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sabato 9 gennaio 2016

Il più incallito peccatore vale quanto la vita di Gesù

Don Antonello Iapicca |                                                 | Takamatsu           

A baby being baptised

Un popolo in attesa del Messia, e un Uomo all'ultimo posto. Gesù in fila scende per ultimo nell'acqua del battesimo, nel fiume che aveva raccolto carni e vite dei poveri, dei piccoli, dei peccatori, immergendosi in quelle acque ormai sporche, ricolme delle speranze e dei fallimenti di “tutto il popolo”.
In Giappone una delle tradizioni più forti e sentite è quella del cosiddetto "o-furo", che consiste nell'immergersi ogni sera in acqua bollente per rilassarsi prima di dormire. Di norma, dopo i figli, l'ultima persona della famiglia che vi entra è la madre, mentre viene riservato agli ospiti l’onore di immergersi per primi. Quel giorno sulle rive del Giordano è stato come accade nelle case dei giapponesi, rivelando il cuore di madre di Gesù.
Entrando per ultimo nelle acque del battesimo ci ha riservato il posto d'onore, quello dei figli e degli ospiti ragguardevoli che entrano così a far parte, in modo specialissimo, della sua famiglia. Nell’episodio del battesimo, Gesù appare come una madre premurosa che, per puro amore, prende l'ultimo posto. Si tratta di un particolare importante. Al Giordano Gesù porta a compimento l'incarnazione, prefigurando la sua discesa sino alle profondità della terra nel momento della sepoltura.
Il luogo del battesimo di Gesù è, infatti, da ritenersi presso le sorgenti più basse del Fiume Giordano,
ad est di Gerico, il punto più basso della terra emersa, centinaia di metri sotto il livello del mare, secondo studi archeologici e una serie di riferimenti biblici, testi bizantini e medievali, e la tradizione ininterrotta della Chiesa Greca Ortodossa custode dell'area. Gesù si spinge sino alle regioni più remote dello spirito umano, laddove siamo ci siamo persi, incapaci di rialzarci.
Scendendo nelle acque Gesù sperimenta l'abbandono, l'assenza di Dio che svuota la vita e la fa rimbalzare da un peccato all'altro. Quanti uomini si trovano invischiati tra violenze, omicidi, furti, prostituzioni, nelle maglie dei peccati più atroci. Dove non c'è Dio non vi sono più freni, tutto diviene lecito, si smarrisce il valore della vita, e così se ne può fare qualsiasi cosa. Gesù è sceso in quest'abisso di morte, ha varcato il gradino più basso.
Il “Figlio prediletto” si è fatto l’ultimo, dietro il più grande peccatore della storia, perché anche lui, come sospinto da Gesù, possa risalire alla vita e gustare le dolcezze dell'amore di Dio. Giù negli inferi è sceso a cercare le perle smarrite del Padre, i figli dispersi, quelli che, come il figlio prodigo, non hanno più il diritto di essere considerati suoi figli.
In quell'acqua da Lui santificata, ha lavato ogni peccato, ogni macchia, per presentare al Padre, immacolate e splendide, le perle ritrovate, perché riemergendo con Lui dalla morte e dal peccato, ogni uomo possa sentire la voce del Padre che li riaccoglie come il figlio nel quale Egli “si è compiaciuto”. Sì, agli occhi di Dio, anche il più incallito peccatore rimane una perla preziosissima, perché nessuno è spacciato definitivamente. Come nulla è davvero perduto nelle nostre vite.
Il prezzo pagato per il nostro riscatto è stato altissimo, infinito, fuori da ogni mercato, il valore della vita di Gesù, il Figlio di Dio. Tanto valiamo, tanto vale il peggiore e più indurito peccatore. Un pluriomicida, uno stupratore, un violentatore, un pedofilo, un truffatore, un terrorista, ognuno vale quanto la vita di Gesù. È così che Dio ha guardato, e guarda, e guarderà ogni uomo, sino alla fine del mondo, sino all'ultimo sospiro d'ogni vita. Per questo Giovanni Battista afferma che non è e non può essere lui il Messia che il popolo attendeva.
Lui è un profeta che annuncia l’avvento di Qualcuno infinitamente più grande, l’unico Sposo che ha diritto di prendere in sposa l’umanità; Giovanni “non è degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali di Gesù”, secondo le antiche abitudini tribali del medio oriente i matrimoni avvenivano tra famiglie già imparentate e vi erano diritti di prelazione per le donne da prendere in moglie; era proibito sposare una donna se qualcun altro ne aveva più diritto.
Se questi vi rinunciava doveva fare un segno pubblico che lo attestasse, normalmente sulla piazza o davanti alla porta della città: si doveva sfilare un sandalo e consegnarlo a colui al quale cedeva il diritto sulla donna, una testimonianza che valeva come un contratto; per questo, il gesto di sciogliere il legaccio dei sandali significava cedere il diritto che si aveva in precedenza.
Giovanni Battista, mutuando l’immagine di questo gesto, afferma e profetizza l’avvento di “Colui che è più forte” di lui, tanto potente da scendere negli abissi della morte per distruggerla e riscattare e fare sua sposa per sempre nella fedeltà e nell’amore (cfr. Os 2) l’umanità adultera e peccatrice. Giovanni era venuto prima, sembrava avere il diritto di guidare il popolo, aveva mostrato in sé connotati simili al Messia, ma, pur essendo “il più grande tra i figli di donna”, non era nulla “dinanzi al più piccolo figlio del Regno di Dio”, perdonato e salvato da Cristo.
Assorto in preghiera come in una liturgia, Egli ha offerto la sua vita in sacrificio di soave odore, per scendere nelle voragini della terra e così aprire per ogni uomo un cammino di salvezza, una via di fuga verso la libertà. Nelle acque del Giordano Gesù incontra tutti noi peccatori. Ci incontra e ci abbraccia, ci stringe, ci carica sulle spalle e ci riporta in vita, strappandoci dall'assurdo, dalla solitudine, dalle acque luride che hanno gettato fuori l'amore del Padre, le acque melmose dei rancori, dei giudizi, delle mormorazioni, dei tradimenti.
Laddove siamo oggi il Signore scende per “battezzarci in Spirito Santo e fuoco”, il soffio vivificante che ci rigenera nel suo amore ardente. Gesù ha il potere, oggi, di bruciare ogni radice velenosa con la sua Croce e farci risorgere con Lui quali figli nel Figlio. Ormai libero dalle acque della morte, Gesù vede aprirsi il Cielo come Noè dopo il diluvio. Per questo può scendere “la colomba”, immagine dello Spirito Santo. Essa, come l’alito divino che ha creato l’universo, è scampata al diluvio che ha sepolto ogni cosa, e trova finalmente in Gesù riemerso dalle acque come l’arca, la dimora dove poter permanere.
Tutto questo si compie oggi nella nostra vita: possiamo emergere con Gesù dalle acque, alzare lo sguardo verso il Cielo aperto per noi, e lasciare che lo Spirito Santo prenda stabile dimora in noi. Abbandoniamoci all'amore infinito di Dio che, in Cristo suo Figlio, ci riporta alla dignità di figli. Non importa se abbiamo vissuto da schiavi e figli del demonio obbedendo alle sue menzogne, perché Cristo è morto ed è risorto, perché nessuno di noi viva più per se stesso, ma perdendo e donando la vita per amore, come una sposa è sottomessa e obbedisce amorevolmente allo Sposo che ha consegnato se stesso per lei.

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