domenica 6 dicembre 2015
La laicità del presepe
Il presepe resta la nostra carta d'identità. Ad essa siamo figli. Possiamo rinnegarla solo perché implicitamente riconosciamo che è lei ad averci formata.
Esporre il presepe è laico perché quel fatto scrive la nostra civiltà, in quella capanna c'è la rivoluzione della umanità, c'è vera eguaglianza, c'è il rispetto pieno per ogni essere umano: valore ad ogni persona, riconosciuti per la prima volta i diritti dei bambini, riconosciuta la dignità della donna, abolizione della schiavitù, l'importanza del corpo in un unione con l'anima.
Mettere in discussione la dimensione pubblica della fede, che si sostanzia nella esposizione del presepe così come c'ha insegnato san Francesco - guarda un po', il santo che ispira il pontefice regnante, perché i cerchi si chiudono sempre per chi usa la ragione - significa involvere la nostra civiltà, rinnegare le sue conquiste.
Chi non è credente deve sentirsi rassicurato da questa storia e non minacciato. E chi è credente non deve cedere al dogma di abbassare il livello medio della nostra civiltà allo scopo di "integrare" in nome della tolleranza laicista.
Chi lo fa è un sradicato, non un emancipato.
E uno sradicato, di fatto, è solo un ignorante fiero di esserlo e quindi obtorto collo avulso a qualsiasi processo di emancipazione. Un umanoide posseduto dal vuoto di senso.
Un barbaro (ancorché da salotto).
Gennaro Rossi
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