4 febbraio 2016
Il dibattito sulle unioni civili e la discussa legge Cirinnà, specie dopo il successo del Family Day, è ancora molto vivo. La Fedequotidiana, su questo tema, ha ascoltato l’ opinione di Monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina.
Eccellenza Sigalini, qual è il suo giudizio complessivo su questa legge?
La trovo totalmente negativa e mi spingo un tantino oltre. La valuto persino immorale. Se per lo stato può andar bene, e lo dubito, non si può dire la stessa cosa dal punto di vista del credente.
Perchè immorale?
Non solo immorale, orribile. Prima di tutto per la ragione che pretende di equiparare nella sostanza il matrimonio, e dunque la famiglia tradizionale, alle unioni civili. Ovviamente, non è così. La sola famiglia, quella vera, è composta da un uomo e una donna uniti in matrimonio col fine procreativo. Due uomini che vivano assieme o due donne, sicuramente, lo dice la natura, non possono generare e allora, che tipo di famiglia è mai questa? Questo tipo di unioni non sono assolutamente accostabili al mtrimonio. Senza dubbio, esistono da tutelare diritti individuali per le persone omosessuali e nessuno
su questo alza barricate, ma la via da seguire non è quella incautamente percorsa dalla legge Cirinnà”.
Esiste anche lo scoglio delle adozioni…
Pure da questo punto di vista, la legge è fortemente sbagliata. Il bambino ha diritto ad una piena, armoniosa genitorialità che viene assicurata dalla presenza di un padre uomo e madre donna. L’interesse primario da garantire è sempre quello del minore e mai dei genitori e invece questa legge va in senso inverso. Si pensa che il figlio sia un diritto da avere ad ogni costo. Questa legge è inaccettabile e persino immorale”.
Potrebbero aprirsi spiragli alla pratica dell’ utero in affitto..
” E’ una pratica detestabile, come l’ aborto. L’ utero in affitto spalanca la via ad una sorta di mercato dei bambini che poi alla età adulta si chiedono, chi è mia madre, dove sta? Con ogni conseguenza negativa sulla salute mentale. Dire di no a questa legge non è una battaglia di fede, come qualcuno dice, ma solo il desiderio di rimettere le cose al loro posto e in ordine. Putroppo siamo al cospetto dei frutti di una società secolarizzata.
Parliamo infine di Medjugorje, qual è la sua idea?
Mi allineo alla posizioni della Chiesa che nella sua saggezza dice che non vi è prova di soprannaturalità nelle apparizioni, ma neanche il contrario e allora occorre aspettare. Io credo a Medjugorje, ci sono andato e ci vado, non lo nego. L’albero si giudica dai suoi frutti e mi pare che quelli prodotti a Medjugorje siano buoni, la gente si converte spesso, cambia vita, si accosta ai sacramenti. Non possiamo demonizzare quel posto.
Bruno Volpe
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