Mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, è stato padre sinodale di nomina pontificia, nonché, sempre per nomina pontificia, membro della Commissione incaricata di redigere il documento finale del Sinodo. La sua, quindi, è una posizione privilegiata per poter dare una lettura del lavoro svolto.
Come informa l’agenzia SIR monsignor Semeraro ha dato alle stampe un libretto – “Il Sinodo sulla famiglia raccontato alla mia Chiesa” – da lui redatto a pochi mesi dalla conclusione del Sinodo.
Nello scritto, che riprende un discorso tenuto dal vescovo al presbiterio diocesano alla fine di ottobre, viene analizzata soprattuto la Relatio finale. In particolare si mettono in rilievo alcuni punti importanti rispetto al dibattito che ha attraversato il cammino sinodale in questi ultimi due anni.
Secondo Semeraro è fondamentale il “passaggio dalla morale della legge alla morale della persona”. “A me pare”, dichiara il vescovo, “che sia tra le cose più rilevanti di questo Sinodo; fra quelle su cui
il Sinodo si è impegnato, facendone così una proposta al Papa. La questione, in breve, non è solo di singole questioni, ma prima ancora d’impostazione della teologia morale”.
il Sinodo si è impegnato, facendone così una proposta al Papa. La questione, in breve, non è solo di singole questioni, ma prima ancora d’impostazione della teologia morale”.
Nella “Relatio ci sono delle cose che sono state lasciate ‘fuori’ testo per diverse ragioni. Talvolta perché non ancora da tutti ritenute mature; altre volte perché solo parzialmente pertinenti all’argomento generale del Sinodo (si pensi al tema specifico delle persone omosessuali, al n. 76 inserito nel contesto più ampio della famiglia); altre volte perché volutamente lasciate ‘aperte’ al fine di affidarle al magistero petrino, ma sufficientemente chiare perché vi si riconosca una direzione (cfr n. 85)”.
A proposito del documento papale che dovrebbe essere pubblicato in tempi abbastanza brevi, secondo Semeraro, “pare evidente che, quando sarà scritto, alcune cose dovrebbero esservi incluse, perché auspicate dalla stessa Relatio. Almeno due: l’indicazione di criteri per il discernimento nelle diverse situazioni matrimoniali; la verifica circa l’opportunità o meno di conservare alcuni ‘divieti’ per i fedeli divorziati risposati in vista di una loro più chiara integrazione nella vita della Chiesa.”
Infine sono due i punti teologici che il vescovo di Albano ritiene importanti per l’approfondimento teologico: “quella (di non facile soluzione) sul come e quanto la fede sia una condizione per il matrimonio sacramentale”, e qui il riferimento è al Motu proprio per la dichiarazione della nullità matrimoniale da poco entrato in vigore; e poi rimane “da approfondire e meglio articolare il rapporto matrimonio, Eucaristia e Chiesa”, in questo caso si tratta di una questione che è direttamente connessa al dibattito sul possibile accesso dei divorziati risposati civilmente alla Eucaristia.
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