La storia umana è come aggrappata a questa prima e fondamentale  unità. Dalla comunione coniugale nasce la famiglia, dall’amore che  unisce l’uomo e la donna scaturisce il dono della vita, l’impegno  educativo, la maturazione umana e spirituale.
Il legame nuziale non sempre risplende in tutta la sua bellezza, anzi a volte è offuscato dal peccato, non sempre appare come via salutis,  cioè via ordinaria di quella storia di salvezza che Dio scrive nei  solchi della vicenda umana. Per questo, abbiamo bisogno di sposi santi  per ricordare che la salvezza passa attraverso la famiglia.
La santità coniugale e familiare appartiene alla storia della salvezza,  a cominciare da Abramo e Sara, ed ha trovato il suo vertice espressivo  nell’esperienza, certamente irripetibile, di Maria e 
Giuseppe di Nazaret, che troviamo sulla soglia della redenzione. Non possiamo dimenticare Aquila e Priscilla, fedeli e coraggiosi collaboratori di Paolo. Sulla scia di questi sposi, lungo i secoli troviamo tanti altri santi. La santità ha il profumo dell’amore e non poteva non passare per quell’amore che unisce l’uomo e la donna nel vincolo del matrimonio. Quante esperienze di santità hanno il timbro della vita domestica! La grande maggioranza passano inosservate.
Giuseppe di Nazaret, che troviamo sulla soglia della redenzione. Non possiamo dimenticare Aquila e Priscilla, fedeli e coraggiosi collaboratori di Paolo. Sulla scia di questi sposi, lungo i secoli troviamo tanti altri santi. La santità ha il profumo dell’amore e non poteva non passare per quell’amore che unisce l’uomo e la donna nel vincolo del matrimonio. Quante esperienze di santità hanno il timbro della vita domestica! La grande maggioranza passano inosservate.
Nella storia della Chiesa non sono mai mancati i santi sposati  riconosciuti. Ma dobbiamo anche aggiungere che, salvo eccezione,  raramente hanno avuto una qualche rilevanza sul piano ecclesiale. In  alcuni casi, la dimensione coniugale, che ha segnato una parte rilevante  della loro vita, non è stata neppure evidenziata. Per citare alcuni  nomi di santi sposati: nei primi secoli troviamo Monica, mamma di  Agostino e Paolino da Nola. Nel Medioevo Elisabetta di Ungheria, Luigi  IX di Francia, Brigida di Svezia, Francesca Romana, Rita da Cascia,  Tommaso Moro, Angela da Foligno, Giovanna Francesca de Chantal, Stefano  di Ungheria, Caterina da Genova, Omobono di Cremona. Nell’epoca moderna:  Anna Maria Taigi, Antonio Federico Ozanam, Giuseppe Toniolo, Gianna  Beretta Molla.
Nella Mulieris dignitatem, la Lettera dedicata al ruolo e alla  missione della donna, Giovanni Paolo II ricorda quelle «madri di  famiglia, che coraggiosamente hanno testimoniato la loro fede ed  educando i propri figli nello spirito del Vangelo hanno trasmesso la  fede e la tradizione della Chiesa» (n. 27). Le parole del Papa sono  un’eco fedele della storia della santità che attraverso tutti i secoli  danno sempre abbondanti frutti di grazia.
La dimensione coniugale. Nella gran parte dei casi si tratta  di santi sposi ma non coppie di sposi. Negli ultimi decenni qualcosa è  cambiato. Il Sinodo sulla missione dei laici (1987) ha chiesto  espressamente di scoprire e valorizzare la vocazione coniugale alla  santità. Qualche anno dopo, nella Lettera Tertio Millennio ineunte (1994)  che annunciava il grande giubileo, Giovanni Paolo II chiedeva ai  Vescovi di fare più attenzione alle testimonianze dei santi sposi  presenti nella Chiesa locale. Queste sollecitazioni hanno permesso di  leggere meglio nella propria storia. In alcuni casi c’erano già delle  cause aperte, come quella di Luigi e Zelia Martin, ma nella maggior  parte dei casi, sono state proprio queste indicazioni magisteriali a  sollecitare le Chiese locali.
Tante di queste storie ora sono al vaglio della Congregazione per le  cause dei Santi. Recentemente è stata riconosciuta l’eroicità delle  virtù dei coniugi Sergio e Domenica Bernardini (umili contadini della  provincia modenese) e di Giulia Colbert, marchesa di Barolo (nobildonna  piemontese), sposa di Carlo Tancredi. La santità non conosce confini  geografici, culturali ed economici. Sono solo gli ultimi santi sposati  di una lista che nei prossimi anni è sicuramente destinata a crescere.
Tra questi sempre più numerosi testimoni della santità coniugale,  vorrei fare almeno un cenno ai Beati Luigi e Zelia Martin: la loro è una  storia di una santità che probabilmente sarebbe rimasta nascosta se non  avesse generato una figlia come Teresa di Lisieux. Ma la Provvidenza ha  voluto far emergere, accanto alla santità verginale della figlia, anche  la santità coniugale dei genitori. Un intreccio fecondo che mostra il  valore della reciprocità vocazionale.
La santità coniugale ci interessa – dovrebbe interessare tutti  – perché la testimonianza concreta di sposi che hanno accolto e vissuto  fedelmente la sfida del Vangelo è una parola insostituibile per  promuovere la spiritualità delle coppie di oggi. I santi non hanno  bisogno della nostra pubblicità, siamo noi che abbiamo bisogno di  mettere in piena luce l’esperienza che essi hanno vissuto per donare un  modello agli sposi di oggi, che spesso faticano e arrancano, e rischiano  di accomodarsi nella placida mediocrità della valle piuttosto che  salire sul santo monte.
Se la famiglia è un passaggio obbligato del Vangelo, se tutto nasce  in famiglia, dobbiamo allora concludere che la santità coniugale e  familiare offre un importante e decisivo contributo alla nuova  evangelizzazione. È questo il desiderio ed è anche l’augurio più bello  che faccio a tutti voi che leggete.
 
 
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