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venerdì 11 novembre 2016

In piazza, si può. Il Family Day ferma il gaymonio
                     
    
di Andrea Zambrano                               11-11-2016
La pagina Twitter del Frente Nacional por la Familia

Per chi pensa che i Family Day non abbiano alcun potere di interferire con l’attività di governi e parlamenti, circa la legiferazione sul matrimonio gay, ecco una smentita a portata di mano. In Messico contro il cosiddetto gaymonio e l’educazione gender nelle scuole erano scesi in piazza oltre due milioni di persone lo scorso settembre in due distinte manifestazioni. La protesta delle camisetas blancas aveva polarizzato il dibattitto politico impegnato a confrontarsi con la proposta del presidente messicano Enrique Peña Nieto di modificare la Costituzione per introdurre il matrimonio gay come diritto umano.
Ma l’iter legislativo si è arrestato prima ancora di arrivare in Parlamento. I deputati messicani membri della Commissione di revisione costituzionale della Camera hanno bocciato senza appello la richiesta del premier per la legalizzazione del matrimonio gay. 19 voti contrari, 8 a favore e un’astensione per porre fine alle velleità del presidente nata da una sentenza della Corte Costituzionale che dichiarò incostituzionali le leggi statali che proibiscono il gaymonio.
Il rifiuto dei deputati rappresenta una novità ed è da ricondurre all’imponente manifestazione di Città del Messico contro la proposta di legge.
Ad opporsi sono stati i deputati del partito conservatore Acción Nacional, il partito Verde Ecologista, il partito Encuentro Social e Nueva Alianza perché la decisione spetta ad ogni singolo stato federale, il quale può legiferare in materia civile. Non è dunque necessaria una Riforma Costituzionale. Un modo per lavarsi le mani, per alcuni, per altri invece un escamotage per passare la palla ai singoli stati, sui quali però il controllo della popolazione è più stretto e marcato.
Quel che è certo è che i parlamentari hanno sancito come l’iniziativa presidenziale presentasse delle “inconsistenze giuridiche”. La palla dunque ora passerà ai singoli stati, ma tornerà indietro depotenziata del carico ideologico che Enrique Peña Nieto gli aveva voluto dare. Un’occasione da parte del nuovo nunzio apostolico in Messico, l’italiano Franco Coppola, per dirsi soddisfatto anche se nelle parole del rappresentante della Santa Sede nel paese centramericano permane una certa ambiguità sulle ragioni di fondo del problema. Coppola infatti ha detto che “il tema del matrimonio omosessuale non deve essere posto in modo da provocare una lotta intestina tra i messicani mandandoli alla conta per vedere chi è favorevole o contrario” e ha invitato tutti gli attori “mettersi attorno a un tavolo per riprendere il dialogo e mettere da parte gli insulti”.
Un riferimento, quello di Coppola, all’Arcivescovo di Città del Messico Norberto Rivera che recentemente si è dovuto scusare per alcune parole giudicate offensive da parte delle comunità omosessuale.
Insomma: scendere in piazza può contribuire a fermare leggi dall’evidente rischio antropologico, anche se alcune gerarchie della Santa Sede, non hanno apprezzato lo stile messo in campo. Sembra quasi di percepire come il popolo del Family day, che ha ricevuto l’appoggio della maggior parte dei vescovi del Paese, debba fare i conti anche con le non chiarite intenzioni della gerarchia vaticana in un gioco di equilibri che il popolo messicano fatica ancora a comprendere.
Intanto il male, almeno stavolta è stato fermato. Ed è stato fermato perché i messicani hanno protestato. Segno che vincere si può. Un monito che potrebbe essere utile anche a queste latitudini dove troppo spesso le iniziative dei movimenti che si sono opposti alla legge Cirinnà sono stati boicottati o ignorati dalle stesse gerarchie ecclesiastiche.
Esulta e non poteva essere altrementi il Frente Nacional por la Familia che si intesta buona pate dei meriti del fallito "golpe" presidenziale. E contemporaneamente rilancia la proposta di legge di iniziativa popolare per inserire nella Carta il riconoscimento del matrimonio come unione stabil di un uomo e una donna. Un'iniziaitiva che è arrivata alla Camera forte di oltre 250mila firme raccolte in poche settimane in tutto il Messico

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