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sabato 2 gennaio 2016

Quando si scatena l’odio contro il Natale e i cattolici

di Gianfranco Amato                            02-01-2016
Il presepe di Pitelli dove è stata rapita la statuetta di Gesù BambinoMotus in fine velocior. Questa espressione aristotelica, con cui si usa indicare l’intensificarsi di un’azione verso la sua fine, rende perfettamente l’idea di ciò che sta avvenendo nell’attuale fase di decadimento della nostra società, e della crescente deriva cristianofobica.  Assistiamo, infatti, ad un’accelerazione finale della parabola discendente che non può non preoccupare. Quattro notizie giunte nell’arco di settantadue ore, dal 29 al 31 dicembre 2015, costituiscono un’ottima conferma di quanto asserisco. Restiamo in Italia. Giunge la strabiliante notizia che da piazza Navona di Roma sono spariti i presepi e le tradizionali bancarelle di dolciumi che hanno tradizionalmente caratterizzato quel luogo storico per tutto il periodo natalizio fino all’Epifania. Al loro posto i bambini romani quest’anno hanno trovato bancarelle “laiche”, di varie organizzazioni onlus come la Croce Rossa, la mezzaluna islamica, Emergency, l’Unicef, Greenpeace e, dulcis in fundo, il Gay Center. Possiamo immaginare il tripudio di felicità dei bimbi romani. Anche nell’Urbe, quindi, trionfo del più becero politically correct, a discapito della tradizione e della cultura cristiana.
Sempre in Italia, nell’arco di tempo di quelle fatidiche settantadue ore che concludono il 2015, si registra un
accanimento demoniaco e senza precedenti contro il presepe. Tre casi assurgono all’onore delle cronache nazionali. Primo episodio. A Seveso, in Brianza, il povero Bambin Gesù è stato decapitato durante la notte tra martedì 29 dicembre e mercoledì 30 dicembre. La statuetta che rappresentava il Salvatore è stata rinvenuta priva del piccolo capo nella mangiatoia del presepe allestito presso la centralissima piazza Cardinal Confalonieri. La testa mozzata del povero Bambinello è stata invece rinvenuta poco lontano sull’asfalto stradale.
Secondo episodio. Nel borgo spezzino di Pitelli, nella notte tra il 30 ed il 31 dicembre, dal presepe allestito in piazza degli Orti è stato rapito il Bambin Gesù. L’intento non era quello di chiedere un riscatto perché la sacra statuetta è stata ritrovata impiccata ad un albero nei pressi della stessa piazza. Duro il giudizio del vescovo di La Spezia, mons. Ernesto Palletti, che ha subito compreso come non si potesse derubricare il grave episodio «ad una semplice bravata». Così scrive, infatti, mons. Palletti al parroco di Pitelli don Giovanni Tassano: «Ho appreso con vivo dolore la notizia dell'atto sacrilego compiuto la scorsa notte ai danni dell'effige di Gesù bambino. Se per il cristiano è un richiamo alla luce del mistero del Figlio di Dio che si è fatto uomo, ogni altra persona in sincera ricerca della verità non può non vedere in esso la bellezza di una vita che nasce. Il gesto deve essere da tutti condannato». Non pare si odano, però, in questo caso, grandi echi di condanna da parte del mondo civile. Tolta, ovviamente, qualche rara eccezione.
Terzo episodio. A Lanuvio, Comune dei Castelli Romani, sempre nella notte del 30 dicembre, ignoti vandali hanno fatto sparire nel cuore della notte il Bambinello del presepe allestito presso la Fontana degli Scogli, sostituendolo con la statuetta di un asino. A condannare il gesto, in questo caso, ci ha pensato l'amministrazione comunale esprimendo «il proprio rincrescimento per l'esecrabile gesto compiuto da ignoti ai danni del presepe che da diversi giorni fa bella mostra di sé all'interno della fontana posta al centro del borgo lanuvino. Nella notte qualcuno ha pensato bene di trafugare la statuina del Bambino Gesù sostituendola con l'asinello. Un gesto blasfemo, che non merita ulteriori commenti se non una ferma e perentoria condanna».
Quest’ultimo episodio di Lanuvio mi ha particolarmente colpito. La sacrilega sostituzione mi ha fatto venire alla mente il celebre graffito di Alessameno, detto anche graffito del Palatino, un’iscrizione datata tra il I e il III secolo d.C. e oggi conservata presso l’Antiquarium del Palatino, che gli archeologi interpretano come irridente nei confronti del culto del cristianesimo. Il graffito rappresenta il corpo di un uomo crocifisso con la testa d’asino, adorato da un altro uomo posto ai piedi della croce, e una scritta in greco antico che letteralmente significa «Alessameno venera [il suo] dio». Sembra tornare, dopo duemila anni, l’accanimento pagano contro i cristiani, non a caso accusati di praticare l’onolatria, ossia l’adorazione di un asino, e il disprezzo rancoroso verso i seguaci di quel Giudeo, bollati ignominiosamente come asini portantes mysteria. Finisce in questo modo l’Anno del Signore 2015.

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