«Dal punto di vista educativo credo sia il momento più grave nella storia della Chiesa italiana da cento anni a questa parte. E mi colpisce negativamente l’insensibilità del mondo cattolico che accetta di essere ridotto nello spazio dell’assistenzialismo riservatogli dal pensiero unico dominante». Monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ha appena compiuto i 75 anni e, come da codice di diritto canonico, ha inviato la sua lettera di dimissioni. Ma non per questo rinuncia a comunicare la sua preoccupazione educativa che lo ha contraddistinto in tutti gli anni di sacerdozio e di ministero episcopale. E sono la cronaca e la realtà politica a stimolare questa riflessione. Nei giorni scorsi infatti è stata rilanciata la notizia della penetrazione delle sette sataniche nel mondo giovanile: ben 240mila adolescenti sono entrati in contatto con il mondo del satanismo, un dato allarmante, neanche nuovo, e che pure non sembra minimamente scuotere il mondo cattolico. «È un dato che mi è ben noto – dice monsignor Negri – perché già alcuni anni fa come Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna abbiamo pubblicato un libro su nuova religiosità e sette, che metteva in risalto la dimensione preoccupante del fenomeno».
Ma la vostra non era soltanto una indagine conoscitiva…Infatti abbiamo messo a nudo la sostanziale debolezza del mondo cattolico e della pastorale giovanile ad accompagnare questi giovani nel confronto con quella che è una vera colonizzazione, per dirla con papa Francesco.
Sono anni che circolano questi dati allarmanti sulla penetrazione del satanismo tra i giovani, ma anche la notizia rilanciata nei giorni scorsi ha registrato un’assenza di reazioni. Si direbbe che quella debolezza è rimasta tale.La notizia è passata ancora una volta come se non avesse alcun rilievo, come se il mondo cattolico accettasse o comunque non si misurasse con una esperienza così terribile. La realtà è che quella del satanismo è una di quelle situazioni in cui i nostri giovani si imbattono e vengono lasciati soli.
Sembra che ormai la Chiesa viva un disagio sulle grandi questioni della vita culturale e sociale del nostro Paese. Prevale il silenzio, il non intervento. Come in occasione del referendum sulla riforma costituzionale per cui si andrà alle urne domenica prossima. È vero, c’è stata forse un po’ di informazione ma c’è stato il silenzio totale su alcune preoccupazioni che la Chiesa e il mondo cattolico non possono non avere in un passaggio nodale come questo che può significare molto in senso negativo per lo sviluppo della nostra vita sociale. Certo che è una scelta non facile perché si devono considerare tutti i fattori che sono in gioco e farli emergere con chiarezza nel dialogo con il nostro popolo. Però è indubbio che siamo di fronte alla eventualità non remota che si creino della condizioni di una vera e propria dittatura, la dittatura del pensiero unico dominante.
Molti ritengono che in fondo questo sia l’obiettivo del premier Renzi.A mio modo di vedere il pericolo più grave non è neanche quello di una dittatura di ispirazione catto-comunista per quanto il catto-comunismo nelle vicende politiche sulla famiglia e sulla vita ha dato una terribile prova di sé in questi anni. Per capire la gravità del momento bisogna anche rendersi conto che oggi l’alternativa a questo sono i grillini, che sono ancora peggiori.
Non sembra che lei abbia molta fiducia in una rinascita dei cosiddetti moderatiLa realtà ci dice che non esiste più una alternativa moderata, sembra una stagione inesorabilmente finita. Il rilancio ogni tanto di personaggi come Berlusconi, o i suoi compagni o colleghi o discepoli risulta veramente inconsistente. Nessuno di questi uomini ha la stoffa dello statista ma soprattutto sembra che manchi un discorso reale, che non può essere l’attenuazione del consumismo borghese e laicista. Dovrebbe essere invece un discorso alternativo sul piano della Dottrina sociale della Chiesa. Non ritengo che ciò che rimane del centrodestra sia in grado di un autentico rilancio della dottrina sociale della Chiesa.
Lei parla di Dottrina sociale, ma non sembra che neanche nella Chiesa questa goda di buona salute.Eppure tocca alla comunità ecclesiale in tutti i suoi livelli e in tutte le sue articolazioni il recupero di una formazione del laicato, di un laicato che in alcune punte espressive non potrà sottrarsi alla responsabilità di entrare nel vivo del problema del bene comune dando il suo contributo originale e significativo. Bisogna formare una nuova classe politica ma non come un problema a sé, ma come termine ultimo di un cammino di educazione del popolo cristiano alla sua identità, al suo ethos, alle sue possibilità di scelte sociali, culturali e politiche. Il magistero della Chiesa negli ultimi decenni, compreso il magistero di papa Francesco, ha sottolineato più volte questa responsabilità educativa. Una Chiesa che non educa è una Chiesa che sostanzialmente accetta l’inesistenza o comunque l’inincidenza a livello culturale, sociale e politico.
Non sembra però che questa responsabilità educativa originale sia molto percepita, neanche dal mondo cattolico impegnato nel sociale, che sembra anzi appiattito sulla mentalità comune.Io credo che ci troviamo in una situazione gravissima, il momento più grave nella storia della Chiesa italiana da cento anni a questa parte. Quel che mi colpisce negativamente è che sembra che la maggior parte del mondo cattolico sia insensibile e accetti invece di schierarsi nello spazio che viene concesso da questo pensiero unico dominante, da questo governo unico dominante che ci restringe negli spazi dell’assistenzialismo cattolico. Anche il mondo anti-cattolico vede bene che qualcuno sollevi la struttura delle istituzioni da questi impegni cui non riesce a fare fronte anche solo per difficoltà economiche. Ma l’assistenzialismo finisce per essere una connivenza con il pensiero unico dominante, che certamente non è cattolico e non è neanche aperto al dialogo serio con il cattolicesimo.