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lunedì 7 maggio 2018


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...Giovanni riunisce in una sola parola croce e risurrezione, croce ed elevazione, perché per lui in realtà l'una è inseparabile dall'altra. La croce è l'atto dell' "esodo", l'atto di quell'amore che si prende sul serio fino all'estremo e va sino alla "fine", e per questo essa è il luogo della gloria, il luogo del vero contatto e della vera unione con Dio, che è Amore, In questa visione giovannea è quindi ultimamente condensato e reso accessibile alla nostra comprensione ciò che significano i paradossi del Discorso della montagna.
Lo sguardo su Paolo e Giovanni ci ha rese evidenti due verità: le Beatitudini esprimono ciò che significa discepolato...Il discepolo è legato al mistero di Cristo. La sua vita è immersa nella comunione con Lui: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me"...
Chi legge con attenzione il testo di Matteo si rende conto che le Beatitudini sono come una nascosta biografia interiore di Gesù, un ritratto della sua figura. Egli, che non ha dove posare il capo, è il vero povero; Egli, che può dire di sé: venite a me perché sono mite e umile di cuore, è il vero mite; il vero puro di cuore e per questo contempla senza interruzione Dio. E' l'operatore di pace, è colui che soffre per amore di Dio: nelle Beatitudini si manifesta il mistero di Cristo stesso, ed esse ci chiamano alla comunione con Lui. Ma proprio per questo nascosto carattere cristologico, le Beatitudini sono dei segnali che indicano la strada anche alla Chiesa, che in esse deve riconoscere il suo modello, indicazioni per la sequela che interessano ogni fedele...
JOSEPH RATZINGER/BENEDETTO XVI - da "Gesù di Nazaret" -

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