E poi dice che uno tifa Vlad! No, non l’Impalatore vampiresco, ma lui, Vladimir Putin. Che ha annunciato l’erezione di una colossale statua in Mosca a San Vladimiro, Vladimir I il Santo, Gran Principe di Kiev e cristianizzatore della Rus’. Cadono i mille anni dalla sua morte e Putin ha indetto in suo onore un grandioso galà al Cremlino con centinaia di ospiti. Dopo, naturalmente, aver preso parte alla solenne cerimonia religiosa in cattedrale col patriarca Kirill. Putin ha ridato grande lustro alla tradizione religiosa della Santa Russia, premia le famiglie numerose, non vuol sentir parlare di gender e ideologia Lgbt, finanzia e ricostruisce chiese e monasteri, ha perfino richiamato il Papa in mondovisione per essersi distratto dal bacio alla Vladimirskaya, l’icona della Madre di Dio protettrice di tutte le Russie.
Putin si proclama difensore (come già fu lo zar) dei cristiani balcanici e mediorientali in terra islamica. Ha perfino ripristinato il nome a Sanpietroburgo, la città che cambiava denominazione a ogni regime. E vietato l’adozione di bimbi russi ai Paesi che praticano le nozze gay. Voi direte che fa così non perché gliene importi del cristianesimo e della sua morale, ma per assicurarsi il puntello della potente Chiesa ortodossa. E per differenziarsi sotto ogni aspetto dagli Stati Uniti che, con la
loro ostinazione imperialistica, gli hanno di fatto scatenato contro una neo-guerrafredda (è dai tempi della Grande Guerra che gli Usa temono come la morte il sorgere di un asse economico Germania-Russia). Tutto (forse) vero, chi lo nega? Però lo fa.
Forse davvero Putin intende usare la tradizione cristiana come instrumentum regni, ma chi se ne importa? L’Occidente fa l’esatto contrario e combatte una guerra mai vista contro Cristo e, pur di farGli un dispetto, scarta inorridito anche la sola idea che l’identità religiosa possa servire da antidoto contro il jihadismo. É di questi giorni la notizia che Magdi Cristiano Allam è stato ridotto all’elemosina da Querela Continua, la jihad giudiziaria scatenatagli contro dai musulmani italici. I giudici nostrani gli danno sempre torto, è sotto scorta da una vita, pure l’ordine dei giornalisti gli ha inflitto l’impeachment per “islamofobia”. E qui non c’è un patriarca Kirill che gli offra aiuto, nemmeno sottobanco, manco una pacca sulla spalla.
Forse anche Vladimir il Grande, nell’anno 988, agì per calcolo politico quando mandò in soffitta il paganesimo di suo padre Svjatoslav e si volse verso Costantinopoli. C’è chi dice che cercava appoggi contro le scorrerie vikinghe. Ma chi qui scrive sa bene che pure delle Crociate generazioni di storici atei hanno cercato col lanternino i “retroscena economici”. E, si sa, quel che non si trova si inventa. Molti sono i Santi che hanno cominciato il loro cammino per paura o per interesse. Solo che, cammin facendo, si sono santificati davvero, perché Dio era più furbo di loro. Si noti che la conversione del Principato di Kiev reca la data del 988. Mille anni dopo, l’impero sovietico crollava e, come predetto dalla Madonna a Fatima, la Russia tornava cristiana. In un mondo che non lo era più. Kiev è oggi capitale dell’Ucraina, e qualcuno si meraviglia ancora che i russi non intendano cederla a Obama e ai suoi zerbini europei. Di più: Vladimir il Santo si fece battezzare a Cherson, l’odierna Sebastopol, nell’attuale Crimea.
Ed ecco un altro spunto di riflessione per chi paventa l’”espansionismo russo”. Nella geopolitica la religione conta? Chiedetelo all’Arabia Saudita, all’Iran khomeinista e al sedicente Califfato. Chiedetelo all’Occidente, che spende somme spaventose e non esita di fronte ad alcun genere di pressione per imporre ovunque la sua ideologia (i.e. religione laica). Si dice che Vladimir il Grande, giudiziosamente, abbia mandato suoi emissari per analizzare le grandi religioni monoteistiche da cui era circondato: cristianesimo, ebraismo e islamismo. Quest’ultimo, sebbene potente e in espansione, fu scartato subito per amore del popolo: vietava le bevande inebrianti e i rus’ non lo avrebbero sopportato. La scelta tra i culti rimanenti fu vinta da Costantinopoli in via puramente estetica: gli emissari del Gran Principe rimasero abbagliati dallo splendore della liturgia bizantina. Un Dio onorato in tal modo non poteva che essere quello vero, riferirono. Meditate gente, meditate.
Putin si proclama difensore (come già fu lo zar) dei cristiani balcanici e mediorientali in terra islamica. Ha perfino ripristinato il nome a Sanpietroburgo, la città che cambiava denominazione a ogni regime. E vietato l’adozione di bimbi russi ai Paesi che praticano le nozze gay. Voi direte che fa così non perché gliene importi del cristianesimo e della sua morale, ma per assicurarsi il puntello della potente Chiesa ortodossa. E per differenziarsi sotto ogni aspetto dagli Stati Uniti che, con la
loro ostinazione imperialistica, gli hanno di fatto scatenato contro una neo-guerrafredda (è dai tempi della Grande Guerra che gli Usa temono come la morte il sorgere di un asse economico Germania-Russia). Tutto (forse) vero, chi lo nega? Però lo fa.
Forse davvero Putin intende usare la tradizione cristiana come instrumentum regni, ma chi se ne importa? L’Occidente fa l’esatto contrario e combatte una guerra mai vista contro Cristo e, pur di farGli un dispetto, scarta inorridito anche la sola idea che l’identità religiosa possa servire da antidoto contro il jihadismo. É di questi giorni la notizia che Magdi Cristiano Allam è stato ridotto all’elemosina da Querela Continua, la jihad giudiziaria scatenatagli contro dai musulmani italici. I giudici nostrani gli danno sempre torto, è sotto scorta da una vita, pure l’ordine dei giornalisti gli ha inflitto l’impeachment per “islamofobia”. E qui non c’è un patriarca Kirill che gli offra aiuto, nemmeno sottobanco, manco una pacca sulla spalla.
Forse anche Vladimir il Grande, nell’anno 988, agì per calcolo politico quando mandò in soffitta il paganesimo di suo padre Svjatoslav e si volse verso Costantinopoli. C’è chi dice che cercava appoggi contro le scorrerie vikinghe. Ma chi qui scrive sa bene che pure delle Crociate generazioni di storici atei hanno cercato col lanternino i “retroscena economici”. E, si sa, quel che non si trova si inventa. Molti sono i Santi che hanno cominciato il loro cammino per paura o per interesse. Solo che, cammin facendo, si sono santificati davvero, perché Dio era più furbo di loro. Si noti che la conversione del Principato di Kiev reca la data del 988. Mille anni dopo, l’impero sovietico crollava e, come predetto dalla Madonna a Fatima, la Russia tornava cristiana. In un mondo che non lo era più. Kiev è oggi capitale dell’Ucraina, e qualcuno si meraviglia ancora che i russi non intendano cederla a Obama e ai suoi zerbini europei. Di più: Vladimir il Santo si fece battezzare a Cherson, l’odierna Sebastopol, nell’attuale Crimea.
Ed ecco un altro spunto di riflessione per chi paventa l’”espansionismo russo”. Nella geopolitica la religione conta? Chiedetelo all’Arabia Saudita, all’Iran khomeinista e al sedicente Califfato. Chiedetelo all’Occidente, che spende somme spaventose e non esita di fronte ad alcun genere di pressione per imporre ovunque la sua ideologia (i.e. religione laica). Si dice che Vladimir il Grande, giudiziosamente, abbia mandato suoi emissari per analizzare le grandi religioni monoteistiche da cui era circondato: cristianesimo, ebraismo e islamismo. Quest’ultimo, sebbene potente e in espansione, fu scartato subito per amore del popolo: vietava le bevande inebrianti e i rus’ non lo avrebbero sopportato. La scelta tra i culti rimanenti fu vinta da Costantinopoli in via puramente estetica: gli emissari del Gran Principe rimasero abbagliati dallo splendore della liturgia bizantina. Un Dio onorato in tal modo non poteva che essere quello vero, riferirono. Meditate gente, meditate.
Nessun commento:
Posta un commento