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domenica 8 marzo 2020


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SUI TABOR DI SOLITUDINE DOVE CI SPINGE IL VIRUS, LA TRASFIGURAZIONE DI GESU' CI ABBRACCIA TRASFORMANDO LA PAURA IN ABBANDONO CONFIDENTE
Nel cuore di questa Quaresima di quarantena, nella solitudine del Monte al quale il coronavirus e ogni precarietà ci conduce, è preparata per noi la visione di Cristo “trasfigurato”, un lampo della Pasqua nel buio del deserto. Senza questa esperienza non possiamo essere cristiani; il Mistero Pasquale di Gesù ci resterebbe estraneo, un dogma da credere senza però parteciparne. Abbiamo bisogno di vedere trasfigurata la carne, che significa sperimentare di poter accogliere in noi, peccatori e fragili, la stessa vita di Cristo. Egli "fu trasfigurato", "metamorphósi", letteralmente “mutò forma”. E la fede è proprio questo: cambiare forma di entrare nella storia, mentre la sapienza umana cerca di cambiare forma alla storia. Ma come? Facendoci passare concretamente dalla morte alla vita, dal peccato alla Grazia. La trasfigurazione del Signore compie in noi la sua vittoria che ci accompagna ad entrare nella precarietà, nella sofferenza e anche nella morte senza mormorare, perché fondati sulla sua Parola che ci annuncia e dona la vita eterna. E’ proprio nel deserto dove vediamo issarsi la Croce che il Padre ci parla. E’ nella paura della morte che la sua “nube”, immagine della sua presenza, ci “avvolge”. E’ qui che, crocifissi con Cristo sul Monte, possiamo ascoltare la notizia che cambia la vita: “E’ Lui il mio Figlio, l’eletto!” E’ Lui che con la tua carne entra nella morte per vincerla, perché anche tu sia figlio vittorioso in Lui. Proprio lì, incastrato nell’angoscia e nella solitudine, sei figlio nel Figlio, non resterai nella tomba, perché è nella tomba che esplode la Pasqua. Coraggio allora, nel cambio di abitudini e forma di vita che ci è imposto, è annunciata e si compie la nostra trasfigurazione, che ci dischiude in uno sguardo nuovo illuminato da Cristo risorto, che veda tutto, ma proprio tutto, bello e buono per noi. Coraggio, perché nascosta nel dolore e nella paura, vi è una bellezza che gli occhi della carne non sanno percepire. Coraggio, perché proprio in questa storia il Signore, nei modi che Lui solo sa, si avvicina, ci tocca e ci dice con tenerezza infinita: «Alzatevi e non temete».

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