Dall'udienza generale di Paolo VI, mercoledì 11 febbraio 1976
Perché accenniamo a questa distanza di tempo e di visuale dal conseguimento della vera e perfetta forma di vita cristiana a noi assegnata? Oh! il perché lo sapete, e questo non deve turbare la nostra sicurezza e la nostra gioia anticipata e sperata. Il perché è la Croce, eretta al valico sommo fra la vita presente e quella futura. La Croce non solo fa parte, ma costituisce il centro del mistero d’amore, che abbiamo scelto come vero e totale programma della nostra rinnovata esistenza. In verità, in verità vi dico, insegnò Cristo al termine dell’ultima cena, voi piangerete e vi rattristerete, e il mondo godrà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia (Io. 16, 20). Egli aveva già detto: Chi ama la propria vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna (Io. 12, 25).
Questo fisso ricordo ci conforterà in questa presente e terrena vicenda non a temere, ma a essere forti; non volubili, ma coerenti; non paghi delle fallaci mercedi del mondo; ma desiderosi del Regno di Dio. Non dovremo temere, un giorno, d’essere forse in una minoranza, se saremo fedeli; non arrossiremo dell’impopolarità, se saremo coerenti; non faremo caso d’essere dei vinti, se saremo testimoni della verità e della libertà dei figli di Dio (Cfr. Rom. 8, 21)».
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