Oltre 400mila persone hanno sfilato a Città del Messico per chiedere al presidente della Repubblica di aprire un dialogo per tutelare famiglie e diritto dei genitori ad educare i figli
“Mi associo ben volentieri ai vescovi del Messico nel sostenere l’impegno della Chiesa e della società civile in favore della famiglia e della vita, che in questo tempo richiedono speciale attenzione pastorale e culturale in tutto il mondo”. Il giorno successivo a quello in cui decine di migliaia di messicani si sono riversati in strada per manifestare contro il tentativo di legalizzare il matrimonio omosessuale, giunge dalla finestra del Palazzo Apostolico, a margine dell’Angelus di ieri, il sostegno di Papa Francesco.
Dopo le mobilitazioni in 122 città del Paese del 10 settembre scorso, il Messico ha conosciuto un nuovo straordinario successo del Frente National por la Familia, il coordinamento di varie associazioni che si è costituito allo scopo di dissuadere il presidente della Repubblica, Enrique Peña Nieto, dalla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e dall’imposizione dell’ideologia gender ad alunni minorenni.
La stampa locale parla di almeno 400mila persone radunate a Città del Messico, sabato scorso. Il bianco è stato il colore che ha monopolizzato l’ingente manifestazione. Un lungo fiume tinto con la sfumatura della purezza ha attraversato festosamente le strade della capitale messicana. Il corteo, partito dall’Auditorio Nacional, ha raggiunto la piazza in cui è situato l’Ángel de la Independencia.
Sotto la statua che raffigura il cherubino, è stato letto un manifesto in dieci punti da sottoporre alla presidenza della Repubblica. I manifestanti chiedono – tra le varie cose – il riconoscimento del matrimonio tra uomo e donna come fondamento della famiglia; la promozione di politiche pro-famiglia; il diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e valori; il diritto dei bambini orfani ad essere adottati da una madre e un padre.
I quattro punti sono racchiusi in una proposta di legge di iniziativa popolare – firmata da oltre 200mila persone – che è stata depositata in Senato nel febbraio scorso, e che attende ancora di essere discussa.
Fernando Guzman, uno degli organizzatori della manifestazione, ha descritto quella di sabato scorso come “una giornata allegra, intensa, propositiva”, durante la quale il popolo messicano ha potuto ribadire la richiesta al presidente Peña Nieto di aprire un dialogo con il Frente National por la Familia.
“Una cosa – ha aggiunto Guzman – è il rispetto pieno delle persone omosessuali, altra cosa è insegnare ai bambini che non sono maschi o femmine, ma che sono ciò che vogliono essere”. Il rappresentante delle associazioni familiari ha affermato che “questo non è giusto, va contro il terzo articolo della Costituzione e contro il diritto dei genitori ad educare i propri figli”.
Attualmente in Messico i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono legali soltanto in alcuni Stati del Paese, ma l’anno scorso la Corte Suprema ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto di tali unioni ed ha avviato così il progetto di riforma guidato dal presidente Peña Nieto. La sua intenzione è di modificare l’art. 4 della Costituzione per riconoscere le nozze gay come “un diritto umano”. Il popolo messicano continua a sfoderare il diritto di chi non può difendersi, i bambini, a crescere in una famiglia composta da madre e padre
Dopo le mobilitazioni in 122 città del Paese del 10 settembre scorso, il Messico ha conosciuto un nuovo straordinario successo del Frente National por la Familia, il coordinamento di varie associazioni che si è costituito allo scopo di dissuadere il presidente della Repubblica, Enrique Peña Nieto, dalla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e dall’imposizione dell’ideologia gender ad alunni minorenni.
La stampa locale parla di almeno 400mila persone radunate a Città del Messico, sabato scorso. Il bianco è stato il colore che ha monopolizzato l’ingente manifestazione. Un lungo fiume tinto con la sfumatura della purezza ha attraversato festosamente le strade della capitale messicana. Il corteo, partito dall’Auditorio Nacional, ha raggiunto la piazza in cui è situato l’Ángel de la Independencia.
Sotto la statua che raffigura il cherubino, è stato letto un manifesto in dieci punti da sottoporre alla presidenza della Repubblica. I manifestanti chiedono – tra le varie cose – il riconoscimento del matrimonio tra uomo e donna come fondamento della famiglia; la promozione di politiche pro-famiglia; il diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e valori; il diritto dei bambini orfani ad essere adottati da una madre e un padre.
I quattro punti sono racchiusi in una proposta di legge di iniziativa popolare – firmata da oltre 200mila persone – che è stata depositata in Senato nel febbraio scorso, e che attende ancora di essere discussa.
Fernando Guzman, uno degli organizzatori della manifestazione, ha descritto quella di sabato scorso come “una giornata allegra, intensa, propositiva”, durante la quale il popolo messicano ha potuto ribadire la richiesta al presidente Peña Nieto di aprire un dialogo con il Frente National por la Familia.
“Una cosa – ha aggiunto Guzman – è il rispetto pieno delle persone omosessuali, altra cosa è insegnare ai bambini che non sono maschi o femmine, ma che sono ciò che vogliono essere”. Il rappresentante delle associazioni familiari ha affermato che “questo non è giusto, va contro il terzo articolo della Costituzione e contro il diritto dei genitori ad educare i propri figli”.
Attualmente in Messico i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono legali soltanto in alcuni Stati del Paese, ma l’anno scorso la Corte Suprema ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto di tali unioni ed ha avviato così il progetto di riforma guidato dal presidente Peña Nieto. La sua intenzione è di modificare l’art. 4 della Costituzione per riconoscere le nozze gay come “un diritto umano”. Il popolo messicano continua a sfoderare il diritto di chi non può difendersi, i bambini, a crescere in una famiglia composta da madre e padre
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