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sabato 12 gennaio 2019

Inviò avanti a sé un uomo, Giovanni, 
e lo fece nascere nel tempo in cui la luce del giorno comincia a diminuire;
egli invece è nato nel tempo in cui la luce del giorno comincia a crescere,
affinché tutto ciò prefigurasse quanto disse lo stesso Giovanni:
"È necessario che lui cresca e io diminuisca".
La vita dell'uomo infatti deve diminuire in sé e crescere in Cristo,
affinché "quelli che vivono non vivano più per se stessi, 
ma per colui che è morto e risuscitato per loro" (2Cor 5,15).
E ciascuno di noi possa dire quanto afferma l'Apostolo: 
"Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me" (Gal 2,20).

S. Agostino


CHIAMATI A GIOIRE COME GIOVANNI NELLO SPERIMENTARE LE NOZZE CON LO SPOSO COMPIUTE IN NOI PER MEZZO DELLA CHIESA
 

Dio ha mandato il suo Figlio a prendere una carne come la tua è come la mia per potersi sposare con te e compiere così tutte le parole dell'Antico Testamento. La maggior parte dei luoghi dell'Antico Testamento che descrivono nella relazione tra Dio e il suo popolo, tra  Dio e l'uomo è il matrimonio e la vita matrimoniale, l'amore tra uno sposo e una sposa. Oggi risplende la figura dell’unico Sposo che ha diritto su di noi. Lui infatti è lo sposo perfetto che ha compiuto ogni parola della Torah per amore tuo, amandoti. Apri una parola della Scrittura e troverai descritto l'amore di Cristo per te, scoprirai tutti i dettagli con i quali il Signore tuo Sposo ti manifesta ogni giorno di essere l'unico che ha diritto su di te. Certo un marito ricolmo dello Spirito Santo e con il Signore vivo in lui ama la sua sposa fino a dare la vita per lei. Ma ci sono zone, momenti di incomprensione di difficoltà dove appaiono i limiti della nostra natura umana che ci impediscono di scendere e toccare la fibra più intima del nostro partner. Lo può fare solo Cristo che, nuovo Adamo, addormentato nella morte vede ferirsi e aprirsi il suo costato e uscire sangue ed acqua, i sacramenti della nostra redenzione nella quale è perdonata e rinasce come una nuova creazione la Sposa. Quella ferita di Cristo è la parte che coincide perfettamente con la tua carne di ogni giorno. Vuoi essere felice, essere compiuto senza mancare di nulla? Devi nasconderti in quella ferita sul costato di Cristo perché è l'unica che coincide con te, con la tua identità più profonda, perché da quella ferita sei stato tratto. Solo in essa, solo cioè nell’intimità della Chiesa dove riceviamo la Parola fatta carne e i sacramenti che la realizzano in noi, possiamo trovare la nostra autentica identità e vivere in pienezza secondo la volontà del Padre che ci ha creati. Solo uniti nelle nozze con Cristo siamo veramente noi stessi, rigenerati istante dopo istante nel suo amore. Anche un marito e una moglie nei confronti del proprio coniuge, hanno diritto su di esso solo se lo attingono dal Signore, se in essi si compie cioè l’opera dello Sposo celeste che dà valore, autenticità, bellezza e fecondità ad ogni gesto e parola degli sposi terreni. Gesù risorto infatti è l’unico che al vederti ricreata in Lui può dirti “carne della mia carne, ossa delle mie ossa!”. Lui solo infatti ha dato la vita per ogni centimetro della tua carne sporcata dal peccato, purificando tutto di te per farti comparire dinanzi a Lui senza macchia né ruga. Questo, tuo marito o tua moglie non lo possono fare, Gesù è l'unico che può fare di noi creazione nuova; il marito o la moglie non possono cambiare il nostro cuore. Oggi il Signore ti dice: “io ho dato la mia vita per te e tu sarai felice soltanto se diventerai una sola carne con me, perché soltanto la mia ferita porta impresso il tuo nome, la tua storia, i tuoi dolori, le tue sofferenze, le tue speranze; è tutto scritto qui, vieni ad essere una sola carne con me”. Accogliamo con la stessa gioia del Battista lo Sposo che viene a prendere possesso della sua sposa, la gioia sovrabbondante dell'amico dello sposo, la gioia nel vedere le nozze compiute. Un vero apostolo, sacerdote, catechista, ma anche i genitori e soprattutto un marito verso la moglie e la moglie verso il marito seguono le orme del Battista. Un marito è sposo ma ancor prima è amico dello Sposo e gioisce quando la moglie incontra Cristo e Lui la sazia, la consola, la rende a se stessa come la sposa più bella. Un marito è felice solo quando può contemplare nella moglie la bellezza unica che solo Cristo sa darle, un riflesso della bellezza del più bello tra i figli di Adamo. E così un marito può attingere e partecipare dell'amore infinito che Cristo ha per sua moglie, e così si compie in lui la sua missione, la vocazione di sposo ed è felice, come Giovanni nel vedere il Signore prendere possesso dei suoi stessi discepoli. Lui li aveva preparati per il Messia, come l’amore autentico di un marito è preparare il cammino al Signore perché raggiunga sua moglie e così, unendola a sé, può unirla anche a lui e realizzare il sacramento nuziale in tutta la sua pienezza. Ecco perché come Giovanni Battista anche noi possiamo diminuire sino a scomparire quando arriva Cristo nella vita di chi ci è accanto; scompare cioè l’uomo vecchio della concupiscenza e che esercita diritti carnali sull’altro per far posto all’uomo nuovo ricreato in Cristo, l’uomo del dono e dell’amore sino alla fine. Quando lo Sposo diventa una sola carne con noi e con il fratello abbiamo l'inizio di una relazione nuova nella libertà e nel dono di se stessi, unica fonte della gioia autentica, quella che sorge dalla risurrezione di Cristo e dal dono del suo Spirito che ci feconda della sua stessa vita che non muore in eterno.  

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