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domenica 1 marzo 2020



αποφθεγμα Apoftegma

Difeso dal segno della croce, digli: Anch'io sono immagine di Dio; 
non sono stato ancora scacciato come te, 
per la superbia, dalla gloria celeste; 
sono rivestito di Cristo; 
col battesimo Cristo è diventato mia eredità: 
sei tu che mi devi adorare. 
Credimi, vinto e svergognato da queste parole, 
si ritirerà da tutti quelli che sono illuminati, 
come si è allontanato dal Cristo, principio della luce. 
Il battesimo conferisce questi benefici a chi ne riconosce la forza. 

San Gregorio Nazianzen


NEL DESERTO PER IMPARARE LA LIBERTA' LOTTANDO CON CRISTO NELLA TENTAZIONE

Come Adamo ed Eva anche noi, a causa dei  nostri peccati, ci troviamo a vivere nel deserto invece che nel Paradiso della comunione co Dio. Eppure proprio il deserto, e proprio attraverso le tentazioni che in esse ci assillano, possiamo sperimentare di nuovo la comunione con Dio, la presenza amorevole di Cristo nella solitudine e nella totale povertà evidenziata dalla fame, dalla precarietà e dalla indigenza. Le tre tentazioni infatti si riferiscono proprio a queste tre realtà che ci definiscono nel cammino su questa terra del nostro esilio lontani da quella Promessa, la nostra Patria. Qui infatti, nella nostra storia di ogni giorno, sibila quella voce maligna che ripete quel “se” che ci infilza il cuore: “Se sei figlio di Dio”, la tentazione dell’avversario. E non c’è nulla da fare, continuiamo a soccombere. Non possiamo resistergli, “se” vivessimo da figli di Dio non staremmo qui ma a casa di nostro Padre. Nel deserto vivono i figli di questo mondo, schiavi del peccato e, per questo, incapaci di amare oltre la carne. Si, perché se non è per amore, non si può pazientare e rispettare l’altro. Le “pietre” devono diventare pane, anche il cuore della moglie che è adirato e non ne vuole sapere di donarsi. Anche il carattere del figlio indurito dallo sforzo di crescere. Anche la testa del capo ufficio che ce l’ha con noi e non ci vuol dare queste ferie che ci spettano. Tutto deve saziarci, subito. La storia che non ci soddisfa non può restare com’è,  deve cambiare. Per questo ci issiamo sui “pinnacoli” sperando che, facendo qualcosa di speciale, gli altri si accorgano di noi, cosi da imprimere finalmente una svolta in famiglia, al lavoro, a scuola. Quanti ragazzi si deturpano il corpo e si spingono al limite con alcool e droghe, pur di sfuggire alla monotonia. Non viviamo come figli di Dio, e per questo ci prostriamo al nostro patrigno, il demonio, che, in cambio di piaceri effimeri che sfuggono in un baleno senza saziarci, ci obbliga a servirlo nelle malvagità. I giudizi, le gelosie, i rancori, la lussuria e l’avarizia sono i liquami che sboccano da un cuore ridotto a cloaca perché inquinato dalla menzogna. Ma proprio qui, in questo deserto nel quale abbiamo smesso d’essere quello che siamo, è sceso Gesù,  il Figlio di Dio sospinto dallo Spirito per fare del deserto un giardino, il luogo dove sperimentare la sua vittoria sulla morte e sul peccato e la possibilità, in Lui, di vivere la vita nuova da figli di Dio. E scende ancora, oggi e in questa Quaresima. Lui è Figlio, non ha mai smarrito la sua identità, neanche sulla Croce e nella tomba. E qui è sceso Gesù,Per questo è risorto e viene a consegnarci di nuovo la dignità e la natura di figli che abbiamo perduto. Abbiamo bisogno di Cristo, che ci doni di partecipare alla sua vittoria sul peccato. Solo così potremo attraversare questa vita come un esodo verso la terra promessa. La quaresima ci aiuta proprio a convertirci, a lasciare il peccato per unirci a Cristo, attraverso le armi che ci offre la Chiesa, digiuno, preghiera ed elemosina. Così le insinuazioni del demonio non saranno più comandi a cui dover obbedire, ma torneranno ad essere “tentazioni”, ovvero le “prove” attraverso le quali saremo purificati, perché risplenda in noi l’immagine e la somiglianza con il Padre. Affrontate con Cristo, le tentazioni ci dischiudono di nuovo le porte del Paradiso. Sono come i metal detector degli aeroporti. Se in noi è vivo Cristo potremo passare senza che scatti alcun allarme; nessuna arma impropria come l’orgoglio sarà nascosta nel cuore. Al contrario, la natura divina plasmata in noi dallo Spirito Santo ci farà combattere e resistere. Per questo, “se siamo figli di Dio”, il peccato e la morte non hanno più potere su di noi. Potremo amare senza esigere nulla da nessuno, “vivendo” in pienezza anche nel deserto, saziandoci “di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Non avremo bisogno di piegare gli eventi alle nostre voglie, perché un figlio “non tenta” suo Padre, ma lo conosce e obbedisce alla sua volontà, che ha sperimentato come l’unica buona per lui. E saremo finalmente liberi di vivere senza lacci agli idoli di questo mondo, “servendo e adorando solo Dio”, perché Lui ha cura di noi, ci ama e provvede per i suoi figli sempre e solo il meglio.

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