dicembre 1, 2015 Luigi Amicone
Tor Vergata, domenica 20 agosto, anno 2000, Santa Messa di chiusura della XV Giornata mondiale della Gioventù. Corre l’Anno Santo e nella sua omelia Giovanni Paolo II cita Caterina da Siena, figlia del tintore di panni Jacopo Benincasa, nata nel 1347 e morta come Gesù a soli 33 anni. «Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia».
È inutile girarci attorno, l’unica risposta a chi attacca e terrorizza la nostra vita è la personalità cristiana. Personalità come Caterina patrona d’Italia e d’Europa, ragazza incendiata dalla fede che riuscì a convincere un Papa prima a rientrare a Roma dalla prigione dorata di Avignone. Poi, quando
sbarcato a Genova i cardinali tentarono di fargli cambiare idea, a convincere lo stesso Papa a proseguire nel suo viaggio, «affidandosi a Cristo», senza timore dei “terroristi” al soldo della potenza imperiale dell’epoca, la Francia, scatenati per impedire al Sommo Pontefice il ritorno a San Pietro.
Cupolone che tutto il mondo ci invidia e sul quale tutti i poteri del mondo vorrebbero piantare la loro bandiera nera. Sia quella di Allah. Sia quella dello spleen di Baudelaire. Della noia moderna e dell’accidia postmoderna. Bandiera “social” (alla maniera che se avesse visto la Madonna forse non avrebbe detto “social” come l’ha detta Renzi al convegno digitale di sabato scorso). E bandiera dei “puri” (alla maniera del Magistrato-Giornalista Collettivo che interseca il Califfato: entrambi vogliono un mondo di “Mani Pulite”, con o senza mani).
Dunque, di quali cose grandi e di quale fuoco parla Caterina? Anzitutto, «libertà, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta». Non è cosa imparata dai Lumi. Tantomeno da quei trichechi di Charlie Hebdo. Oggi, questa libertà, che è “sì cara”, la traduciamo in “licenza”. E così, a riprova che la licenza rende schiavi, la vita ci viene a noia e accidia. E così ci viene tolta.
C’è poco da girarci attorno, davanti all’azzeramento dell’essere umano (tra l’altro presupposto nel messaggio musulmano di “sottomissione” a un Creatore di infinita libertà ma senza volto di umanità), noi abbiamo conosciuto l’Incarnazione: il Dio uomo. Volto e ragione. Cioè la libertà. Dice Agostino che «Dio ha creato l’uomo per introdurre nel mondo la facoltà di dare inizio, la libertà». E aggiunge la vera laica Hannah Arendt: «Gesù è la libertà dalla vendetta che imprigiona chi fa e chi soffre nell’automatismo implacabile del processo dell’azione, che non ha in sé alcuna tendenza a finire».
Possiamo ricorrere a tutti i registri del patetico che il “social” e il “puro” possono immaginare. Dalla laicità repubblicana allo psicologo. Dagli abbracci ai baci. Ma l’unico modo umano di esistere e di resistere è essere quello che dobbiamo essere. «Non accontentatevi delle piccole cose». È il problema del nostro Battesimo. L’unico problema serio. «Chi sei tu che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?».
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