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mercoledì 1 aprile 2015

Via Crucis dei cristiani Tredicesima stazione: Sara e Mostafa (Iran)

di Anna Bono                                           01-04-2015

Persecuzioni in IranImprovvisamente la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione in cui si erano riuniti per celebrare il capodanno con un momento di preghiera e li ha arrestati. Così è iniziato il 2014 per Sara, Mostafa, Majid e George, quattro cristiani residenti a Karaj, in Iran. Di loro si sa che sono stati portati in un luogo sconosciuto e poi più nulla: invano i familiari hanno chiesto di poter far loro visita. Pochi giorni prima, nella notte di Natale, la stessa sorte era toccata a un altro gruppo di cristiani a Teheran.

Durante le principali festività religiose, la polizia intensifica le incursioni nelle cosiddette “chiese domestiche” avvalendosi delle norme sulla sicurezza nazionale. In carcere spesso si tenta con torture fisiche e morali di estorcere ai cristiani l’ammissione di essere pagati da agenti stranieri per diffondere il cristianesimo nel paese. Nel 2014 almeno 75 cristiani sono stati arrestati e rinchiusi in carcere con diversi pretesti, ma per la sola ragione di credere in Dio. In un contesto sociale ostile, moltissimi cristiani, dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista, hanno perso lavoro, casa e persino la custodia dei figli, respinti dagli amici e rinnegati dai familiari stessi.
Ormai in Iran vivono soltanto 70.000 cristiani circa su una popolazione di 78 milioni di abitanti. Dal 1979 tanti sono fuggiti per sottrarsi alla persecuzione del regime degli ayatollah. In un’intervista all’agenzia cattolica Kna, Monsignor Ramzi Garmou, arcivescovo caldeo di Teheran, ha spiegato che però molti cristiani hanno scelto di rimanere in Iran convinti che la Chiesa abbia la missione di testimoniare: «Un piccolo gregge può testimoniare la presenza di Gesù vivendo la sua fede nel quotidiano».  

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