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mercoledì 12 ottobre 2016

Comunione sulla mano. Ragazzina mette l'Eucaristia in borsetta e in chiesa scoppia il parapiglia

Comunione sulla mano. Ragazzina mette l'Eucaristia in borsetta e in chiesa scoppia il parapiglia

Una ragazzina mette l’Eucarestia nella borsetta e prova a portarla via durante la messa. È successo domenica 9 ottobre nella parrocchia romana di Santa Francesca Cabrini (piazza Bologna) durante la Santa Messa in cui il vescovo conferiva a diversi ragazzi il sacramento della Cresima.

Durante la celebrazione, inutilmente il parroco aveva più volte richiamato i fedeli al raccoglimento ma si sa che Prime Comunioni e Cresime, più che un momento di preghiera e di festa per il sacramento ricevuto, son diventate l’occasione per un’allegra rimpatriata tra parenti e amici, per foto di gruppo familiari, per lo sfoggio di bei vestiti e speciali abbuffate. La Messa è solo l’inizio dei festeggiamenti e neanche la parte più attesa e partecipata.

Durante la distribuzione della Comunione un’adolescente si avvicina al ministro e, in maniera goffa e scoordinata, riceve l’Eucaristia sulle mani per poi far cadere a terra l’Ostia Consacrata. Il ministro dell’Eucaristia, purtroppo, non si accorge di nulla ma il siparietto richiama l’attenzione di altri fedeli che osservano la scena: risate con le amiche, imbarazzo, indecisione e poi la ragazza torna al suo posto con l’Ostia in mano indecisa sul da farsi… Si spererebbe che l’elegante signora illuminasse sua figlia sul da farsi, ma la mamma lascia fare mentre la ragazza poggia l’Eucaristia nella borsetta: è caduta a terra, è sporca!

A questo punto si attivano alcuni parrocchiani, una donna interviene tempestivamente e riprende la Particola per restituirla al ministro: “Datela a me!”. Altri guardano e commentano. Ma l’elegante mamma non capisce il problema e distribuisce occhiate minacciose visibilmente infastidita dall’intromissione degli sconosciuti: “State calmi è solo una bambina!” La “bambina” si difende: “La dovevo pulì!”.

La “bambina”, ad occhio e croce, sembra avere sui sedici anni, dunque capace di intendere, volere, capire, ragionare… Ad occhio dovrebbe aver fatto la Comunione e la Cresima, dunque preparata a ricevere con onore la Comunione. La madre (sempre ad occhio e croce) non sembra essere una devota “praticante” e protesta: “Come vi permettere?”. Inutile spiegarle dunque, come fa un malcapitato ragazzo, che non sono sciocchezza ma cose gravi “Si potrebbe arrivare alla scomunica”. Ad ogni modo, le si spiega, “c’è il Vescovo, possiamo parlare con Lui dopo la celebrazione”. Mons. Guerino di Tora, vescovo ausiliare di Roma, distribuiva ancora la Comunione ai cresimati mentre il ragazzo torna al suo posto.
Passano pochi secondi che il ragazzo, reo di aver richiamato l’attenzione sulla gravità del fatto, viene chiamato da tre uomini – che accorrono al suo posto – per “discutere” animosamente sull’accaduto. Difatti, forse impaurita o sorpresa per il polverone alzato “per un nonnulla”, la ragazza era scoppiata in pianto e la madre si era attivata per avvisare parenti e amici. Padre, zio e altri uomini si avventano protestando contro il ragazzo con toni di minaccia: “Ha fatto piangere mia figlia, è una bambina!”.
Il padre dice di sapere di cosa parla perché “laureato con massimi voti” (ma non specifica quale scienza o facoltà). La questione si discute ancora alla fine della Messa. Un altro parente (evidentemente laureato anche lui con Lode) redarguisce il ragazzo: “Ma lei si rende conto di cosa significhi oggigiorno raccogliere una cosa da terra con tutti i germi e i batteri che ci sono in giro??”. Un’osservazione senz’altro acuta e pertinente. Un terzo parente vestito elegantemente per la cerimonia, aggiunge con sguardo di sufficienza: “La prossima volta si faccia i cazzi suoi”. Un consiglio utile, a Roma, per “campà cent’anni”.

Fortunatamente finisce qui, la “vittima” fugge piangendo coi genitori, prima di lasciare la chiesa, tutta la famiglia passa in sacrestia a sporgere “denuncia” al parroco; attendono, indugiano, girano per la Chiesa, poi lasciano perdere. Anche gli altri (dottissimi) parenti escono nervosi. Alla fine ci si avvia tutti, un po’ arrabbiati e infastiditi, verso la vera festa.

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