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martedì 22 settembre 2015

"C'è un genocidio di cristiani". Tocca agli Usa avvisare la Ue

L'Europa che si preoccupa di gelati e antibiotici non trova il coraggio di spendere una parola per le stragi quotidiane dei jihadisti dell'Isis

Il 9 settembre è stata depositata al Congresso americano una proposta di risoluzione bipartisan, che denuncia a chiare lettere il genocidio dei cristiani per mano dei tagliagole delle bandiere nere.
Il Papa ne dovrebbe parlare con lo speaker della Camera Usa, John Boehner, durante la sua visita a Washington. Dall'altra parte dell'Oceano, al parlamento di Strasburgo, non si è neppure riusciti a raccogliere le firme necessarie per una giornata sulla persecuzione dei cristiani, nonostante i convinti e ripetuti tentativi dell'eurodeputata della Lega, Mara Bizzotto.
La risoluzione numero 75 chiede al Congresso degli Stati Uniti, di denunciare che i responsabili «delle atrocità contro i cristiani e altre minoranze (…) tra cui gli yazidi, i turcomanni ed i curdi bersagliati specificatamente per motivi etnici e religiosi commettono crimini di guerra, contro l'umanità e genocidio».
La risoluzione è stata presentata dal repubblicano Jeff Fortenberry del Nebraska e dalla democratica Anna Eshoo della California. «I cristiani e le altre minoranze etniche e religiose sono state assassinate, soggiogate, costrette ad emigrare e hanno sofferto gravi danni fisici e psicologici, tra cui la riduzione in schiavitù e abusi sessuali, inflitti in modo intenzionale e calcolato», si legge nella risoluzione che dovrà venir votata dal Congresso.
«Queste atrocità sono perpetrate con il preciso intento di realizzare l'eliminazione e l'esodo forzato
delle comunità colpite e la distruzione del loro patrimonio culturale», sostengono i due rappresentanti repubblicano e democratico.
«La cristianità nel Medio Oriente è distrutta - ha dichiarato Fortenberry, relatore della risoluzione-. I cristiani in Iraq e Siria sono in balia del barbaro assalto dello Stato islamico. È un genocidio. La comunità internazionale deve affrontare il silenzio su questa scandalosa situazione». La risoluzione, dopo gli Stati Uniti, verrà proposta anche ad altri parlamenti del mondo. Quello italiano, in nome del politicamente corretto, avrà difficoltà ad approvare parole così chiare e nette.
Eshoo, la firmataria democratica della risoluzione, non ha dubbi: «Bisogna chiamare i fatti con i loro nomi. Quello che sta accadendo (ai cristiani) in Medio Oriente è un genocidio». La rappresentante al Congresso ha la madre armena ed il padre di origini assire irachene.
La risoluzione contro il Califfato è stata fortemente sollecitata d vari gruppi cristiani, che l'11 settembre, anniversario dell'attacco alle Torri gemelle, hanno incontrato 250 rappresentanti e funzionari del Congresso per appoggiarla. Il democratico dell'Illinois, Daniel Lipinski, ha aderito alla campagna, come il repubblicano Ted Poe del Texas.
Al contrario, in Europa, culla della cristianità, l'europarlamentare della Lega, Mara Bizzotto, ci ha provato per ben due legislature a far passare almeno una giornata sulla persecuzione dei cristiani. Nel 2013, l'allora rappresentante della politica estera comune, Catherine Ashton, l'aveva bocciata con queste parole: «L'Ue non crede che una “giornata europea” contro la persecuzione e la discriminazione dei cristiani nel mondo possa portare un valore aggiunto». Peccato che l'Europa abbia adottato addirittura delle giornate per il gelato artigianale, gli antibiotici e l'ecoinnovazione. Quest'anno la leghista veneta ci ha riprovato raccogliendo 110 firme di europarlamentari di tutti gli schieramenti. Non abbastanza: il quorum è di 376. L'argomento affrontato senza se e senza ma al Congresso Usa, da questa parte dell'Oceano è tabù.

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