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martedì 15 maggio 2018

Il ringraziamento alla Santa Comunione (Che nessuno più fa!)

Il tempo del Ringraziamento alla S. Comunione è il tempo più reale dell'amore intimo con Gesù. Amore di appartenenza totale reciproca: non più due, ma uno, nell'anima e nel corpo. Amore di compenetrazione e fusione: Lui in me e io in Lui, a consumarci nell'unità e nell'unicità dell'amore. “Sei la mia preda amorosa, come io sono preda della tua immensa carità”, diceva S. Gemma a Gesù con tenerezza. “Beati gli invitati alla cena nuziale dell'Agnello”, è detto nell'Apocalisse (c. 19, 9). Ebbene, nella Comunione Eucaristica l'anima realizza veramente, in celeste unione verginale, l'amore nuziale a Gesù Sposo, a cui può dire con il trasporto tenerissimo della Sposa dei Cantici: “Baciami con il bacio della tua bocca” (Cant. 1, 1).
Il Ringraziamento alla S. Comunione è una piccola esperienza dell'amore paradisiaco su questa terra: in Paradiso, infatti, come ameremo Gesù se non essendo eternamente uno con Lui? Gesù caro, Gesù dolce, come dobbiamo ringraziarti di ogni S. Comunione che ci concedi! Non aveva forse ragione S. Gemma di dire che in Paradiso Ti avrebbe ringraziato dell'Eucaristia più che di ogni altra cosa? Quale miracolo di amore quell'essere interamente fusi con Te, Gesù!
S. Cirillo di Alessandria, Padre della Chiesa, si serve di tre immagini per illustrare la fusione d'amore con Gesù nella S. Comunione: “Chi si comunica è santificato, divinizzato nel suo corpo e nella sua anima nel modo con cui l'acqua che è messa sul fuoco diventa bollente... La Comunione opera come il lievito immerso nella farina: fermenta tutta la massa... Nello stesso modo che fondendo insieme due ceri, la cera risulterà l'una nell'altra, così, io credo, chi si ciba della Carne e del Sangue di Gesù è con Lui fuso per tale partecipazione, e si trova a essere egli in Cristo e Cristo in lui”.
Per questo S. Gemma Galgani parlava con stupore dell'unione eucaristica fra “Gesù tutto e Gemma nulla”, ed esclamava estatica: “Quanta dolcezza, Gesù, nella Comunione! Con Te abbracciata voglio vivere, con Te abbracciata voglio morire”. E il B. Contardo Ferrini scriveva: “La Comunione! Oh dolci amplessi del Creatore con la sua creatura! Oh elevazione ineffabile dello spirito umano! Che cosa ha il mondo che si possa paragonare a queste gioie purissime di cielo, a questi saggi della gloria eterna?”.
Si pensi anche al valore trinitario della S. Comunione. Un giorno, S. Maria Maddalena de' Pazzi, dopo la Comunione, inginocchiata fra le novizie, con le braccia in croce, alzò gli occhi al cielo e disse: “Sorelle, se comprendessimo che nel tempo in cui durano in noi le specie eucaristiche, Gesù è presente e opera in noi inseparabilmente con il Padre e con lo Spirito Santo, e quindi c'è tutta la Trinità Santissima...”, e non potè finire di parlare, perchè rapita in sublime estasi.
Per questo i Santi, quando potevano, non mettevano limiti di tempo al ringraziamento, che durava almeno mezz'ora. S. Teresa di Gesù raccomandava alle sue figlie: “Tratteniamoci amorevolmente con Gesù e non perdiamo l'ora che segue la Comunione: è un tempo eccellente per trattare con Dio e per sottoporgli gli interessi dell'anima nostra... Poiché sappiamo che Gesù buono resta in noi fino a quando il calore naturale non ha consumato gli accidenti del pane, dobbiamo avere grande cura di non perdere cosi bella occasione per trattare con Lui e presentargli le nostre necessità”.
S. Francesco d'Assisi, S. Giuliana Falconieri, S. Caterina, S. Pasquale, S. Veronica, S. Giuseppe da Copertino, S. Gemma, e tanti altri, subito dopo la S. Comunione cadevano quasi sempre in estasi d'amore: e il tempo, allora, lo misuravano solo gli Angeli!
S. Giovanni d'Avila, S. Ignazio di Loyola, S. Luigi Gonzaga facevano il ringraziamento in ginocchio per due ore. S. Maria Maddalena de' Pazzi non avrebbe mai voluto interromperlo, e bisognava costringerla, perché si nutrisse un po'. “I minuti che seguono la Comunione - diceva la Santa - sono i più preziosi che noi abbiamo nella vita; i più adatti da parte nostra per trattare con Dio, e da parte di Dio per comunicarci il suo amore”.
S. Teresa di Gesù quasi sempre andava in estasi subito dopo la S. Comunione, e talvolta bisognava toglierla di peso dal comunichino delle Suore!
S. Luigi Grìgnon de Montfort, dopo la S. Messa, si fermava almeno mezz'ora per il ringraziamento, e non c'era preoccupazione o impegno che valesse a farglielo omettere, poiché, diceva, “non darei quest'ora del ringraziamento neppure per un'ora di Paradiso”.
L'Apostolo ha scritto: “Glorificate e portate Dio nel vostro corpo” (1 Cor. 6, 20). Ebbene, non c'è tempo in cui queste parole le realizziamo alla lettera come nel tempo subito dopo la S. Comunione. Che brutto, quindi, il comportamento di chi ha fatto la Comunione ed esce subito di Chiesa non appena finita la Messa, o addirittura subito dopo la Comunione! Ricordiamo l'esempio di S. Filippo Neri che fece accompagnare da due chierichetti con le candele accese quel tale che usciva di Chiesa appena fatta la Comunione... Che bella lezione! Se non altro per educazione, quando si riceve un ospite ci si intrattiene e ci si interessa di lui. Se poi quest'ospite è Gesù, allora dovremmo solo rammaricarci che la Sua presenza corporale in noi dura appena un quarto d'ora o poco più. A questo proposito, S. Giuseppe Cottolengo sorvegliava personalmente la confezione delle ostie per la Messa e per le Comunioni, e alla suora addetta aveva ordinato espressamente: “Le ostie per me fatele grosse, perché ho bisogno di trattenermi a lungo con Gesù, e non voglio che le sacre specie si consumino presto”.
E S. Alfonso de' Liguori perché riempiva di vino il calice quasi fino all'orlo? Solo per possedere più a lungo nel suo corpo Gesù.
Non siamo forse all'opposto dei Santi, noi, quando consideriamo il ringraziamento sempre troppo lungo e forse non vediamo l'ora che finisca? Attenti, però! Perchè se è vero che ad ogni Comunione Gesù “ricambia al centuplo l'accoglienza che gli si fa” (S. Teresa di Gesù), è anche vero che saremo responsabili al centuplo delle nostre mancate accoglienze. Un confratello di P. Pio da Pietrelcina ha raccontato che un giorno andò a confessarsi dal santo Frate, accusando fra l'altro qualche omissione del ringraziamento alla S. Messa per ragioni di ministero. Benevolo nel giudicare le altre mancanze, P. Pio, quando udi questa mancanza divenne serio, dal volto scuro, e disse con voce ferma: “Guardiamo che il non potere non sia il non volere. Il ringraziamento lo devi fare sempre, se no la paghi cara”!
Pensiamoci, riflettiamoci seriamente. Per una cosa tanto preziosa come il ringraziamento, facciamo nostro l'ammonimento dello Spirito Santo: “Non perdere neppure la più piccola parte di un cosi grande bene” (Eccl. 14, 14).
Particolarmente bello è il ringraziamento fatto in intima unione con la Madonna Annunziata. Subito dopo la S. Comunione, anche noi portiamo Gesù nelle nostre anime e nel nostro corpo, a somiglianza di Maria SS. Annunziata; e non potremmo adorare Gesù nè amarLo meglio che unendoci alla Divina Mamma, facendo nostri i sentimenti di adorazione e di amore che Ella nutrì verso Gesù Dio racchiuso nel suo seno immacolato. A questo fine, può essere utile la recita meditata dei misteri gaudiosi del Rosario. Proviamo. Non potremo che guadagnarci a stare uniti alla Madonna per amare Gesù con il suo Cuore di Paradiso!

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Un episodio racconta di una nobildonna che andava spesso alla Messa celebrata da San Filippo Neri

Dopo aver preso la Comunione, ella se ne andava mancando di fare un adeguato ringraziamento. La cosa si verificava spesso. Un giorno, prima di iniziare la celebrazione della Messa, san Filippo disse a due chierichetti: "Ad un mio cenno seguite con le candele accese una donna che io vi indicherò". Iniziò la Messa, dopo la Comunione, la solita nobildonna, ricevuta l'ostia, lasciò la Chiesa. San Filippo fece cenno ai due chierichetti e questi obbedirono all' istante.

I due fanciulli, con due grosse candele accese, seguivano la donna. Questa ovviamente si girò e chiese loro il perché. I fanciulli dissero la verità e la donna, visibilmente innervosita, tornò in chiesa per chiedere spiegazioni al sacerdote. "Come vi siete permesso?" disse a san Filippo, ma questi di rimando: "Signora, mi sono permesso perché stava portando la Santissima Eucaristia in processione per le strade di Roma. Lo sa o non lo sa che ogniqualvolta riceviamo Gesù Sacramentato diventiamo per un po' di tempo dei tabernacoli viventi?". La nobildonna capì tutto e non osò rispondere.

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