Hanno vinto le famiglie, che da gennaio rispondono compatte all’appello di boicottaggio pacifico lanciato da Farida Belghoul e dal suo movimento antigender Giornate di ritiro dalla scuola (Jre). Da
quel 24 gennaio, prima giornata di boicotaggio dell’“Abcd de l’égalité”, le adesioni all’iniziativa della Belghoul non hanno mai smesso di crescere, nonostante i reiterati tentativi di ostruzionismo da parte dell’esecutivo. Indifferente alle critiche piovute dai giornali della gauche, Farida, la storica leader del “movimento beur”, ha continuato a marciare e a lottare, con la stessa determinazione di quando, negli anni Ottanta, sbertucciava a Place de la République gli antirazzisti del Ps e di Sos Racisme. E a nemmeno sei mesi dal lancio dell’iniziativa ha già costretto il governo a fare marcia indietro sul suo progetto di rifondazione della scuola. “Sono felice, è sicuramente una vittoria importante, ma non definitiva. La mobilitazione resta necessaria”, dice al Foglio Farida Belghoul. “‘L’Abcd de l’égalité’ è solo il primo tentativo del governo d’introdurre l’ideologia del gender a scuola. Ne seguiranno altri e saranno ancora più insidiosi e surrettizi”. “L’impatto del movimento è marginale”, diceva un certo Vincent Peillon, prima di ricevere il benservito da Hollande, e la penetrazione della teoria del genere nelle scuole è solo “un folle rumor, inventato e alimentato dai reazionari”. A questo proposito, l’ex ministro farebbe bene a rinfrescarsi le idee, dando un’occhiata a un video pubblicato mercoledì sul sito dell’associazione politica Egalité et réconciliation, dove le relatrici del programma di cui è stato il promotore spiegano quali sono, o meglio quali erano, gli obiettivi concordati. Di seguito una breve selezione delle frasi pronunciate dalle relatrici: “La riproduzione degli stereotipi educativi è una cospirazione della società”, “bisogna evitare che la socializzazione differenziale penetri nelle scuole”, “il lavoro di decostruzione deve iniziare dalla tenera età”, “gli stereotipi sono evidenti fin dalla materna: i bambini indossano i pantaloni, le bambine le gonne”. Vedere per credere.
Fonte. Il Foglio