Pagine

lunedì 9 marzo 2020



"VERRANNO GIORNI IN CUI VERRA' LORO TOLTO LO SPOSO, ALLORA DIGIUNERANNO" (Mt 9,15)
Sì, lo Sposo ci è stato tolto, sacramentalmente (ed è moltissimo), ma Dio è più grande anche dei sacramenti, in Cielo non ve ne sarà più bisogno. Non temete fratelli, non vi lasciate prendere dallo sconforto: in questo tempo - che si può prendere la nostra vita con il terrore e la perdita di senso, come con una stolta superficialità - è preparata per noi una Grazia immensa: proprio perché dobbiamo digiunare dal sacramento, lo Sposo si farà presente in noi con una forza sorprendente che ci lascerà una certezza indelebile e incorruttibile della Vita Eterna. In questi giorni difficili il Signore ci aprirà, come sul Tabor, una finestra sul Cielo, e ci farà stare lì con Lui per gustare le primizie della vita beata nella contemplazione della sua bellezza, della sua tenerezza, del suo amore; non so come e quando - se nella preghiera in famiglia o personale, se nutrendoci della Parola di Dio o recitando il rosario, se in un momento routinario o di malinconica solitudine - ma di certo sperimenteremo l'anticipo del banchetto celeste, al quale, come afferma con certezza San Paolo, siamo già seduti con Cristo alla destra del Padre, salvi i limiti della carne nella quale esistiamo qui sulla terra. Questi giorni che ci attendono saranno infatti il compimento delle parole profetiche di Gesù sul digiuno. Noi non digiuniamo come gli altri, stretti in obblighi religiosi lagalistici, o assediati dalle ordinanze dei governi che tolgono libertà senza le quali sembra finire tutto. Le parole di Gesù ci annunciano una radicale novità di vita, il vino nuovo della gioia vera negli otri nuovi di una carne redenta, la conversione autentica che sgorga dal suo amore infinito per noi. La vita della Sposa attirata in una relazione di intimità con lo Sposo che nulla può spezzare, eccetto il peccato. In questo digiuno sacramentale che tanti vivono come un'ingiustizia, una mancanza di fede e parresia o, al contrario, come una misura giusta, di buon senso e carità per non diffondere il contagio, lo Sposo non è assente, non ha mai, mai, mai abbandonato la sua Sposa, anche nei momenti più terribili a causa dei nemici esterni ed interni ad essa. La sospensione delle messe con il popolo è l'inizio deI digiuno che preannunciava il Signore, immagine vivida ed esperienza stringente del tempo di pellegrinaggio e combattimento della Chiesa terrena in cammino verso il Cielo dove ci attende Cristo e la Chiesa celeste. Il digiuno, e in modo speciale e unico in questa Quaresima unica di Coronavirus e precarietà, è la condizione reale di ogni uomo, esprime con i languori della fame il "già e non ancora" di chi ha gustato le primizie del Cielo e per questo intuisce la grandezza preparata per lui. Come la fame nasce dal bisogno del cibo che l'organismo conosce, così il digiuno definisce il desiderio irrefrenabile del compimento della nostra vita, e non un vago desiderio di riempirla con piacere e allegria. Il digiuno dei cristiani è puro amore per lo Sposo per il quale ci si strugge di nostalgia, come una vedova che vive ancora l'intimità di una sola carne con colui che non è più accanto a lei. Ma è anche molto di più, perché il nostro digiuno è sostanziato dalla fede, la certezza granitica che scaturisce dall'esperienza che lo Sposo è vivo, e ci manca - Dio quanto ci manca - allo sguardo e alle carezze della carne, ma non ci ha lasciati, ci ha preceduti laddove proprio la nostalgia di Lui ci sta attirando. Lo Sposo è "già e non ancora" con noi: in quel "già" che sperimentiamo qui sulla terra c'è Lui e il destino eterno che ci attende, le cui primizie nessuno e nulla potrà mai portarci via. Mentre nel "non ancora" è profetizzato il mistero della Gloria alla quale siamo chiamati. Coraggio, perché questo digiuno sarà per noi un corteo nuziale, le nozze dell'Agnello che ha consegnato se stesso per la sua Sposa, per renderla bella, Immacolata, senza macchia né ruga. Sarà un salto nel Cielo, nella stanza più intima, sulla Croce che è il talamo benedetto dove ci sposa il Signore; sarà l'esperienza indimenticabile dell'amore di Dio rivelato in Cristo Gesù, che, seppur ci è sacramentalmente tolto, si donerà a noi in mille modi diversi che sapranno stupirci e farci innamorare ancor più di Lui. Perché non è neppure immaginabile uno Sposo così originale, sorprendente e creativo come Gesù. Perché nessuno ha per noi un amore così grande da vincere e perdonare ogni peccato, superare ogni barriera nel tempo e nello spazio, l'amore infinito che "le grandi acque" della morte "non possono spegnere" (Ct 8,7). Coraggio, stringiamoci a Maria, che ha saputo custodire e meditare nel suo cuore quello che non comprendeva, nella certezza del suo intimo trapassato dalla lancia che, secondo la sua promessa, avrebbe rivisto quel Figlio che il peccato del mondo le aveva sottratto. Con Lei possiamo crescere nella fede sperimentando che nulla e nessuno potrà mai separarci dallo Sposo, anche se ci è tolto per un tempo.
"Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rom 8,35-39).

Nessun commento:

Posta un commento