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martedì 22 gennaio 2019

Chiude Ecclesia Dei, ombre sulla messa antica
20.1.2019 Marco Tosatti
Come anticipato, Francesco ha posto fine alla vita autonoma e indipendente della Commissione “Ecclesia Dei”, inserendola come sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Resta da vedere in che modo sarà esercitata dalla Congregazione la funzione di difesa dei diritti di chi desidera una celebrazione in Vetus Ordo, visto l’atteggiamento decisamente ostile di non pochi vescovi.



Come era stato anticipato qualche giorno fa il Pontefice regnante ha deciso di porre fine alla vita autonoma e indipendente della Commissione “Ecclesia Dei”, inserendola come sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Mons. Guido Pozzo, che di Ecclesia Dei è il segretario, andrà a occuparsi della vita economica della Cappella Musicale Pontificia, che, con un altro Motu Proprio viene collocata nell’ambito dell’Ufficio delle Celebrazioni Pontificie. È probabile che a questa decisione non siano estranee le polemiche e i problemi che hanno segnato nei mesi scorsi la vita della Cappella Pontificia, il cui incarico è giunto a termine il 14 ottobre scorso. 

Nel Motu Proprio emesso ieri il Pontefice fa riferimento alla volontà della Congregazione per la Dottrina della Fede di voler portare avanti direttamente il dialogo con la Fraternità Sacerdotale San Pio X (i cosiddetti “lefebvriani”) da un lato, e dall’altro prende atto del fatto che gli istituti di vita religiosa della Chiesa cattolica che celebrano anche secondo il Vetus Ordo, in base al Summorum Pontificum, hanno trovato una propria stabilità e continuità. Le funzioni esercitate da Ecclesia Dei vengono attribuite a una nuova sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Resta da vedere in che modo sarà esercitata dalla Congregazione la funzione di difesa dei diritti di chi desidera una celebrazione in Vetus Ordo, visto l’atteggiamento decisamente ostile di non pochi vescovi. Non dimentichiamo che durante l’ultima Assemblea della CEI ci sono state voci che si sono elevate  pubblicamente contro il Summorum Pontificum, e che il neo-arcivescovo di La Plata, nonché pupillo del Pontefice, mons. Tucho Fernandez, ha proibito l’uso del latino in tutta la sua diocesi. La sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede avrà la volontà e il potere di tutelare i diritti dei fedeli? 

Scrive il Pontefice: “Da oltre trent’anni la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita con il Motu proprio Ecclesia Dei adflicta, del 2 luglio 1988, ha assolto con sincera sollecitudine e lodevole premura al compito di collaborare coi Vescovi e coi Dicasteri della Curia Romana, nel facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose, legati alla Fraternità fondata da Mons. Marcel Lefebvre, che desideravano rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le proprie tradizioni spirituali e liturgiche. In tal modo, essa ha potuto esercitare la propria autorità e competenza a nome della Santa Sede su dette società e associazioni, fino a quando non si fosse diversamente provveduto.

Successivamente, in forza del Motu proprio Summorum Pontificum, del 7 luglio 2007, la Pontificia Commissione ha esteso l’autorità della Santa Sede su quegli Istituti e Comunità religiose, che avevano aderito alla forma straordinaria del Rito romano e avevano assunto le precedenti tradizioni della vita religiosa, vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni stabilite”.

Il  2 luglio 2009 Benedetto XVI ha riorganizzato la struttura della Pontificia Commissione, dopo la remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati senza mandato pontificio.   Dopo tale atto di grazia le questioni trattate dalla Commissione diventavano di natura primariamente dottrinale, e per questo l’ha legata alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Ora, poiché la Feria IV della Congregazione per la Dottrina della Fede del 15 novembre 2017 ha formulato la richiesta che il dialogo tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X venga condotto direttamente dalla menzionata Congregazione, essendo le questioni trattate di carattere dottrinale, alla quale richiesta ho dato la mia approvazione in Audientia al Prefetto il 24 successivo e tale proposta ha avuto l’accoglienza della Sessione Plenaria della medesima Congregazione celebratasi dal 23 al 26 gennaio 2018, sono giunto, dopo ampia riflessione, alla seguente Decisione.
Considerando mutate oggi le condizioni che avevano portato il santo Pontefice Giovanni Paolo II alla istituzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei; constatando che gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria, hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita; prendendo atto che le finalità e le questioni trattate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sono di ordine prevalentemente dottrinale; desiderando che tali finalità si rendano sempre più evidenti alla coscienza delle comunità ecclesiali, colla presente Lettera Apostolica ‘Motu proprio data’,
Delibero:
1. E’ soppressa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita il 2 luglio 1988 col Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta.
2. I compiti della Commissione in parola sono assegnati integralmente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in seno alla quale verrà istituita una apposita Sezione impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta dalla soppressa Pontificia Commissione Ecclesia Dei”.

E poi c’è la questione della Cappella Pontificia. Una strane lettera in forma di Motu Proprio, in cui in pratica, da quanto è dato di capire, la Cappella Pontificia perde la sua autonomia. Il Pontefice dispone che “la Cappella Musicale Pontificia venga inserita nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, quale specifico luogo di servizio alle funzioni liturgiche papali e nel contempo a custodia e promozione della prestigiosa eredità artistico-musicale prodotta nei secoli dalla Cappella stessa per le solenni liturgie dei Pontefici”. L’attuale Maestro delle celebrazioni liturgiche, Mons. Guido Marini, viene nominato responsabile della Cappella Musicale Pontificia, “affidandogli il compito di guidare tutte le attività e gli ambiti liturgico, pastorale, spirituale, artistico ed educativo della medesima Cappella, rendendo sempre più percepibile in essa e nei singoli componenti il fine primario della Musica sacra, che “è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”.

Il fatto singolare è che in tutta la lettera non si cita mai il Direttore artistico; mons. Guido Marini non è Maestro di musica. Quindi si dovrà pensare a uno specialista che agisca sotto la direzione di mons. Marini; con un’autonomia artistica e spirituale limitata da quanto scritto sopra…E inoltre “Avendo, poi, a cuore il proficuo cammino ecclesiale della Cappella stessa” viene nominato mons Guido Pozzo Sovrintendente all’economia della Cappella Musicale Pontificia, “affidandogli soltanto il compito della specifica cura dell’amministrazione economica della Cappella stessa da svolgere sotto la guida del Maestro delle Celebrazioni e Responsabile della Cappella Musicale Pontificia”. Quindi una doppia operazione: da un lato si blinda la parte economica, che come sappiamo aveva suscitato polemiche. E dall’altra si porta tutta la struttura sotto un controllo più diretto dell’area di gestione del Pontefice.

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