«È evidente che la pratica pastorale della Chiesa non può stare in opposizione alla dottrina vincolante, né semplicemente ignorarla. Allo stesso modo, un architetto potrebbe forse costruire un ponte più bello. Tuttavia, se non presta attenzione alle leggi di ingegneria strutturale, rischia il collasso della sua costruzione. Allo stesso modo, ogni pratica pastorale deve seguire la Parola di Dio, se non vuole fallire. Un cambiamento della dottrina, del dogma, è impensabile. Chi tuttavia lo fa consapevolmente, o lo richiede con insistenza, è un eretico - anche se indossa la porpora romana.”
Lunga intervista del cardinale Walter Brandmuller a Life Site news in cui esprime chiaramente il suo pensiero rispetto ai temi del Sinodo e non solo. Il cardinale è stato uno degli autori del testo “Permanere nelle verità di Cristo”, un libro che, come sappiamo, si oppone alle tesi del cardinale Kasper e non ha mancato di far discutere di sé. Ripetendo quanto sottolineato recentemente dal prefetto della Dottrina della Fede, Brandmuller ricorda che l'unico modo per i divorziati risposati di accedere alla comunione è quello di impegnarsi a «vivere come fratello e sorella». Una dottrina chiaramente espressa, tra l'altro, nell'enciclica Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II. «Se certe norme morali che sono state valide in generale, sempre e ovunque, non sono più riconosciute», dice Brandmuller, «accade che ognuno fa da sé la propria legge morale». É lo spirito del relativismo che continua a farsi strada, come ha notato anche il cardinale Gerhard Muller nell'intervento tenuto lunedì alla Plenaria annuale della Pontificia Commissione biblica. Nel discorso di apertura dei
lavori, il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede ha ricordato che i promotori della «morale laica affermano che l’uomo, come essere razionale, non solo può, ma addirittura deve decidere liberamente il valore dei propri comportamenti». Per questo, ha detto Muller, «il presunto conflitto tra libertà e legge si ripropone oggi con singolare forza in rapporto alla legge naturale».
Il problema ha radici molto profonde e, specialmente all'interno della Chiesa, riguarda la crisi di fede. «L'argomento peccato originale, con le sue conseguenze, la necessità di redenzione attraverso la sofferenza, la morte e la risurrezione di Cristo è stata ampiamente soppressa e dimenticata per molto tempo», dice Brandumuller a Lifesitenews. «Tuttavia, non si può capire il corso del mondo - e la propria vita - senza queste verità. È inevitabile che ignorare queste verità essenziali porta alla cattiva condotta morale». Quello tra libertà e legge morale è lo snodo fondamentale della vivibilità delle nostre comunità civili. Basti pensare all'attacco planetario all'istituto del matrimonio, alle teorie del gender in rapporto all'educazione dei bambini, agli embrioni umani congelati come fossero cose qualsiasi, alle pratiche di aborto e eutanasia. Ma si potrebbe anche citare un modo di fare economia sempre più alienante e distante dalla concreta realtà produttiva. La vivibilità del nostro quotidiano è sempre più liquida e difficile.
Per questo il cardinale Muller ha puntualizzato che non è possibile mettere tra parentesi quanto proposto da Scrittura, Tradizione e Magistero, in quanto «ci dicono, invece, che la vocazione e la piena realizzazione dell’uomo non significano affatto il rifiuto della legge di Dio, ma la sua obbediente accoglienza». É il riferimento a quell'istanza più alta che permette agli uomini di non sbandare dietro alle mode, o alle maggioranze, ma offre la possibilità di giudicare la realtà con la schiena diritta. Si tratta, in poche parole, del vero esercizio della libertà. «Per essere vera», ha concluso Muller, «la libertà ha bisogno di obbedire alla legge di Dio: questa è la sua più alta realizzazione».
Lunga intervista del cardinale Walter Brandmuller a Life Site news in cui esprime chiaramente il suo pensiero rispetto ai temi del Sinodo e non solo. Il cardinale è stato uno degli autori del testo “Permanere nelle verità di Cristo”, un libro che, come sappiamo, si oppone alle tesi del cardinale Kasper e non ha mancato di far discutere di sé. Ripetendo quanto sottolineato recentemente dal prefetto della Dottrina della Fede, Brandmuller ricorda che l'unico modo per i divorziati risposati di accedere alla comunione è quello di impegnarsi a «vivere come fratello e sorella». Una dottrina chiaramente espressa, tra l'altro, nell'enciclica Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II. «Se certe norme morali che sono state valide in generale, sempre e ovunque, non sono più riconosciute», dice Brandmuller, «accade che ognuno fa da sé la propria legge morale». É lo spirito del relativismo che continua a farsi strada, come ha notato anche il cardinale Gerhard Muller nell'intervento tenuto lunedì alla Plenaria annuale della Pontificia Commissione biblica. Nel discorso di apertura dei
lavori, il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede ha ricordato che i promotori della «morale laica affermano che l’uomo, come essere razionale, non solo può, ma addirittura deve decidere liberamente il valore dei propri comportamenti». Per questo, ha detto Muller, «il presunto conflitto tra libertà e legge si ripropone oggi con singolare forza in rapporto alla legge naturale».
Il problema ha radici molto profonde e, specialmente all'interno della Chiesa, riguarda la crisi di fede. «L'argomento peccato originale, con le sue conseguenze, la necessità di redenzione attraverso la sofferenza, la morte e la risurrezione di Cristo è stata ampiamente soppressa e dimenticata per molto tempo», dice Brandumuller a Lifesitenews. «Tuttavia, non si può capire il corso del mondo - e la propria vita - senza queste verità. È inevitabile che ignorare queste verità essenziali porta alla cattiva condotta morale». Quello tra libertà e legge morale è lo snodo fondamentale della vivibilità delle nostre comunità civili. Basti pensare all'attacco planetario all'istituto del matrimonio, alle teorie del gender in rapporto all'educazione dei bambini, agli embrioni umani congelati come fossero cose qualsiasi, alle pratiche di aborto e eutanasia. Ma si potrebbe anche citare un modo di fare economia sempre più alienante e distante dalla concreta realtà produttiva. La vivibilità del nostro quotidiano è sempre più liquida e difficile.
Per questo il cardinale Muller ha puntualizzato che non è possibile mettere tra parentesi quanto proposto da Scrittura, Tradizione e Magistero, in quanto «ci dicono, invece, che la vocazione e la piena realizzazione dell’uomo non significano affatto il rifiuto della legge di Dio, ma la sua obbediente accoglienza». É il riferimento a quell'istanza più alta che permette agli uomini di non sbandare dietro alle mode, o alle maggioranze, ma offre la possibilità di giudicare la realtà con la schiena diritta. Si tratta, in poche parole, del vero esercizio della libertà. «Per essere vera», ha concluso Muller, «la libertà ha bisogno di obbedire alla legge di Dio: questa è la sua più alta realizzazione».
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