pasqua la maggiore e più sentita delle feste del calendario bizantino.

Tutta l'officiatura è incentrata sul Battesimo di Gesù nel Giordano, ricordato nei Tropari e nel Vangelo (Mt. 3, 3-17) della Divina Liturgia, mentre l'inno «Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Alleluja» cantato in luogo del Trisaghion ci ricorda che questo era nell'antichità uno dei giorni in cui si amministrava il Battesimo.

Alla vigilia vengono recitate le Grandi Ore, ed il Vespro è seguito dalla Liturgia di S. Basilio e quindi dal Megas Aghiasmòs.
Per comodità pastorali questo viene ripetuto la mattina della festa, ed in alcuni casi una terza volta

«Riconosci il tuo peccato, troverai la Misericordia»

di Massimo Introvigne                                  13-01-2016
Papa FrancescoÈ stato presentato oggi in Vaticano il libro Il nome di Dio è misericordia (Piemme), dove Andrea Tornielli intervista Papa Francesco sul tema che è al centro del suo pontificato, la misericordia. Il libro è un’utile e commovente guida all’Anno Santo della Misericordia, e chiarisce in modo netto che la misericordia non ha nulla a che fare con il buonismo o con presunte negazioni della realtà del peccato. Al contrario, il Pontefice spiega che solo chi si riconosce peccatore riesce a incontrare la misericordia di Dio, e che il luogo privilegiato di questo incontro è il confessionale. Il libro comprende cinque diversi nuclei tematici. Il primo è relativo alle fonti del Magistero di Francesco sulla misericordia.
Dall’inizio del suo pontificato, spiega il Papa, ha voluto proporre una Chiesa che «non aspetta che i feriti bussino alla sua porta, li va a cercare per strada, li raccoglie, li abbraccia, li cura, li fa sentire amati», e a tutti annuncia la misericordia. Ma non si tratta, afferma il Pontefice, di una novità. Le fonti ispiratrici di questa proposta sono San Giovanni XXIII, il Beato Paolo VI e soprattutto l’enciclica di San Giovanni Paolo II Dives in misericordia, nella quale il Papa polacco ha affermato che «la Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia, il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore, e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia».
Francesco insiste anche su Santa Faustina Kowalska, l’apostola della Divina Misericordia, la cui devozione unisce San

martedì 12 gennaio 2016

Contro il ddl Cirinnà gli italiani scenderanno ancora in piazza. Intervista a Massimo Gandolfini

Contro il ddl Cirinnà gl'italiani scenderanno ancora in piazza. Intervista a Massimo GandolfiniIl 26 gennaio inizia al Senato la discussione sulle Unioni civili a partire dal testo Cirinnà. Già il 20 giugno 2015 il comitato “Difendiamo i nostri figli” aveva portato in piazza a Roma un milione di persone e ora che ci si approssima all’ora X, il comitato ha indetto una nuova manifestazione. La data precisa ancora non c’è, ma dovrebbe cadere tra gli ultimi giorni del mese e i primi di febbraio. Intanto, facciamo il punto della situazione con Massimo Gandolfini, portavoce del comitato.
Gandolfini, perché tornate in piazza? Cosa chiedete?
Si torna in piazza per difendere la famiglia “società naturale fondata sul matrimonio” e il diritto dei bambini di avere una mamma ed un papà, proteggendoli da infami e becere alchimie ideologiche che vorrebbero un’omogenitorialità, che è innanzitutto contra la natura stessa. Si torna in piazza perché la politica, gli uomini che siedono in Parlamento, sono sempre più lontani e sordi rispetto al sentimento – cuore e mente – della gente comune che non crede in simile alchimie e non vuole infliggere ferite pericolose alla famiglia ed ai propri figli. L’autoreferenzialità della politica – truccata con frasi prive di ogni riscontro reale e vuote di ogni verità, quali: “le gente lo richiede”, “gli italiani attendono da anni” – rende indispensabile una nuova discesa in piazza: se chi ci dovrebbe rappresentare inventa

lunedì 11 gennaio 2016

La Liturgia non è uno show! Non vive di sorprese simpatiche ma di ripetizioni solenni!

"Dietro ai modi diversi di concepire la liturgia - risponde - ci sono, come di consueto, modi diversi di concepire la Chiesa, dunque Dio e i rapporti dell'uomo con Lui. Il discorso liturgico non è marginale: è il cuore della fede cristiana! La liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese " simpatiche ", di trovate " accattivanti ", ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l'attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere "fatta" da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il " successo " in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è lo assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non ne è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge sino a noi. Per il cattolico, la liturgia è la Patria comune, è la fonte stessa della sua identità: anche per questo deve essere " predeterminata ", " imperturbabile ", perché attraverso il rito

domenica 10 gennaio 2016

La battaglia sulla Cirinnà non sia solo in Parlamento

di Peppino Zola                                     10-01-2016
Family Day 2015Caro direttore,
tanti auguri per il 2016, anche se l’anno inizia subito con molte questioni calde. In questo contesto, Ti faccio pervenire copia della lettera che ho spedito in questi giorni ad Alfano e ad alcuni autorevoli membri dell’NCD.
“Carissimi,
sui c.d. “diritti civili”, constato quanto segue:
Il Premier continua a parlare del ddl Cirinnà, persino nella sede totalmente impropria della Borsa di Milano e lo fa anche se precisa che si tratta di una iniziativa parlamentare e non del Governo. Ma se è così, perché ne continua a parlare come Premier? Grave scorrettezza istituzionale.
Il Premier si avvale, per far passare le leggi che gli interessano, di più maggioranze variabili e sa benissimo che il ddl Cirinnà (e il ddl Scalfarotto) passerà con il voto di parte della opposizione.
Come fa un partito come l’NCD, che sostiene con molta lealtà il Governo, accettare che avvengano le cose descritte ai punti precedenti, tra l’altro su questioni di storica e basilare importanza per il futuro della nostra società? Come potete accettare di dare i voti ad una maggioranza che, appena serve, si rivolge anche ad altri, senza alcun pudore ed, anzi, dicendolo apertamente? Non pensate che ne vada della dignità politica del partito?
Per favore, non nascondetevi dietro il dito del voto segreto di coscienza: sapete benissimo che, per quella via, il ddl passerà a larga maggioranza e, quindi, non credo che questa via possa sistemare la nostra di coscienza.
Mi pare che, di fronte a tutto ciò, occorra uno scatto di forza politica che ci rimetta al centro di una proposta che rispetti la

sabato 9 gennaio 2016

Il più incallito peccatore vale quanto la vita di Gesù

Don Antonello Iapicca |                                                 | Takamatsu           

A baby being baptised

Un popolo in attesa del Messia, e un Uomo all'ultimo posto. Gesù in fila scende per ultimo nell'acqua del battesimo, nel fiume che aveva raccolto carni e vite dei poveri, dei piccoli, dei peccatori, immergendosi in quelle acque ormai sporche, ricolme delle speranze e dei fallimenti di “tutto il popolo”.
In Giappone una delle tradizioni più forti e sentite è quella del cosiddetto "o-furo", che consiste nell'immergersi ogni sera in acqua bollente per rilassarsi prima di dormire. Di norma, dopo i figli, l'ultima persona della famiglia che vi entra è la madre, mentre viene riservato agli ospiti l’onore di immergersi per primi. Quel giorno sulle rive del Giordano è stato come accade nelle case dei giapponesi, rivelando il cuore di madre di Gesù.
Entrando per ultimo nelle acque del battesimo ci ha riservato il posto d'onore, quello dei figli e degli ospiti ragguardevoli che entrano così a far parte, in modo specialissimo, della sua famiglia. Nell’episodio del battesimo, Gesù appare come una madre premurosa che, per puro amore, prende l'ultimo posto. Si tratta di un particolare importante. Al Giordano Gesù porta a compimento l'incarnazione, prefigurando la sua discesa sino alle profondità della terra nel momento della sepoltura.
Il luogo del battesimo di Gesù è, infatti, da ritenersi presso le sorgenti più basse del Fiume Giordano,

venerdì 8 gennaio 2016

Burke ai vescovi del compromesso: il giudizio sarà davanti a Dio, non alla Conferenza episcopale

Burke ai vescovi del compromesso: il giudizio sarà davanti a Dio, non alla Conferenza episcopale«Nel 2004 avevo chiesto ai politici cattolici di porre le loro azioni pubbliche coerentemente con la legge morale insegnata dalla Chiesa, altrimenti non sarebbe stato più possibile per loro ricevere la santa comunione. Poiché è uno scandalo violare pubblicamente la legge morale e dopo accedere alla comunione. Nel 2004, quando fui trasferito dalla diocesi di La Crosse  a quella di St. Luois, i giornali ripresero questa affermazione da me fatta. Poco dopo,  nell’incontro estivo della conferenza episcopale degli Stati Uniti, che si tenne a Denver, ci fu una viva discussione su questa pratica disciplinare della Chiesa. Alcuni dei miei confratelli affermarono che non era necessario punire i politici il cui operato politico fosse disordinato. Per me non si trattava di punizione, ma semplicemente di constatare che alcuni non erano disposti a ricevere la comunione. Un vescovo allora mi disse: «Monsignore, voi non potete dire queste cose, perché la conferenza dei vescovi non si è ancora pronunciata a proposito». Gli risposi che la conferenza dei vescovi non può sostituire la missione del vescovo nella propria diocesi, che è quella di governare il proprio gregge e di annunziare la fede. E aggiunsi: «Monsignore, nel giudizio finale, comparirò davanti al Signore, non davanti alla conferenza episcopale!».

Guillaume d’Alancon

giovedì 7 gennaio 2016

Perché ancora in piazza?



Mi pongo questa domanda dopo alcune esternazioni del nuovo Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, che ha preso le distanze dal Family day del 2007 e poi ha parzialmente smentito le sue dichiarazioni pubblicate dal periodico Vita.
Il mio intento non è quello di fare polemiche perché oggi sono la cosa meno necessaria, proprio alla vigilia dell’inizio della discussione sulle unioni civili in Senato, prevista per il 26 gennaio. Il problema non è personale ma culturale, ed è un problema decisivo per il futuro della presenza pubblica dei cattolici italiani.
Il mio scopo è quello di rispondere alla domanda che molti amici si fanno in queste ore: è necessario e utile ritornare in piazza per dire pubblicamente le ragioni della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e quindi ribadire il no a equipararla a ogni altra unione, come avvenne con il Family day del 2007 contro i Dico e come è avvenuto il 20 giugno scorso contro il ddl Cirinná?
Nel 2007 gli unici cattolici ostili al Family day furono i “cattolici adulti” di ispirazione dossettiana,

mercoledì 6 gennaio 2016

Uniti per la famiglia. Probabilmente anche in piazza

gennaio 5, 2016 Simone Pillon

family-day-roma-ansaIl Family Day del 2007 non è stato un fallimento, e oggi si combatte una battaglia non meno impegnativa. Non è una questione solo fiscale, ma antropologica



Dispiace davvero che in questi giorni un amico abbia definito il Family Day del 2007 un fallimento, anzi, “uno dei più grandi fallimenti che abbia visto”.
Ogni volta che il popolo va in piazza si celebra comunque una vittoria di impegno civico e di democrazia realmente popolare. Nel 2007 poi, la vittoria fu piena e assoluta. La proposta di legge sui DiCo – obbiettivo dichiarato della piazza – fu stoppata e per altri 8 anni si perpetuò la magnifica “eccezione italiana” tanto cara a Giovanni Paolo II.
Certo, se misuriamo la questione solo dal punto di vista fiscale, nulla sembra esser cambiato. La famiglia continua ad essere perseguitata dal fisco e mettere al mondo un figlio oggi costa più di una Ferrari. E’ giusto e doveroso chiedere equità fiscale ma soprattutto oggi – a 8 anni di distanza – il problema continua a esser non solo economico ma sempre più antropologico.
Proprio in questa prospettiva sarebbe interessante studiare gli utili effetti di cui beneficiarono le famiglie italiane dopo quella fruttuosa presenza di piazza. Quante persone sono state rassicurate nella loro identità? Quante famiglie hanno ritrovato il coraggio e la meraviglia di esserci? Quante coppie, dopo il Family Day, hanno provato il desiderio di aprirsi nuovamente alla vita? Quante amicizie sono nate? Magari anche qualche famiglia, come alle Gmg… Quante associazioni si sono animate sul territorio…
Il primo problema non è mai stato dunque economico ma identitario, antropologico. E’ stata ed è

martedì 5 gennaio 2016

Credi davvero che un neonato può salvare la tua vita?

Don Antonello Iapicca              | Takamatsu



In questa festa dell’Epifania esplode la gioia. Giunti al culmine del Tempo di Natale arriviamo anche allo zenit della gioia. Pregustata dai pastori la gioia diventa per i Magi “estremamente grande”. Perché?
Fateci caso, essi gioiscono per aver visto di nuovo la stella. Non sono ancora entrati nella casa dove si trovava il Bambino con Giuseppe e Maria. La gioia è dunque precedente all’incontro con Gesù.
Come? Vuoi dire che si può sperimentare una gioia grandissima anche senza vedere Gesù? Sì, e no… Per comprendere dobbiamo metterci ancora una volta sotto la Parola perché ci dica la verità. Se non riusciamo a situarci nel vangelo forse ci commuoveremo, ma non ci sposteremo di un centimetro.
Ogni particolare delle liturgie di Avvento e Natale, ogni Parola proclamata, ogni segno, compreso quello del presepe ci mostra l’Incarnazione come l’umiliazione di Dio.
Abbiamo avuto in questi giorni dinanzi agli occhi un Dio Bambino, dolce, tenero, ma piccolo, debole, fragile, bisognoso di tutto. Un Dio che, sin dall’inizio, ha scelto l’ultimo posto.
Quello che tu ed io non sopportiamo. Sii sincero, credi davvero che un neonato può salvare la tua vita? Al netto del sentimentalismo, intendo. Al netto di risposte da manuale e da catechismo, di quelle che partono in automatico e dicono: certo, l’umiltà, la semplicità, la piccolezza, la povertà, è così che

Dinanzi al Re Bambino apriamo i nostri scrigni e deponiamo tutto, anche i peccati

Don Antonello Iapicca                     | Takamatsu          




I Magi hanno visto la sua stella. Molte stelle illuminano il Cielo, molti uomini lo hanno scrutato cercando cammini buoni e giusti. Molti ma solo questi Magi hanno visto la sua stella. L’inquietudine del cuore, l’insoddisfazione, il desiderio e la speranza animava i loro cuori; forse per questo hanno potuto scorgere lo “spuntare” della sua stella. L’oro e le ricchezze non bastavano a farli felici. L’incenso della gloria non li saziava. La mirra ne denunciava il destino ultimo comune ad ogni uomo. E si sono messi in cammino, alla luce della sua stella.
I Magi sono immagine di ciascuno di noi oggi, affannati, con le feste natalizie ormai alle spalle, e il lavoro da ricominciare, la scuola che aspetta, i giorni da inanellare alla ricerca della felicità. I Magi hanno ricevuto una Grazia unica. I loro occhi hanno potuto riconoscere la sua stella. Tra milioni, una. Quante stelle brillano e non illuminano. Quante stelle davanti ai nostri occhi, a segnare oroscopi e cammini illusori. Ma tra tante una brilla in modo diverso. E’ la Parola, la luce che nella tradizione rabbinica e dei targum ha presieduto alla creazione, e poi all’esodo, e infine segnerà l’avvento del Messia. La luce della Parola che si fa carne. L’unica stella, la sua, che opera ciò che annuncia.
L’opera di questa Parola, la luce fatta stella, è un bambino. Un Dio bambino, l’ultimo di questa terra,