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mercoledì 28 febbraio 2018

“Padre nostro che sei...Allah”: è la Quaresima bergamasca



Prove tecniche di Religione universale. A Bergamo il vescovo benedice il sussidio per la Quaresima preparato dalle Acli. Addio via Crucis e meditazioni dei santi. Ma preghiere musulmane, sikh, ebree, gianiste e luterane seguite dal Padre Nostro. Copyright: la comunità di Bose. E un occhio all'imminente dichiarazione dei redditi da fare nel patronato cattolico. 
Ci sono proprio tutti: da Gesù ad Allah, passando per la spiritualità Sikh, l’eresia luterana, i capisaldi dell’ebraismo e persino il gianismo. In occasione della Quaresima 2018 a Bergamo non si sono accontentati della pur vasta tradizione cattolica fatta di santi, via crucis e giaculatorie, ma hanno pensato di allargare il giro anche ad altre divinità, forse per essere sicuri di prenderci. 
L’iniziativa vede come artefici le Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) che con una mano offrono ai fedeli orobici un sussidio per meditare in preparazione alla Pasqua e con l’altra, scegliete voi se la destra e la sinistra, ne approfittano per invitare tutti a compilare il 730 presso i loro uffici. 
A dare ancor più autorevolezza al sussidio c’è anche una introduzione nientemeno del vescovo di Bergamo che invita a leggerlo. 
L’opuscolo si chiama Verso la Pasqua 2018 da credenti nella storia degli uomini e già dal titolo si capisce già dove si va a parare: da credenti e non da cattolici, nella storia e non nella gloria. 
Nell’introduzione si specifica che «questo testo nasce dalla volontà di accompagnare i cristiani durante il periodo di Quaresima». Ancor più ambiguo lo schema proposto per le riflessioni: «All’inizio di tutte le settimane è proposto il testo di un “maestro” nella fede che accompagna la riflessione lungo la settimana». Vediamo di quale fede si tratta: c’è quella cattolica, da don Tonino Bello ad altri, ma c’è anche quella ebraica con Martin Buber e Etty Hillesum e c’è quella protestante con una docente di teologia protestante, Lytta Basset. Altre riflessioni sono preparate da Lisa Cremaschi, una monaca di Bose, segno che laddove c’è sincretismo e relativismo, ecco che Enzo Bianchi e la sua equipe sono pronti a impancarsi a dottori della legge. 
Prima di leggere le preghiere di altre religioni proposte, è bene chiarire che l’iniziativa è voluta scientificamente. Le preghiere vengono infatti definite così: preghiera dalla tradizione religiosa universale. Non semplicemente: preghiera di altre religioni. Troviamo infatti qui il concetto di religione universale tanto caro a molti oggi nella Chiesa cattolica: un'unica grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva a Madre Teresa. Insomma: un concetto simile. 
E in tutto questo il vescovo che cosa fa? Benedice. «Carissimi - scrive il prelato Francesco Beschi -, anche quest’anno le ACLI di Bergamo hanno preparato questo testo per accompagnarci nel tempo di Quaresima e ben volentieri scrivo queste righe di introduzione». Insomma, sembra proprio che al pastore orobico non faccia problema che un sussidio di meditazione per la Quaresima non solo sia preparato da un patronato, ma venga inframmezzato da preghiere di altre religioni. 
Vediamole. C’è quella ortodossa, e passi. Ma c’è anche quella sikh: «Dio ci giudica secondo le nostre azioni, non in base alla veste che indossiamo: tale Verità è al di sopra di tutto, ma lo è ancor più una vita vissuta nella verità. Sappiate che amando si raggiunge Dio, e che quella vittoria soltanto è duratura e grazie ad essa nessuno è sconfitto». Carina? Certo. Ma a quale verità e soprattuto a quale Dio ci riferiamo? E’ forse un Dio incarnato quello professato dai Sikh?
Veniamo ora, sempre secondo allo schema della tradizione religiosa universale, dopo aver incontrato una preghiera dello Zimbabwe, al pezzo forte: «Nel nome di Allah, il clemente, il misericordioso. Sia lode al Signore dell’Universo che ci ha creato e costituito in tribù e nazioni, affinché potessimo conoscerci, non disprezzarci a vicenda. Se il nemico propende per la pace, anche voi fate altrettanto e abbiate fiducia in Dio, perché il Signore è colui che ode e conosce ogni cosa. E i servi di Dio, Santi sono quelli che camminano sulla Terra con umiltà, e nel rivolgerci a loro, diciamo: pace». 
Piccola avvertenza: tutte le preghiere vengono poi seguite dalla recita del Padre nostro. Lo schema è quello di recitare una preghiera che parla di un Dio che non è Gesù Cristo, ma di accompagnarla con la recita della preghiera più importante dei cattolici. Però bisognerebbe ricordare che nella tradizione islamica i santi sono coloro che combattono gli infedeli, cioè i cristiani e gli ebrei. E che la pace, per i seguaci di Maometto, è ben altra cosa rispetto a quella offerta da Gesù Cristo. 
Ecco la preghiera luterana: «Dio, tu vuoi che non solo ti chiamiamo Padre, ma Padre nostro comune, e che ti preghiamo concordemente per tutti». Basta fermarsi qui per capire la mistificazione: chiamare Dio padre “comune” non è proprio quello che si direbbe il Padre Nostro.
Qui la preghiera Gianista. «La Pace e l’Amore Universale sono l’essenza del Vangelo predicato da tutti gli Illuminati. Il Signore ha predicato che la serenità d’animo è il Darma». Darma? Illuminati? Ma che c’entra la Quaresima? 
Chiaro? Non prima però di aver letto la quarta di copertina del libro scritto e stampato dalle Acli: «Stai pensando a dove fare il tuo prossimo 730? Vieni al CAF ACLI». E per essere sicuri di aver capito l’antifona, a fianco compare una immagine di crocefissione. Visto il calvario che gli italiani, quando arriva maggio, devono affrontare per la dichiarazione dei redditi, sembra proprio l’immagine ideale. 
Ricapitolando: un patronato che per farsi pubblicità diffonde un sussidio spirituale, una religiosità universale per una Quaresima in cui l’evento della Passione-Morte e Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo è annacquato da sincretismi interreligiosi e un vescovo benedicente e persino entusiasta. 
Chissà se ricorda che cosa ha detto non più tardi di quattro anni fa Benedetto XVI? «Un dialogo paritario tra le religioni sarebbe letale per la fede cristiana. Perché ogni religione si ridurrebbe a simbolo interscambiabile di un Dio supposto uguale per tutte».
Eppure sarebbe bastato rileggersi la Dominus Jesus, che nonostante sia quest’anno maggiorenne (è stata scritta dall’allora prefetto Ratzinger e ratificata “con certa scienza e con la sua autorità apostolica” da San Giovanni Paolo II Papa nel 2000), appartiene ormai all’album dei ricordi di una cattolicità che appare in disfacimento: «Il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio). Di conseguenza, si ritengono superate verità come, ad esempio, il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo, la natura della fede cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni, il carattere ispirato dei libri della Sacra Scrittura, l'unità personale tra il Verbo eterno e Gesù di Nazareth, l'unità dell'economia del Verbo incarnato e dello Spirito Santo, l'unicità e l'universalità salvifica del mistero di Gesù Cristo, la mediazione salvifica universale della Chiesa, l’inseparabilità, pur nella distinzione, tra il Regno di Dio, Regno di Cristo e la Chiesa, la sussistenza nella Chiesa cattolica dell'unica Chiesa di Cristo».
Ogni riferimento a persone o fatti non era purtroppo casuale.

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