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giovedì 17 maggio 2018

αποφθεγμα Apoftegma

Possiamo paragonare l'unione tra Cristo e noi all'unione tra due candele di cera 
unite insieme così strettamente  che emettono una luce sola.

Santa Teresa d'Avila, Mansioni, VII
Che tristezza, non possiamo nemmeno divertirci un paio d’ore con una partita. Il mondo è davvero un macello. E allora? Non abbiamo nulla da dire ai nostri figli, agli amici e ai colleghi che passano la vita a inveire e adirarsi con tutto e con tutti? Lo vediamo Dio nella storia o no? Ma se non sappiamo discernere la sua presenza negli eventi come potremo annunciarlo? Certo non è facile, per questo è necessario imparare a "contemplare la Gloria" che il Padre "ha dato a Cristo". E dove imparare se non nella comunità cristiana, l'assemblea convocata dalla Parola del Padre per la quale Gesù intercede prima di entrare nella Passione? La comunità di fratelli scelti e "santificati" da Dio proprio nel sangue di suo Figlio, diversi e spesso agli antipodi. Purtroppo si parla molto della Chiesa ma poco della reale comunità nella quale ogni cristiano è chiamato. E tu, hai compreso la Grazia immensa di essere chiamato a far parte di una comunità cristiana? Affermava San Cipriano che "Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre". E quanti cristiani sono orfani di Madre e di Padre, i cristiani "fai da te" di cui parla Papa Francesco. Ma è solo nella Chiesa che "Cristo è in noi" perché è in essa che Lui "è": "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro". 

Non sono belle parole, slogan da usare in un buon ecclesialese. Cristo risorto "è" vivo nella sua Chiesa, nel suo corpo mistico che è la comunità nella quale sei stato chiamato. E' fortissimo fratelli, non vi vengono i brividi? Gesù "vuole" con tutto se stesso "che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo". L'essere di Cristo è nella volontà del Padre che, accogliendo la sua obbedienza piena d'amore, abbraccia il Figlio sino ad essere "una cosa sola" con Lui. Aspetta, fermati, respira e contempla: Dio, capisci? l'Assoluto, il Totalmente Altro, l'Onnipotente, Colui che ancora oggi gli ebrei non possono neanche nominare, si è sbriciolato dinanzi all'umanità per amore. L'amore eterno del Padre per suo Figlio, la loro relazione d'amore che esisteva "prima della creazione del mondo" ha varcato l'infinito per farcene partecipi. Lo so, è difficile da capire, siamo limitati. 

Allora vediamo, è come se il figlio del più grande, ricco e potente sovrano della terra, in obbedienza al padre, uscisse dal suo Palazzo per recarsi nella prigione più malfamata del mondo, tipo quelle sudamericane, e, nel raggio dei criminali più pericolosi, offrisse se stesso come cauzione per liberare e accogliere nella sua casa come un fratello il peggiore di loro. Un pluriomicida, stupratore, ladro e tutto il peggio che potete pensare diviene così partecipe delle ricchezze e dell'intimità di quella famiglia. Ecco, così ha fatto il Padre con noi che, come Gesù, "eravamo suoi" da sempre, pensati, scelti e amati prima di apparire nel seno di nostra madre. Ci "ha dati" al Figlio perché il Figlio, obbedendo al Padre, ci strappasse dal peccato e dalla morte e ci riportasse a casa, per "essere dove Lui è". E tutto questo è avvenuto grazie alla predicazione degli Apostoli che è giunta sino a noi: "per la loro parola", infatti, abbiamo "creduto in Cristo" e questo ha fatto che, nella comunità, "tutti siano una sola cosa". 
La chiave dell'unità è dunque l'obbedienza di Gesù. Ma sappiamo che nella Scrittura "obbedienza" e "ascolto" coincidono. La comunione e l'unità nascono dunque dall'ascolto della Parola. Senza la predicazione e l'annuncio l'unità non è neanche immaginabile, perché la carne rende impotenti anche i desideri e i progetti più nobili. Solo nell’ascolto della Parola si dà la fede nella quel si sperimenta l'intimità dell'amore da cui sgorga, naturalmente, la comunione. Coraggio fratelli, anche in questo momento Gesù intercede presso il Padre mostrando le sue piaghe gloriose affinché nella comunità i discepoli possano accogliere la Parola, essere custoditi in essa, sperimentarne il potere, incarnarne la Verità e divenire così testimoni autentici della sua vittoria sulla morte. Per questo nella Chiesa ci dona il suo Spirito Santo che ci apre all’ascolto e sigilla in noi la Parola che ci è predicata, compiendola attraverso i sacramenti che realizzano nella nostra vita il Mistero Pasquale. 

Fratelli ancora pensiamo che la cultura, la politica, il successo nello studio e nel lavoro, gli affetti umani, il denaro, la salute e le vacanze possano colmare e dare pace e gioia alla nostra vita? Dai, rifletti un istante, con che pensieri e progetti ti sei alzato oggi? Hai pensato alla tua comunità, ai fratelli? No vero? Queste cose le riservi ai giorni e alle ore stabilite… Ecco perché le parole del Signore ti sembrano fantascienza: “io in loro e tu in me” e poi “la gloria”, la “consacrazione”, tutta roba che non c’entra nulla con gli affari e i problemi di ogni giorno. E invece sì che c’entrano, eccome. Abbiamo una missione fratelli, la nostra vita è decisiva perché il “mondo creda”! Se non la compiamo avremo fallito e gettato alle ortiche la nostra vita, perché saremo giudicati sull’amore. E l’amore è proprio sperimentare ogni giorno di “essere una cosa sola” nel Padre e nel Figlio per mezzo dello Spirito Santo, “come” Padre e Figlio sono uno nell’Altro, “perché il mondo creda” in Cristo e si salvi. 

Per questo nulla è più importante della comunità concreta che ci ha donato la Provvidenza, nella quale giorno dopo giorno, Gesù ci “fa conoscere il nome del Padre” entrando in noi e depositando nel nostro intimo “l'amore con il quale è amato da Lui”. Fratelli, la comunità è uno spicchio di Cielo dove Cristo vince ogni divisione che nel “mondo” distrugge le persone e semina morte. Nel mondo che “non conosce Dio” si confonde l’amore con l’omologazione e l’uguaglianza perché senza di Lui non si può accettare e amare l’altro così com’è, diverso e pieno di difetti. Ma noi siamo stati scelti e chiamati nella Chiesa come Noè scelse e fece entrare nell’Arca le diverse specie di animali… Tra di noi vi sono leoni e agnelli, galline e maiali, serpenti e muli, e ciascuno pensi a chi assomiglia… Ma, proprio come accadde nell’Arca, nessuno si uccide per nutrirsi, forse qualche graffio..., perché l’amore di Cristo ci sazia e ci unisce nella comunione che è un anticipo del Paradiso, realizzando quell’ “Io in loro e tu in me” che ha implorato nel Cenacolo. Per questo la Chiesa può solcare le acque del diluvio che sommerge il mondo, mostrando a ogni generazione la “perfezione nell'unità”; testimoniando cioè che a coloro che vivono la comunione non manca nulla perché vivono già le primizie del Paradiso. Con la tua comunità sei chiamato ad annunciare a tutti che il Cielo esiste perché è possibile ed esiste tra le persone l'amore celeste perché “il mondo saprà che” il Padre ha mandato Gesù vedendo nei cristiani lo stesso amore del Padre per il Figlio: "Tale unità”, infatti, “non è un prodotto mondanoGesù invoca un dono che proviene dal Cielo, e che ha il suo effetto – reale e percepibile – sulla terra... L’unità dei futuri discepoli, essendo unità con Gesù – che il Padre ha mandato nel mondo -, è anche la fonte originaria dell’efficacia della missione cristiana nel mondo" (Benedetto XVI). 

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