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sabato 12 settembre 2015

Ordine agli enti cristiani: assumete gay o niente fondi

di Marco Respinti                                    12-09-2015

Obbligo di assunzione di personale Lgbt per le charity americaane Il “caso Kim Davis” (clicca qui), la funzionaria della contea di Rowan, in Kentucky, arrestata per essersi rifiutata «in nome di Dio» di firmare le licenze di matrimonio di due coppie omosessuali, conferma (forse persino prima del previsto) la fondatezza della paure scatenate dalla sentenza con cui il 26 giugno la Corte Suprema federale ha legalizzato le “nozze” Lgbt in tutti gli Stati Uniti. Ovvero che nel Paese nordamericano vige di fatto uno Stato di polizia che nega ai cittadini americani la libertà di coscienza, di espressione, di religione e, la Davis lo sa bene, di movimento, comminando provvedimenti restrittivi a chi dissente dall’ideologia al potere.

Tutto viene dal “golpe bianco” con cui la Corte Suprema ha violato i limiti costituzionali del proprio mandato (legiferando in proprio invece di vegliare sulla costituzionalità delle leggi varate dal Congresso com’è suo compito), ma tutti sanno che, con buona pace della divisione dei poteri e dell’autonomia della magistratura, quell’abuso consegue direttamente alla volontà politica del presidente Barack Obama che sul tema impegna da sempre autorevolezza, carisma, energie. E infatti gli Usa obamiani non si fermano qui; dopo avere ammanettato la Davis, si preparano a obbligare le charity cristiane ad assumere personale Lgbt. La fonte è un insider del governo che ne ha informato un organismo autorevole, il Center for Family and Human Rights (C-Fam), il cui direttore, l’altrettanto autorevole Austin Ruse, ne ha dato notizia sin da maggio (clicca qui).
Gli organismi religiosi che assistono poveri e bisognosi anche grazie ai finanziamenti pubblici saranno costretti ad accettare le domande d’impiego avanzate pure da gay, lesbiche, trans e bisex (a cui l’ultima moda aggiunge gl’“indecisi” e gl’ “intersessuali”) altrimenti si vedranno negare dallo Stato federale i fondi con cui svolgono quelle attività assistenziali che sono parte ineliminabile della loro vocazione e della loro mission. Un ricatto, cioè, che minaccia di colpire al cuore enti no-profit, Chiese e intere famiglie religiose sul filo di un triplice paradosso beffardo. Primo, lo Stato federale (centrale) negherà alle charity quei contributi che vengono dalle tasse degli americani senza né informarne né chiederne il permesso agli stessi contribuenti.  Una parte (verosimilmente considerevole) dei quali non solo non è d’accordo, ma le tasse le paga anche perché cosciente del fatto che contribuiscono a realizzare la vocazione e la mission di enti no-profit, Chiese ed intere famiglie religiose. Dunque, a fare del bene pubblico a chi sul serio ne ha bisogno.
Secondo, lo Stato federale (centrale) vieterà in questo modo a organizzazioni private che impiegano per il bene comune fondi pubblici (cioè quote di partecipazione dei cittadini all’amministrazione del Paese) di svolgere quelle attività assistenziali che lo Stato non può, non vuole, non è capace o comunque non svolge in prima persona, con aggravato danno (anche economico) certamente dei bisognosi, ma altrettanto sicuramente dell’intera macchina federale. Terzo, lo Stato federale (centrale) costringerà una parte (verosimilmente considerevole) dei propri cittadini ad agire contro la propria morale, la propria coscienza e la propria fede (tutelate costituzionalmente dal primo articolo del “Bill of Rights”) come solo i regimi totalitari hanno fatto e fanno.
La nuova misura di Obama è del resto l’estensione al settore del “privato religioso” di quanto vale da già più di un anno per il settore statale. Nel settore statale, infatti, l’Ordine Esecutivo 13672 (clicca qui) firmato da Obama il 21 luglio 2014, impedisce ai datori di lavoro federali di discriminare gli assunti e i richiedenti lavoro in base all’identità di genere, ampliando la portata dell’Ordine Esecutivo 11246 che, firmato il 24 settembre 1965 del presidente Lyndon B. Johnson (1908-1973), impedisce le discriminazioni di razza, colore, religione, sesso od origine, a sua volta già estesa dall’Ordine Esecutivo 11478 (8 agosto 1969) del presidente Richard Nixon (1913-1994) per includere disabilità ed età, nonché dal presidente Bill Clinton con l’Ordine Esecutivo 13087 (28 maggio 1998) per comprendere pure l’orientamento sessuale (il passo avanti sta nel dare legittimità formale e riconoscimento legislativo all’ideologica pretesa di distinguere il genere di una persona dalle sue caratteristiche sessuali).
Ma adesso l’unica eccezione, quella garantita dall’Ordine Esecutivo 13279 (…) con cui il presidente GeorgeW. Bush Jr. ha permesso ai datori di lavoro appartenenti a organizzazioni religiose di assumere personale confacente, viene aggirata di soppiatto benché di per sé l’Ordine 13672 di Obama reciti espressamente che, «in base al Primo Emendamento alla Costituzione federale, agli enti religiosi è permesso assumere ministri come più giudicano opportuno». Il modo per farlo è un colpo di teatro escogitato dagli avvocati del Dipartimento di Stato per i quali la questione non è materia legale, ma semplice questione di linea politica. Così essendo, non c’è allora bisogno di un Ordine Esecutivo del presidente (che è un atto formale avente valore di legge e che deve trovare la propria legittimazione nella Costituzione), ma è sufficiente un ordine… “ordinario” del capo dell’esecutivo.
Nella faccenda, l’ufficio legale del Dipartimento di Stato (cui fa capo anche la politica estera statunitense) vi è entrato perché il primo ente governativo ad un anno fa allinearsi alle nuove direttive è stato lo Usaid, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, e perché la vigilia del Natale 2014 l’amministrazione Obama ha imposto alle charity che operano con bambini profughi negli Stati Uniti l’obbligo di offrire servizi sanitari e riproduttivi che includano la contraccezione e l’aborto, di addestrare il proprio personale all’universo Lgbt, nonché d’identificare i bambini «transgender e intersessuali» non accompagnati. (clicca qui).
Oggi, riferisce sempre Austin Ruse, una seconda fonte interna al governo conferma che la mossa di Obama per distruggere sornionamente anche quest’ultima oasi di libertà di religione e di coscienza è non solo vera, ma forse pure imminente (clicca qui). 

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