legge che stravolge i concetti di «omicidio» e «persona» e consente di abortire fino al 9° mese di gravidanza, anche in assenza di un medico. A legge approvata si è sentita una voce gridare in aula: «Possa Dio avere pietà di questo Stato!».
Martedì 22 gennaio era il 46°, nefasto, anniversario della Roe contro Wade, la sentenza della Corte suprema che nel 1973 ha liberalizzato l’aborto in tutti gli Stati Uniti, fondata tra l’altro su una campagna menzognera fino all’ennesima potenza, come ammise Norma Leah McCorvey (vero nome della «Jane Roe» protagonista della sentenza), la donna usata da due giovani avvocate che volevano «fare la storia» e che tempo dopo si convertì attraversando l’America in difesa dei nascituri. A 46 anni di distanza da quel verdetto che ha causato l’uccisione, con l’avallo della giustizia umana, di milioni di bambini negli Usa e dato la spinta all’ulteriore diffusione di una mentalità mortifera nel mondo, il parlamento dello Stato di New York ha approvato una legge che consente praticamente di abortire fino al nono mese di gravidanza.
La legge, dopo alcune modifiche votate dall’Assemblea, è stata approvata dal Senato dello Stato americano con un voto di 38-24, passando con una facilità disarmante per la netta maggioranza dei democratici in entrambe le camere, effetto delle ultime elezioni di novembre. Qualche istante dopo la votazione finale - come ha riferito Karen DeWitt, cronista di una radio newyorchese - in aula si è sentita una voce gridare: «Possa Dio Onnipotente avere pietà di questo Stato!».
Il Reproductive Health Act (RHA) votato dai democratici, fortemente voluto dal governatore Andrew Cuomo (che ha apposto la sua firma nella stessa giornata) e dal suo sponsor Hillary Clinton, modifica dopo quasi 13 anni di tentativi andati a vuoto la già radicale legislazione dello Stato di New York (la soppressione del bambino in grembo era già consentita fino alla 24^ settimana), dove l’aborto era stato introdotto fin dal 1970, quindi tre anni prima della Roe contro Wade, uno dei pochi Stati in cui la classe politica aveva anticipato la svolta, nel male, impressa dalla Corte suprema.
L’RHA esordisce definendo la «salute riproduttiva onnicomprensiva» (espressione che per gli estensori della legge include la contraccezione e l’aborto) «un elemento fondamentale» per la «salute, la privacy e l’uguaglianza» di ogni individuo. Dopo aver affermato il «diritto» alla sterilizzazione, il testo dell’RHA prosegue in un crescendo diabolico, avallando l’indifferenza morale tra due scelte opposte: «Ogni persona [il testo usa per la precisione il più generico «individual», e non «woman», il che si può leggere come un inchino all’ideologia transessualista, ndr] che rimane incinta, ha il diritto fondamentale di scegliere se portare avanti la gravidanza, fare nascere un bambino o avere un aborto». La nuova legge afferma in breve che un bene oggettivo - dare la vita - è equivalente per lo Stato di New York al suo perfetto contrario: un male oggettivo e radicale, come uccidere l’innocente. Le tenebre più fitte, insomma.
Si afferma poi che lo Stato non può «negare o interferire con l’esercizio dei diritti» sopra menzionati, una delle tante frasi che ha portato l’associazione New York State Right to Life ad avvertire, giorni prima del voto finale, che questa legge condurrà al calpestamento della libertà d’espressione e di coscienza dei pro vita - ostetriche e medici inclusi - perché di ostacolo ai «diritti» della donna che vuole abortire. Inoltre, la nuova legge prevede che l’aborto potrà essere eseguito da qualunque operatore sanitario con licenza: non sarà quindi richiesta la presenza di un medico, un fatto che da solo la dice lunga sulla falsità di questa legge e della propaganda degli abortisti che si ergono a paladini della «salute» delle donne. E che illuminano ipocritamente di rosa la cima di edifici simbolo di New York, quando hanno le coscienze sporche del sangue di piccolissime vite spezzate.
Qualunque operatore sanitario potrà, con una valutazione «in buona fede» (sic!), praticare un aborto anche dopo le 24 settimane di gravidanza nel caso in cui ritenga che il bambino non abbia raggiunto la capacità di vivere autonomamente fuori dal grembo materno (l’esperienza medica mostra che ciò può avvenire già intorno alla 21^ settimana) oppure nel caso di pericolo per la «vita o salute» della donna: poiché nel termine «salute» si fanno oggi rientrare le più svariate motivazioni psicologiche, alla luce di questo e di tutti gli altri elementi che abbiamo esposto sarà semplice ottenere un aborto fino a qualche istante prima del parto, senza che lo Stato si disturbi con le sue norme di dirti che stai uccidendo un bambino [nella foto, divulgata dalla Spuc, un bimbo dopo appena 8 settimane dal concepimento].
Diretta conseguenza di questa legge è non a caso la modifica di un gran numero di norme di diritto penale e diritto processuale penale, che sfocia nella ridefinizione dell’omicidio e del termine «persona». Al riguardo, nell’RHA si legge che «omicidio significa una condotta che provoca la morte di una persona», ma in quest’ultima parola non viene incluso il nascituro: addirittura non è stata mantenuta nemmeno la previsione che includeva tra le persone i bambini concepiti da almeno 24 settimane. Brutale ma logico: una volta che neghi la verità biologica - cioè che la vita è un continuum dall’istante del concepimento in poi - e dunque neghi l’infinita dignità del concepito di una, dieci, venti, trenta settimane, ecc., è consequenziale eliminare i già fragilissimi paletti che prima hai posto per convenzione (stabilendo per esempio che puoi abortire dopo 12 settimane, ma non dopo 12 settimane e un giorno: eppure è evidente che sia prima che dopo siamo in presenza di una vita umana innocente, dunque la sua eliminazione rimane un atto malvagio, legge o non legge) e quindi finire per pretendere, come nel caso di New York, il “diritto” di abortire sempre e comunque.
Ecco perché l’RHA continua così: «Persona, quando ci si riferisce alla vittima di un omicidio, significa un essere umano che è nato ed è vivo». I bambini ancora nella pancia della mamma sono quindi considerati meno che niente… Ragionando così, secondo questa fasulla definizione di «persona», che origina dalle stesse menti perverse (tra sedicenti bioeticisti, filosofi, giuristi, ecc.) che giustificano l’uccisione cosiddetta “compassionevole” dei bambini malati, dei disabili e degli anziani, ogni delitto - anche il più atroce - diventa lecito. Non ci sono migliori parole di quelle gridate dall’anonima voce al Senato: «Possa Dio Onnipotente avere pietà di questo Stato!». Pregando che ci aiuti a chiedergli perdono.
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