Al Convegno Pastorale Diocesano 2015, il cardinale Vicario di Roma ha tenuto la relazione conclusiva, il cui tema fondamentale è la centralità dei genitori, affrontando anche il tema dell’immigrazione
Roma, Gianluca Badii
Si è tenuta ieri nella Basilica di San Giovanni la seconda tappa del Convegno Pastorale Diocesano 2015, dal titolo Noi genitori testimoni della bellezza della vita vi trasmettiamo quello che abbiamo ricevuto, alla presenza del Cardinal Vicario Agostino Vallini e di Mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Roma.
Tema principale dell’incontro, rivolto particolarmente ai catechisti e agli operatori pastorali della Diocesi, è stata la relazione conclusiva del Convegno, scritta e presentata dal Cardinale stesso.
Nel segno di un’iniziazione cristiana intesa non come preparazione ai sacramenti, ma come avvio ad una vita cristiana attraverso la grazia dei sacramenti, si è ribadita l’importanza del coinvolgimento dei genitori di ragazzi e fanciulli, nonostante proprio questo coinvolgimento risulti, come ha dichiarato il cardinal Vallini “l’anello debole della nostra pastorale”.
Leitmotiv della relazione è stato infatti “la centralità dei genitori è la carta vincente”.
Partendo da questa considerazione, la relazione getta le basi e le linee guida per una nuova pastorale,
in cui parroci, sacerdoti e catechisti devono “fare un patto, un’alleanza educativa con i genitori”, volta a concentrarsi non più solo sui bambini e sui ragazzi, ma sulla famiglia nella sua totalità.
Il richiamo al Papa e al prossimo Sinodo è dunque esplicito: “il Papa, con il prossimo Sinodo, ci dice chiaramente che occuparsi della famiglia vuol dire essere una Chiesa in uscita; incoraggiare i giovani a sposarsi e diventare genitori significa occuparsi dell’uomo; accogliere con amore le famiglie ferite vuol dire andare verso le periferie. In presenza di una cultura che il matrimonio e divenire genitori, è centrale far riscoprire la bellezza del matrimonio”.
Le parole guida per aiutare i genitori a riscoprire la fede e trasmetterla i figli sono accogliere e accompagnare. Secondo Vallini infatti, la parrocchia deve essere in grado prima di tutto di far sentire ai genitori “un’aria di casa”, mettendo da parte freddezza e burocrazia e rinnovando un atteggiamento aperto all’ascolto. Tuttavia, la sola accoglienza non è sufficiente, si deve imparare “l’arte di accompagnare i genitori”. Tale arte rappresenta la sfida più grande della Pastorale e di conseguenza il capitolo più ampio della relazione. La sua realizzazione è possibile solo con la presenza simultanea di più fattori: la presenza di catechisti capaci e preparati, in grado di accogliere e percepire le diverse sensibilità; la disponibilità dei sacerdoti e dei parroci all’ascolto e al dialogo; i contenuti della proposta Pastorale, non preconfezionati per tutti ma da mediare ai singoli attraverso relazioni personali.
I genitori e le famiglie vivono oggi condizioni sociali critiche, accompagnate spesso da “ferite familiari” che fanno aumentare in loro il bisogno e il desiderio di speranza; per questo motivo, incalza Vallini, “i genitori prima di ascoltare, vogliono essere ascoltati. Solo quando un clima di confidenza e di fiducia si sarà instaurato, allora saranno disposti ad aprirsi e a partecipare”.
Non è mancata una riflessione sull’importanza della domenica: “Grande importanza dobbiamo dare alla domenica. È la grande opportunità che ci è data di far crescere la fede e l’appartenenza alla famiglia di Dio. La festa del giorno del Signore inizia a casa, bisogna aiutare le famiglie a salvare la domenica come il giorno della famiglia, della tavola ben preparata e di un buon pranzo, della cura dell’abbigliamento, distinguendo la domenica dai giorni feriali. Sia poi molto curata la celebrazione: sia bella, bene animata, coinvolgente”.
Ultimo punto della relazione conclusiva è stato il rapporto tra famiglia, scuola e iniziazione cristiana, in cui si rinnova l’impegnativa sfida di creare un collegamento tra scuola, parrocchia o più specificatamente il parroco e i genitori.
Proprio in questo contesto, il cardinale Vallini si è distaccato dalla relazione, pronunciando a braccio un appello a tutti i presenti: “Quella degli insegnamenti gender è una problematica che si sta sempre più sviluppando. Adesso si stanno attuando addirittura i corsi di formazione per gli insegnanti del Comune di Roma. Mi chiedo perché i genitori, che sono i primi e i più importanti educatori dei propri figli, non si riuniscono e non si battono per evitare questi insegnamenti? Anche noi possiamo intervenire in questo dibattito, ad esempio perché non portiamo proposte diverse ed innovative quando le scuole realizzano i POF, ovvero i Piani dell’Offerta Formativa? La teoria del gender non è una teoria scientifica del quale è impossibile fare a meno! La scuola deve apportare insegnamenti che rispettino la natura della famiglia. So che non si sono lette molte nostre dichiarazioni su questo tema, ma questo non significa che non ci stiamo lavorando. Vi prego fate qualcosa, aiutateci a combattere il gender!”.
Finito l’appello, che ha suscitato il forte plauso da parte di tutti i partecipanti, il Cardinale ha voluto parlare del problema dell’immigrazione, anche stavolta discostandosi dalla relazione scritta: “so che la situazione dell’immigrazione è molto delicata ma noi, in quanto Chiesa Cattolica, non ci possiamo chiudere, dobbiamo accogliere. Come ha detto il Papa, stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzetti e per questo siamo chiamati a fare qualcosa. In ballo non c’è solo l’Italia ma l’Europa intera. Un’Europa che però è triste chiusa, un’Europa che sempre più è delle banche e non dei cittadini e dei poveri”.
Ha chiuso il Convegno Pastorale Diocesano, monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas Diocesana di Roma, intervenendo anch’egli sul tema dell’immigrazione: “vi chiediamo di comunicare alla Caritas le disponibilità delle singole parrocchie ad ospitare famiglie di immigrati. Così, potremmo creare un database e gestire le varie richieste di accoglienza. Parrocchie, santuari, conventi, ordini religiosi, famiglie e chiunque altro è disponibile può scrivere all’indirizzo mail direzione@caritasroma.it. Abbiamo anche intenzione di formare un Ufficio Pastorale dell’Immigrazione e di tenere corsi di formazione sul tema dell’immigrazione e sul significato dell’accoglienza. Dobbiamo creare una società civile e religiosa in cui le persone possano convivere pacificamente nonostante le differenze razziali, etniche, religiose e sociali. Non dimentichiamoci ciò che insegna la seconda lettura della scorsa domenica, ratta dalla lettera di San Giacomo Apostolo: senza le opere, la fede è morta!”.
Tema principale dell’incontro, rivolto particolarmente ai catechisti e agli operatori pastorali della Diocesi, è stata la relazione conclusiva del Convegno, scritta e presentata dal Cardinale stesso.
Nel segno di un’iniziazione cristiana intesa non come preparazione ai sacramenti, ma come avvio ad una vita cristiana attraverso la grazia dei sacramenti, si è ribadita l’importanza del coinvolgimento dei genitori di ragazzi e fanciulli, nonostante proprio questo coinvolgimento risulti, come ha dichiarato il cardinal Vallini “l’anello debole della nostra pastorale”.
Leitmotiv della relazione è stato infatti “la centralità dei genitori è la carta vincente”.
Partendo da questa considerazione, la relazione getta le basi e le linee guida per una nuova pastorale,
in cui parroci, sacerdoti e catechisti devono “fare un patto, un’alleanza educativa con i genitori”, volta a concentrarsi non più solo sui bambini e sui ragazzi, ma sulla famiglia nella sua totalità.
Il richiamo al Papa e al prossimo Sinodo è dunque esplicito: “il Papa, con il prossimo Sinodo, ci dice chiaramente che occuparsi della famiglia vuol dire essere una Chiesa in uscita; incoraggiare i giovani a sposarsi e diventare genitori significa occuparsi dell’uomo; accogliere con amore le famiglie ferite vuol dire andare verso le periferie. In presenza di una cultura che il matrimonio e divenire genitori, è centrale far riscoprire la bellezza del matrimonio”.
Le parole guida per aiutare i genitori a riscoprire la fede e trasmetterla i figli sono accogliere e accompagnare. Secondo Vallini infatti, la parrocchia deve essere in grado prima di tutto di far sentire ai genitori “un’aria di casa”, mettendo da parte freddezza e burocrazia e rinnovando un atteggiamento aperto all’ascolto. Tuttavia, la sola accoglienza non è sufficiente, si deve imparare “l’arte di accompagnare i genitori”. Tale arte rappresenta la sfida più grande della Pastorale e di conseguenza il capitolo più ampio della relazione. La sua realizzazione è possibile solo con la presenza simultanea di più fattori: la presenza di catechisti capaci e preparati, in grado di accogliere e percepire le diverse sensibilità; la disponibilità dei sacerdoti e dei parroci all’ascolto e al dialogo; i contenuti della proposta Pastorale, non preconfezionati per tutti ma da mediare ai singoli attraverso relazioni personali.
I genitori e le famiglie vivono oggi condizioni sociali critiche, accompagnate spesso da “ferite familiari” che fanno aumentare in loro il bisogno e il desiderio di speranza; per questo motivo, incalza Vallini, “i genitori prima di ascoltare, vogliono essere ascoltati. Solo quando un clima di confidenza e di fiducia si sarà instaurato, allora saranno disposti ad aprirsi e a partecipare”.
Non è mancata una riflessione sull’importanza della domenica: “Grande importanza dobbiamo dare alla domenica. È la grande opportunità che ci è data di far crescere la fede e l’appartenenza alla famiglia di Dio. La festa del giorno del Signore inizia a casa, bisogna aiutare le famiglie a salvare la domenica come il giorno della famiglia, della tavola ben preparata e di un buon pranzo, della cura dell’abbigliamento, distinguendo la domenica dai giorni feriali. Sia poi molto curata la celebrazione: sia bella, bene animata, coinvolgente”.
Ultimo punto della relazione conclusiva è stato il rapporto tra famiglia, scuola e iniziazione cristiana, in cui si rinnova l’impegnativa sfida di creare un collegamento tra scuola, parrocchia o più specificatamente il parroco e i genitori.
Proprio in questo contesto, il cardinale Vallini si è distaccato dalla relazione, pronunciando a braccio un appello a tutti i presenti: “Quella degli insegnamenti gender è una problematica che si sta sempre più sviluppando. Adesso si stanno attuando addirittura i corsi di formazione per gli insegnanti del Comune di Roma. Mi chiedo perché i genitori, che sono i primi e i più importanti educatori dei propri figli, non si riuniscono e non si battono per evitare questi insegnamenti? Anche noi possiamo intervenire in questo dibattito, ad esempio perché non portiamo proposte diverse ed innovative quando le scuole realizzano i POF, ovvero i Piani dell’Offerta Formativa? La teoria del gender non è una teoria scientifica del quale è impossibile fare a meno! La scuola deve apportare insegnamenti che rispettino la natura della famiglia. So che non si sono lette molte nostre dichiarazioni su questo tema, ma questo non significa che non ci stiamo lavorando. Vi prego fate qualcosa, aiutateci a combattere il gender!”.
Finito l’appello, che ha suscitato il forte plauso da parte di tutti i partecipanti, il Cardinale ha voluto parlare del problema dell’immigrazione, anche stavolta discostandosi dalla relazione scritta: “so che la situazione dell’immigrazione è molto delicata ma noi, in quanto Chiesa Cattolica, non ci possiamo chiudere, dobbiamo accogliere. Come ha detto il Papa, stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzetti e per questo siamo chiamati a fare qualcosa. In ballo non c’è solo l’Italia ma l’Europa intera. Un’Europa che però è triste chiusa, un’Europa che sempre più è delle banche e non dei cittadini e dei poveri”.
Ha chiuso il Convegno Pastorale Diocesano, monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas Diocesana di Roma, intervenendo anch’egli sul tema dell’immigrazione: “vi chiediamo di comunicare alla Caritas le disponibilità delle singole parrocchie ad ospitare famiglie di immigrati. Così, potremmo creare un database e gestire le varie richieste di accoglienza. Parrocchie, santuari, conventi, ordini religiosi, famiglie e chiunque altro è disponibile può scrivere all’indirizzo mail direzione@caritasroma.it. Abbiamo anche intenzione di formare un Ufficio Pastorale dell’Immigrazione e di tenere corsi di formazione sul tema dell’immigrazione e sul significato dell’accoglienza. Dobbiamo creare una società civile e religiosa in cui le persone possano convivere pacificamente nonostante le differenze razziali, etniche, religiose e sociali. Non dimentichiamoci ciò che insegna la seconda lettura della scorsa domenica, ratta dalla lettera di San Giacomo Apostolo: senza le opere, la fede è morta!”.
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