di Benedetta Frigerio
«È dura per un pastore cercare di spiegare, andare incontro a chi non capisce», provare «a cambiare anche il modo di esprimermi per riuscire a portare a tutti l’insegnamento di Cristo e, tuttavia, essere dipinti come intolleranti». È questo il peso che l’arcivescovo della diocesi di San Francisco, Salvatore Cordileone, confessa a tempi.it di portare ormai da tre mesi. Quelli in cui è diventato uno dei simboli della “guerra alla libertà religiosa” che si sta consumando negli Stati Uniti.
IL PARADOSSO. Il “caso Cordileone” era montato il 3 febbraio scorso, in seguito al rinnovo dei contratti dei professori delle scuole cattoliche, a cui si ribadiva di insegnare secondo la dottrina anche nell’ambito della morale sessuale. «Una necessità – continua l’arcivescovo – dettata dalle circostante e dalla confusione crescente». Una confusione che, in nome di una malintesa tolleranza, ha portato alcuni istituti cattolici a insegnare secondo i dettami dell’ideologia gender. «I nuovi contratti, oltre a seguire i magistero cattolico, ricalcano le linee guida della Conferenza episcopale americana e devono essere applicate da ogni diocesi». Ma è stato in seguito a questa sua ferma presa di posizione che il vescovo è stato attaccato sui media, anche da altri cattolici. «Ognuno è libero di esprimere le sue opinioni, ma se il pensiero diventa imposizione si diventa intolleranti», spiega Cordileone.
L’ATTACCO DEI CATTOLICI. L’attacco non sarebbe riuscito così bene se a ribellarsi al vescovo non fossero stati alcuni membri pro choice della Chiesa stessa. Dopo aver assoldato Sam Singer, guru della