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venerdì 11 gennaio 2019


Sull'immigrazione i vescovi hanno perso la testa



Il Vescovo di Noto Sconcerto, rabbia, amarezza: difficile dire quale sia il sentimento dominante nel leggere la raffica di dichiarazioni di vescovi e cardinali italiani che pontificano sul decreto sicurezza, ovviamente dando ragione ai sindaci ribelli. E anche sui 49 migranti irregolari al largo di Malta quanto conformismo…

Il vescovo di Noto, Antonio Staglianòil Vescovo di Noto, Antonio Staglianò
Sconcerto, rabbia, amarezza: difficile dire quale sia il sentimento dominante nel leggere la raffica di dichiarazioni di vescovi e cardinali italiani che pontificano sul decreto sicurezza, ovviamente dando ragione ai sindaci ribelli e accusando il ministro dell’Interno Matteo Salvini di disumanità, nel migliore dei casi. A peggiorare la situazione poi, c’è il caso dei 49 migranti per i quali anche il Papa ieri ha lanciato un appello ai leader europei perché vengano accolti. Sono a bordo di due navi appartenenti a Ong, la Sea Watch e la Sea Eye, da 17 giorni al largo di Malta perché non vengono fatte attraccare.
Dal vescovo di Palermo, Corrado Lorefice, al presidente della Commissione migranti della Cei, Guerino di Tora, dal vescovo di Noto Antonio Staglianò al cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, sembra ci sia una sola parola d’ordine: boicottare il decreto sicurezza, ribellarsi alla chiusura dei porti. Non si può non essere sconcertati nel notare una tale concentrazione di fuoco che almeno negli ultimi decenni non ha precedenti.  Non si è mai vista tanta mobilitazione neanche quando in discussione c’erano temi che rivoluzionano l’antropologia, vedi unioni civili e ideologia gender tanto per stare alle ultime vicende. Addirittura i vertici della Cei hanno cercato di fermare in tutti i modi il popolo dei Family Day. E ora, su temi ben più opinabili, come abbiamo ripetutamente spiegato, assistiamo a questo circo.
C’è anche rabbia perché in buona parte questi vescovi non sanno neanche di cosa stanno parlando: non conoscono il decreto sicurezza (sparano giudizi evidentemente dopo aver letto sbrigativamente qualche articolo di Repubblica o di Avvenire, che più o meno è la stessa cosa) e non conoscono neanche il catechismo (oppure lo conoscono, ma è roba del passato); parlano di obiezione di coscienza applicandola a materie sbagliate (clicca qui); si inventano nuove categorie cristiane per scomunicare quanti non odiano Salvini; addirittura il vescovo Staglianò, più a suo agio con le canzoni di Fabio Concato e Marco Mengoni che non con il catechismo, in una delirante intervista a Repubblica si inventa anche la categoria dei “cattolici convenzionali” (quelli che secondo lui sono contro l’accoglienza), sostenitori di una violenza satanica.
A nessuno di costoro passa per la mente almeno di confrontarsi con il semplice dato della realtà: nel 2018 le morti nel Mediterraneo - sono i dati ufficiali dell’Alto Commissariato per i rifugiati, pubblicati in questi giorni - sono più che dimezzate rispetto all’anno precedente (1.311 contro 2.872) grazie al fatto che sono state contenute le partenze dal Nord Africa (in Italia ci sono stati 23.371 sbarchi, quasi centomila in meno rispetto al 2017). E questo non solo non violando i diritti umani e non venendo meno al dovere di soccorrere le persone in mare, ma contribuendo alla lotta contro i trafficanti di uomini, visto che sono le grandi organizzazioni criminali quelle che gestiscono il traffico dai paesi africani al Mediterraneo.
E anche sulla vicenda dei 49 irregolari ancorati al largo di Malta ignorano che si tratta di una palese violazione delle regole da parte delle Ong, che hanno “rubato” gli immigrati alla guardia costiera libica per poter poi creare un caso politico, ricattando il nostro governo anche con l’aiuto di una Unione Europea che evidentemente ha deciso che l’Italia deve essere il campo profughi dell’Europa. A giocare sulla pelle di persone che sono state illuse e poi schiavizzate da bande di criminali sono queste Ong, non il governo italiano. Sarebbe ora che qualche vescovo scendesse dal pero e svelasse questa ipocrisia di falso umanitarismo.
Ma c’è anche una grande amarezza nel constatare come la gerarchia ecclesiastica stia riducendo la propria missione a politica, l’annuncio cristiano ad attività umanitarie. Sembra ormai esserci solo la dimensione orizzontale, l’affanno a riparare le cose del mondo che non vanno, oltretutto aderendo a criteri di giudizio mondani. Una gerarchia ecclesiastica che predica una liberazione politica, che propone una Chiesa ridotta al servizio di un’etica globale, cioè una Chiesa praticamente inutile.


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