Quanto più l'uomo sta dalla parte di Dio,
tanto più egli diventa realista;
quanto più chiari si mostrano i confini della realtà,
tanto più chiara diventa anche la contrapposizione a ciò che è santo:
le belle maschere del demonio non ingannano più
colui che le osserva partendo da Dio.
Con quanta maggior forza diventa visibile e potente ciò che è santo,
tanto meno il demonio può nascondersi.
Joseph Ratzinger, Liquidazione del diavolo
LA PAROLA DEL VANGELO CI RISUSCITA PER FARCI CAMMINARE CROCIFISSI CON CRISTO PER IL MONDO
Anche oggi Gesù si trova già nel punto esatto dove il demonio ci ha fatto precipitare e ci tiene inchiodati all'impossibilità di camminare verso l'altro per amarlo. Per ogni paralitico è sceso dal Cielo scoperchiando il tetto che separava l’uomo da Dio. “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati!”: per guarirci davvero, Gesù non si rivolge a un male generico ma parla a una persona concreta, al paralitico e gli annuncia il perdono dei suoi peccati. Il mistero del male e della sofferenza dell'uomo, infatti, si svela solo nel perdono. Quella Parola era sì una bestemmia, ma per la carne asservita alla menzogna del demonio. Ardeva come fuoco per bruciare le nostre bestemmie, i pensieri malvagi su Dio insinuatici dal demonio, la fonte avvelenata di ogni peccato. Allora, accettiamo di essere peccatori, e lasciamoci accompagnare dalla Chiesa, perché chi è paralizzato non ha la vita divina dentro e ha bisogno di qualcuno che lo porti a Cristo. Abbiamo bisogno della fede della Chiesa a cui appoggiarci, davanti alla quale Gesù è mosso a compiere il miracolo del perdono. Abbiamo bisogno della predicazione dei “quattro” evangelisti che, come i “quattro" uomini che portano l’infermo, scoperchia i tetti dell'orgoglio per accompagnarci nell'umiliazione della Verità sino ai piedi di Cristo. Solo il Vangelo ci strappa dall'anonimato della folla che si accalca per risuscitarci. Il perdono di Dio che possiamo sperimentare nella Chiesa attraverso i sacramenti, non è solo la rimozione del peccato; ci rialza e rigenera con il dono dello Spirito Santo per poter camminare nella vita nuova dove portare ogni giorno la croce che prima ci opprimeva e ora brilla gloriosa nell'amore di Dio che in essa sperimentiamo. Crocifissi con Cristo possiamo tornare “a casa” - in famiglia, al lavoro, a scuola, nella storia di ogni giorno - “prendendo con noi il lettuccio”, che è la memoria dei nostri peccati, la consapevolezza della nostra debolezza, e il segno dell'amore infinito di Dio. Così, la nostra vita abbracciata e trasfigurata dalla Parola di Cristo, sarà "davanti a tutti" la profezia del perdono per il mondo che "non ha mai visto nulla di simile" perché non ha mai visto Dio.
Gesù "annunciava la Parola", ma per gli scribi era "un bestemmiatore": "perché costui parla così?". Già, perché? Gli scribi non sapevano rispondere, e noi, sapremmo rispondere oggi? Aspetta, aspetta, fermati, non intendo con il catechismo in mano, ma con la nostra vita; con fatti concreti in cui abbiamo sperimentato perché Gesù parla come se fosse Dio; con i memoriali nei quali abbiamo visto che "solo Lui può perdonare i peccati". Probabilmente ne abbiamo a migliaia. Ma forse qualcuno di noi oggi li ha dimenticati. O forse ancora non li ha. Magari si è confessato tante volte ma si sente ancora paralizzato. O forse neanche crede che si possa guarire attraverso il perdono dei peccati. Queste sono solo le favole che raccontano i preti. Comunque sia, ci ritroviamo tutti insoddisfatti, tristi, adirati con il mondo, semplicemente perché abbiamo inciampato su quelle parole scandalose di Gesù: "figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Una bestemmia ai nostri orecchi, un insulto ai nostri sforzi e alle nostre sofferenze. Cambia la storia e poi ti crederemo... Guardiamoci bene dentro, analizziamo le nostre relazioni, e scopriremo che sono anche nostri i "pensieri malvagi" degli scribi. Come loro abbiamo già stabilito come Dio non deve essere, e guarda caso è proprio come Lui si è rivelato nel suo Figlio, l'Agnello che si è lasciato uccidere per perdonare i peccati. Perché dire al paralitico "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati", significa dire "figliolo, ti amo da impazzire, li ho presi io i tuoi peccati, uno per uno, e li ho inchiodati sulla Croce nella mia carne. Non ci sono più, spariti per sempre. Il morbo maligno che ti impediva di camminare, di uscire da stesso per amare ha ucciso me per salvare te. Ma io sono risorto, con questa mia carne debole come la tua ho conquistato la vita eterna per te, perché tu possa riceverla e così camminare passando oltre i limiti imposti dalla morte e il peccato. Ti ho perdonato, ho guarito il tuo cuore perché se prima in esso abbondava il peccato ora sovrabbonda la Grazia. Finalmente puoi essere te stesso, puoi amare".
Gesù ci ama infinitamente, e per questo anche oggi si trova già “nel punto” dove si cela la radice del male. Per ogni paralitico, infatti, è sceso dal Cielo scoperchiando il tetto che separava l’uomo da Dio. Per incontrare ogni paralitico personalmente nel suo luogo di perdizione: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati!”. Per guarire davvero, Gesù non si rivolge a un male generico ma parla a una persona concreta, al paralitico e gli annuncia il perdono dei suoi peccati. Come fa con te e con me. Il mistero del male e della sofferenza dell'uomo, infatti, si svela solo nel perdono. No, Gesù non bestemmiava, anzi. La sua Parola era sì una bestemmia ma per la carne asservita alla menzogna del demonio. Ardeva come fuoco per bruciare le nostre bestemmie, i "pensieri malvagi" su Dio insinuatici dal demonio, la fonte avvelenata di ogni peccato. Allora, accettiamo di nuovo di essere peccatori, e lasciamoci accompagnare dalla Chiesa. Il paralitico del vangelo, infatti, è immagine dei catecumeni che si preparavano a ricevere il battesimo nell'iniziazione cristiana. Perché un pagano, uno che non ha la vita divina dentro, è paralizzato e ha bisogno di chi lo porti a Cristo. Gesù, infatti, è mosso a compiere il miracolo del perdono dalla fede degli amici del paralitico. Abbiamo bisogno della Chiesa che, attraverso la predicazione dei “quattro” evangelisti, simboleggiati dai “quattro uomini” che “portano” l’infermo, "scoperchia i tetti" dell'orgoglio per accompagnarci nell'umiliazione sino ai piedi di Cristo. Solo il Vangelo, infatti, ci strappa dall'anonimato della "folla che si accalca" parlando al nostro cuore per “risvegliarci” alla vita autentica “davanti a tutti”; come un segno di speranza e una profezia del perdono nel mondo che "non ha mai visto nulla di simile" perché non ha mai visto Dio. Così, anche oggi, ricreati in Cristo possiamo tornare “a casa” - nella famiglia, al lavoro, a scuola, nella storia di ogni giorno - “prendendo con noi il lettuccio”, che è la memoria dei nostri peccati e la consapevolezza della nostra debolezza abbracciata e trasfigurata dalla Parola di Cristo compiuta per mezzo dei sacramenti nella comunione della Chiesa; smetteremo allora di presumere di noi stessi, e sapremo camminare nella gratitudine, grembo fecondo di ogni annuncio del Vangelo.
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